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T A R A N T U L A     G I R L 

Kasey

           

Non ero mai venuta così.

Mai.

La testa mi gira ancora e mi sento fiacca, svuotata. Ho un nodo d'ansia alla bocca dello stomaco, però, che non riesco a scacciare.

Cosa cazzo ho che non va nella testa?

Sono così rotta che ho davvero goduto nell'essere toccata dal criminale mascherato che mi ha rapita. Forse non c'entra nulla la situazione di pericolo o un kink per i passamontagna, forse il tizio è semplicemente bravo, di certo ha esperienza.

Vorrei poter dire che la mia è stata solo una recita, ma da quanto ha posato le mani sul mio corpo ho smesso di pensare razionalmente. E la cosa peggiore è che mi ha lasciata affamata, con la voglia di sentirlo dentro in tutta la sua lunghezza.

Ahh.

Un brivido caldo mi percorre la schiena nuda a quel pensiero.

Non posso perdere al mio stesso gioco, Cristo.

Ho iniziato questa cosa per sedurlo, per farlo cedere e invece sono finita io per perdere il controllo. Non vuol dire che sia tutto perso, però. Il tizio si è lasciato andare tanto quanto me e questo vuol dire che posso prendermi un altro pezzo di lui, che posso manipolarlo ancora.

Mi manca così poco per ottenere tutta la sua fiducia ed averlo in pugno.

Se tornasse ora, lo accoglierei a gambe aperte. Gli darei tutto di me per avere un altro orgasmo come quello che mi ha dato.

Stringo le cosce sentendomi ancora bagnata. Non posso, però, stare qui su questo divano ammuffito ad aspettare che torni il mio rapitore a scoparmi per bene. L'aria condizionata è ancora alta e inizio a sentire freddo.

Mi chino per rimettermi le mutandine, anche se con una mano sola non è un'impresa semplice. Poi afferro la coperta che mi hanno lasciato fin dal primo giorno e me la getto sulle spalle.

L'aria dell'ufficio odora di sesso e torta al cioccolato.

Il mio stomaco brontola e lancio uno sguardo al dolce mezzo smangiucchiato abbandonato sul tavolo. Mi allungo a prenderlo mi infilo una forchettata in bocca.

Divina.

Mio padre non mi lascia mai mangiare dolci, dice che fanno ingrassare e che le donne grasse sono una disgrazia per la società. Lui, però, si è sempre concesso una bella fetta di key lime pie ogni domenica, mentre io e mia sorella dobbiamo centellinare persino il pane a tavola.

Finisco l'ultima forchettata di torta al cioccolato e il mio corpo si carica di elettricità al pensiero di quanto tutto questo disgusterebbe Randolph. Scopare con un criminale e mangiare cioccolato: sono davvero la rovina della famiglia Remington.

Sorrido e mi sdraio sul divano, le ginocchia strette al petto. Chiudo gli occhi e fisso nella memoria i dettagli del mio rapitore. Le sue mani grandi, le unghie tagliate e pulite; le lettere che gli adornano le nocche a formare le parole KILL e BURN in un carattere a metà tra gotico e il dark. Rivedo il teschio ricoperto di spine sul dorso della mano destra, con cui si teneva l'uccello.

È grosso e spesso e sono certa che mi avrebbe fatto male se mi fosse entrato dentro. Anche se un po' di dolore e forza bruta non mi dispiace durante il sesso.

Non credo, però, che la descrizione del suo cazzo e le mie considerazioni in merito possano essere utili alla polizia per identificarlo.

Se solo mi avesse lasciato toglierli quel dannato passamontagna.

DARKTOKEN || Dark romanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora