P O P U L A R M O N S T E R
Donnie
La strada da Houston a Miami è stata più veloce del previsto. Tra una ventina di minuti dovrei uscire dalla I-95 ed entrare finalmente in città.
Non mi fa impazzire l'idea di essere scappato da Los Angeles con la coda tra le gambe e il CBI attaccato al culo, ma non potevo restare in California con la mia immagine segnaletica spiattellata su tutti i notiziari locali.
Ci sono voluti tre fottutissimi giorni per arrivare il Florida e più di quarantacinque ore alla guida.
Mi domando perché cazzo non abbia preso un aereo.
Oh, già, forse perché ogni singolo sbirro della California mi sta cercando e presentarmi in aeroporto sarebbe stato un rischio troppo grande. Non so quali altre informazioni possiedono, oltre a quelle condivise dai media.
E poi, i miei soci mi hanno abbandonato, uno per crepare, l'altro per mettere su famiglia. Non potevo restare in città, l'unica soluzione era riempire il pick-up con tutte le mie cose, lasciare l'appartamento a LA e guidare più di quarantacinque ore fino all'altra costa degli Stati Uniti.
Esco dall'Interstatale ed entro in città. Vengo accolto da una schiera di palme e un cielo infuocato dal tramonto. Le nuvole fitte riflettono gli ultimi raggi rossi e arancioni del sole, dando l'impressione che stia per esplodere l'apocalisse.
Guido in cerchio sulla costa della baia di Biscayne, alla ricerca di un motel libero. Alla fine, decido di fermarmi al Gold Alyke Hotel, a pochi passi da Little Haiti. Non è il Four Season, ma non è nemmeno la peggio bettola.
Pago in anticipo, in contanti, per cinque notti ed entro nella mia stanza.
La struttura è su due piani, a forma di rettangolo con al centro una piscina comune, circondata da sedie sdraio e ombrelloni. È inverno ormai e, anche siamo nello stato del Sole, non c'è molta gente a fare il bagno a quest'ora.
Salgo nella mia stanza al secondo piano, la 109, trascinandomi il borsone sulle spalle.
Prima che possa raggiungere la mia porta, quella della 112 si apre di scatto ed escono dalla stanza una donna giovane con un bambino di sei o sette anni. Appena mi vede, prende il bambino per le spalle e se lo tiene stretto contro alle gambe, neanche fossi Ted Bundy
Le persone come lei non vedono mai di buon occhio gli uomini alti, muscolosi e tatuati. Forse pensa che siamo tutti criminali.
Nel mio caso, non avrebbe torto.
Lancio un'occhiataccia a lei e al suo marmocchio e continuo verso la mia stanza.
L'interno non è male, per essere un motel di periferia. La moquette è beige, la carta da parati turchese. Il letto è un king-size a due piazze, con lenzuola e piumino bianchi. L'aria condizionata è spenta e l'umidità densa mi mozza il respiro.
Questo caldo è tutto l'opposto di quello del deserto della West Coast, ma dovrò farci l'abitudine.
Dove sono nato, in Illinois, gli inverni erano così freddi da gelarmi le ossa e le estati secche e aride. Forse è per questo che sia io che i miei fratelli abbiamo scelto di vivere in uno Stato dove non avremmo mai più dovuto soffrire un inverno in vita nostra. Dove nessun patrigno sadico ci avrebbe costretti a starcene nudi sulla neve di dicembre per punirci di aver finito tutta la confezione di cereali.
Alzo l'aria condizionata quanto basta a deumidificare l'ambiente e mi butto sul letto. È quasi ora di cena, ma non voglio andarmene in qualche fast-food da solo. Ho voglia di ubriacarmi, affondare la faccia in un paio di tette sode e lasciarmi alle spalle tutta la merda californiana.
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DARKTOKEN || Dark romance
RomantikNon sarei dovuta essere in casa. E lui non sarebbe dovuto entrare. ✞✞✞ Kasey odia suo padre, il giudice corrotto Remington. Controlla ogni aspetto della sua vita, come se la figlia fosse solo un altro dei suoi possedimenti: dall'università che freq...