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G R A Y O U T

Donnie

   

«Sei sicuro che sia una buona idea lasciarla qui?» domanda Andy, avvicinandosi al furgone.

«E dove vuoi portarla? A casa tua? Tenerla nella tua cameretta?» ribatto aspro. «Il magazzino è bloccato da una saracinesca blindata, l'ufficio è chiuso a chiave e le pareti sono talmente spesse da essere insonorizzate. Siamo in una zona industriale e non c'è nessuno in giro. È il posto migliore per tenerla.»

Andy alza gli occhi a cielo e sbuffa. «Non trattarmi così, non ho deciso io di caricarmela in spalla, Donnie.» Mi punta un dito contro, accusatorio. «Cosa pensi di ottenere con questa cosa, esattamente?»

«Un riscatto di un milione di dollari» rispondo. «Tu cosa pensi di ottenere con questo atteggiamento ostile?»

Andy si sfrega le mani sul visto e ringhia tra i denti, frustrato. «Queste cose non finiscono mai bene. Dovevamo solo rubare in case vuote, non rapire ragazzine indifese.»

Ha ragione e sono conscio di essermi fatto trasportare dalla rabbia. Forse non ho pensato a fondo a questa cosa, ma ormai è fatta e non possiamo tirarci indietro.

Poso un braccio intorno alle sue spalle. «Andy, mi rendo conto che è una situazione di merda, ma andrà tutto bene. Fidati di me.»

Mio fratello annuisce, anche se non mi sembra del tutto convinto. «Vado a lasciare il furgone da Manny. Tu aiuta Rick, per favore.»

Gli stringo il muscolo tra la spalla e il collo con forza, poi lo lascio andare. «Lo farò» prometto.

Andy sale sul furgone e io mi dirigo verso il mio pick-up. Rick è seduto dal lato del passeggero, si tiene il braccio ferito in grembo e fissa il vuoto. È più silenzioso del solito e non è un bene.

«Come stai, fratellino?» gli chiedo, salendo in macchina.

«Vivo, credo» risponde lui. «Mi gira la testa.»

«Ora andiamo a casa e ti ricucio, okay?» Metto in modo e imbocco la Riverside.

Rick si volta a guardarmi e fa un mezzo sorriso. «Non vedo l'ora» ribatte con sarcasmo.

Gli do una pacca sulla coscia e stringo il suo ginocchio. «Andrà tutto bene» lo rassicuro. Lui annuisce e posa la testa al finestrino. «Non svenire» gli ricordo.

Il viaggio fino a Little Haiti procede in silenzio. Lancio occhiate a mio fratello ogni volta che posso, per assicurarmi che sia sveglio e vigile. Parcheggio in fretta sul vialetto di casa e scendo ad aiutare Rick.

Quando apriamo la porta, Leyla mi abbaia e si struscia sulle sue gambe. Anche se ormai ho lasciato il motel e mi sono trasferito da loro, non vado ancora a genio a quel cane. Temo sia una prerogativa di tutte le cagne della mia vita.

Tengo Rick per la vita ed entriamo in casa, mentre Leyla scodinzola e ci segue.

Lascio mio fratello sul divano e vado a prendere nel mio borsone il kit di emergenza. Li dentro c'è un po' di tutto: garze, disinfettante, droga, alcol, ago e filo. Mi lavo attentamente le mani e recupero degli asciugamani puliti e una bottiglia di tequila. Mi siedo accanto a lui, ne bevo un sorso e gliela passo.

«Presidio medico?» domanda, sorridendo.

Mi fa piacere che abbia recuperato il suo spirito, forse non morirà dopotutto. «Indispensabile per la buona riuscita dell'operazione» ribatto. «Riesci a muovere la mano?»

Rick fa una smorfia e solleva l'indice tremante. Le dita sono leggermente gonfie e arrossate, rispetto al colorito pallido della sua faccia. «Ho il braccio tutto intorpidito, ma forse è per la cintura troppo stretta.»

DARKTOKEN || Dark romanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora