Capitolo 17 - The day of miracles.

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I ricordi annebbiano la mente,
mi sveglio e tu non sei presente.
In questa stanza fredda monocolore
nessuno riesce a dire più il tuo nome.
Adesso i tuoi sorrisi fanno compagnia alle stelle,
mi chiedo se hai ancora lividi sulla tua pelle.

Edith.

«Perché non è tornata? Non era sul furgone, deve essere successo qualcosa.» Sbattei i pugni sulla porta, cercando di attirare l'attenzione delle guardie appostate al di fuori di essa.

«Edith fermati, finirai nei guai.»
Kait sopraggiunse, cercando di allontanarmi dal bersaglio.

«Aprite bastardi!» Urlai con tutte le mie forze, dimenandomi per sfuggire alla presa della mia compagna.

«Forse ha fatto più tardi, forse Frederick l'ha convocata nel suo ufficio, forse...»

«Stamattina era strana, malinconica, mi ha salutata come se sapesse che non sarebbe tornata.»

Continuai a riversare tutta la mia preoccupazione sulla superficie di metallo, ignorando i tagli sulle nocche che avevano preso a sanguinare.
La porta si aprì violentemente e nel giro di pochi secondi mi ritrovai a terra con un labbro dolorante.

«Stai cercando guai ragazzina?» Sputai il liquido rosso e mi alzai con gli occhi iniettati di rabbia.

«Dov'è Valerie?»

Alle spalle dell'uomo si alzò un mormorio insistente e tra quelle voci udii quella del nostro magnaccio. Parlava a bassa voce con qualcuno al telefono. Riuscii a sentire solo un lontano "insabbiate tutto", prima che un altro criminale entrasse nella stanza dirigendosi a passo svelto verso il letto della ragazza scomparsa.

«Che stai facendo?» Mi avvicinai, strappandogli dalle mani una delle sue vestaglie.

«Spostati.» Ringhiò cercando di allontanarmi.

«Perché prendete le sue cose?» Feci da scudo con il corpo, impedendogli di affondare di nuovo gli artigli sui suoi oggetti personali.

«Conto fino a tre, se non ti sposti...»

«Basta, ci penso io.» Il tono solenne di Frederick mise a tacere i due mastini pronti all'attacco.

Il tacchettio dei suoi stivali di pelle tagliò il silenzio che si era creato. Guardai la sua figura farsi sempre più vicina.

«La tua amica ha avuto un incidente, è morta un'ora fa.»

Mi inchiodò con il suo sguardo truce, tenendomi salda per le spalle, poi con un ulteriore passo annientò quasi completamente la distanza tra i nostri corpi.

«Non parlerete più di questa storia, né farete domande riguardo alla vicenda, altrimenti...» Si inumidì il labbro inferiore con una scoccata di lingua «Non sarà l'unico corpo a essere seppellito questa notte.»

Deglutii, cercando di non crollare di fronte alla sua freddezza.

«L'avete uccisa voi.» Sentenziai con gli occhi colmi di lacrime.

«Siamo stati noi o sei stata tu Edith?»

Mi svegliai di scatto con il respiro in affanno e con il cuore che minacciava di esplodermi nel petto. Fuori dalla finestra la neve scendeva leggiadra dal cielo bianco. Abbracciai la coperta e deglutii cercando di scacciare via il nodo alla gola.

«Sono sempre più frequenti.»

Sollevai lo sguardo verso Kait, già pronta per una nuova giornata di lavoro.

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