La sveglia impostata per le cinque del mattino prese a suonare con una prepotenza tale da farmi sobbalzare nel sonno. Mi girai di fianco, nascosto nel buio della mia stanza e allungai un braccio per fermare Welcome to the Jungle dei Guns N' Roses e mi concessi due minuti per godermi il silenzio prima dell'imminente tempesta.
Non avevo seguito il consiglio di mio padre ed ero rimasto fino a tardi sul divano insieme a Lily, attendendo che si addormentasse.
Quella villa era esageratamente grande: un labirinto di corridoi che si susseguivano tra loro e che sembravano non avere una fine. Una residenza posta su quattro piani, con suite e cabine armadio, una biblioteca e numerosi bagni in stile moderno. Una cucina in marmo, un lussuoso salotto riscaldato da molteplici camini a legna e poi ancora palestre, spogliatoi, piscine e idromassaggi.
Una casa enorme per una bambina di cinque anni, perennemente sola.Sfinita dalla giornata e abbandonata al sonno, la guardai dormire sulle mie ginocchia. Era la bambina più dolce del mondo; eppure, nessuno sembrava essersi accorto di quel velo di sofferenza che viveva nei suoi occhi da angelo.
Scesi dal letto e mi fiondai sotto la doccia, sfregandomi energicamente il volto con le mani per lavar via ogni segno di stanchezza. Il vapore si innalzò fino a ricoprire ogni metro quadrato di quel bagno e nuvole soffici cosparsero la stanza.
Mi coprii l'estremità inferiore del corpo con un asciugamano e procedetti a togliermi l'accenno di barba ispido, seguendo le rigide regole dell'avvocato perfetto.
I capelli castano scuri dall'effetto bagnato mi ricadevano all'indietro. Sorrisi amaramente notando quanto fossero nitide le somiglianze tra me e mio padre: stessi occhi, stessi lineamenti, stesse labbra.
Indossai un completo elegante lasciando sbottonati i primi due bottoni della camicia bianca e scesi al piano inferiore, dirigendomi verso la cucina dove Patricia aveva allestito la tavola per la colazione.«Buongiorno Patrizia.»
Rivolsi un sorriso alla donna e mi sedetti, prendendo un french toast e versandomi un bicchiere di succo d'arancia.
L'uomo seduto a capotavola, alzò frettolosamente gli occhi dal giornale, osservando la camicia leggermente aperta. Mi rivolse uno sguardo di disapprovazione, per poi tornare a leggere le notizie sul New York Times.
La porta d'ingresso si aprì e la voce squillante di Janette irruppe nel soggiorno. La sentii rimproverare Klaudiet per i mazzi di rose appassiti all'interno di un vaso all'ingresso.
La gentilezza e l'umiltà erano per loro qualità sconosciute; ringraziai di aver preso da mia madre e maledissi il giorno in cui avevo deciso di trasferirmi a New York per intraprendere la carriera di avvocato.Dopo il divorzio dei miei genitori, mia madre si era trasferita a Philadelphia, ricongiungendosi con la sua famiglia e dopo aver passato qualche anno con lei e aver finito il Liceo, abbandonai la nostra umile casa per entrare nella dimora del lupo.
«Bentornato Rhys.»
La donna ancora con la divisa addosso entrò in cucina, fiondandosi sui croissant appena sfornati. Si avvicinò a mio padre, lasciandogli un bacio sulla testa e si sedette di fianco a lui.«Lily sta ancora dormendo?» Chiese addentando il cornetto fumante.
«Sì. Ieri sera si è addormentata tardi sul divano mentre stavamo guardando i cartoni. È cresciuta tantissimo dall'ultima volta che sono venuto a farvi visita.» Risposi fiero.
«Vedo che hai seguito il mio consiglio di andare a letto presto.» Osservò mio padre, continuando a scorrere con l'indice sull'inchiostro nero.
«Non la vedevo da cinque mesi e mi ha implorato di restare un po' con lei. È sempre sola in questa casa.»
Entrambi mi guardarono in cagnesco; feriti dalla mia osservazione.
«Abbiamo entrambi due lavori che ci tengono molto impegnati Rhys, ma questo ancora non puoi capirlo.»
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Soul Hostage
RomanceRhys Moore è un giovane avvocato di venticinque anni, destinato a prendere le redini dello studio legale fondato da suo nonno nel 1973 a New York. Un ragazzo benestante con una vita apparentemente perfetta, ma che in realtà nasconde crepe e conflitt...