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T H E   M A S T E R

Donnie


Il furgoncino che ci ha procurato Manny dal suo negozio di auto usate è parcheggiato sulla Atlantic. L'ho fatto ridipingere e ho cambiato la targa con una rubata. Ora sulla fiancata nera c'è l'enorme adesivo di una ditta di giardinaggio della zona.

In questo modo, non daremo nell'occhio.

«Quando sono venuto qui ieri per il sopralluogo, era tutto tranquillo» comunico ai miei fratelli, nascosti nel retro del furgone. Sembrano nervosi.

La prima volta è dura per tutti. Poi, quando capisci che è così dannatamente facile rubare senza farsi beccare, smetti di pensare alla tua morale.

La casa che abbiamo puntato non è enorme. La facciata è bianca, con colonne neoclassiche e altre caratteristiche architettoniche da ricchi di cui non me ne frega un cazzo. Quello che mi importa è all'interno.

Ho fatto le mie ricerche. La famiglia è composta da solo due persone: il signor Urquhart, uomo sulla sessantina e proprietario di diversi campi da Golf e Country Club sulla costa, e la sua terza moglie, più giovane di lui di una ventina d'anni. Niente figli, ma tre cani. Tre labradoodle bianchi, per la precisione. Gli Urquhart si spostano ogni anno a New York durante le feste, per andare a trovare i nipoti e pronipoti da parte del marito.

Questo piccolo circo di ricchi buffoni che beve eggnog sotto un albero di Natale di tre metri, circondato da cani e bambini urlanti, mi fa venire il vomito solo a pensarci.

Abbiamo studiato i loro profili social, quelli dei loro parenti a nord e ci siamo appostati in fondo alla strada questa mattina presto, per assicurarci della loro partenza. Gli Urquhart hanno chiamato un taxi questa mattina alle sette e sono spariti verso l'aeroporto con le loro orrende valigie marroni di Louis Vuitton.

Nel tardo pomeriggio sono uscito dal furgone, indossando la mia tuta blu da giardiniere, occhiali da sole e un cappellino calato sulla fronte, ho annaffiato il loro fottuto prato e finto di strappare erbacce fino al tramonto.

Adesso è buio, il quartiere è illuminato dalle luminarie natalizie e i vicini che non sono ancora partiti per le feste si staranno preparando per la cena della domenica.

«Nessuno farà caso a noi» rassicuro i miei fratelli.

Andy ha la fronte sudata e mi chiedo se sia per la tensione o per le crisi di astinenza dalla droga. Forse avrei dovuto dargli qualcosa prima di partire, non ho bisogno di un complice agitato e tremante.

Per fortuna, non esco mai senza qualcosa per migliorarmi l'umore in tasca.

Tiro fuori una bustina trasparente piena di ottima boliviana. Il cugino di Manny è un caro amico di Fefe, ha legami con i Latin Kings e spaccia la roba migliore di Miami. Devo ringraziare in gran parte Tìo Fefe per le sue raccomandazioni e i contatti che mi ha dato in città.

Rovescio una piccola striscia di polvere sul dorso della mano sinistra, avvicino la narice e tiro su. Non appena la cocaina colpisce il mio cervello mi sento lucido e carico come una molla pronta a scattare.

Sorrido ai miei fratellini e allungo loro la busta.

Rick la prende al volo e si porta un po' di dinamite al naso, raccogliendola col mignolo.

Andy esita, ma i suoi occhi spiritati fissano la droga come se fosse la sua unica salvezza. Non può fare altro che cedere. Sniffa una piccola striscia da entrambe le narici. Quando riposa lo sguardo su me, le pupille sono così dilatate da coprire quasi le iridi azzurre e so di avere finalmente tutta la sua concentrazione.

DARKTOKEN || Dark romanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora