⚠️ Attenzione questo capitolo contiene scene di violenza. Se siete persone sensibili o se non vi piace leggere di determinate tematiche passate oltre.
Edith
Un odore sgradevole di alcool mi arrivò alle narici, mentre una presa salda sui capelli mi trascinò in piedi, fuori dal materasso sul quale stavo dormendo. Mi guardai attorno, incontrando lo sguardo terrorizzato di Kait; era a terra, piegata su sé stessa e con le mani poggiate sullo stomaco.
«La principessa si è divertita stasera?» L'alito ripugnante e caldo di Frederick mi solleticò l'orecchio, voltai la testa all'indietro cercando di allontanarmi da lui.
«Non so di cosa stai parlando.» Risposi, colta alla sprovvista da quella visita mattutina.
Un sorriso marcio e due occhi iniettati di rabbia furono le ultime cose che riuscii a ricordarmi, prima di cadere a terra con una tempia dolorante.
Quando mi risvegliai non ero più nel dormitorio con le altre ragazze, ma nella stanza che utilizzavano per punirci. Provai a divincolarmi, cercando di liberarmi dalle corde strette intorno ai polsi dietro la schiena e feci forza sulla punta dei piedi nudi per alzarmi dalla sedia di metallo sul quale ero stata legata.
«Risparmia le energie tesoro.»
Mi immobilizzai all'istante, osservando Frederick uscire dall'unico punto non illuminato della stanza. Dietro di lui, Jim, uno dei suoi uomini più fidati lo seguì, mettendosi di fianco a me e in un attimo mi ritrovai con i capelli tirati e con la testa alzata verso il soffitto.
«Adesso ci facciamo una bella chiacchierata.»
Rimasi in silenzio, osservando le lunghe catene che cadevano dal soffitto, finché il rumore stridente di una sedia trascinata con forza sul cemento, mi indusse a sbirciare le azioni dell'uomo poco distante da me: Frederick se ne stava seduto, con le braccia conserte e un sorriso sornione dipinto sul volto.
Il ricordo della luce fioca che entrava timidamente nel dormitorio, fu sufficiente per capire che una nuova giornata era ormai alle porte. Il sole stava albeggiando, mentre io ero rinchiusa in una stanza che sembrava aver inghiottito la notte.
Improvvisamente la presa sui capelli si sciolse e un colpo di tosse richiamò la mia attenzione.
«Perchè tutto questo?» Sussurrai provando a mantenere il contatto visivo con il magnaccio di fronte a me.
Lentamente rovistò nella tasca della giacca estraendo un pacchetto di sigari. Ne infilò uno tra le labbra e lo accese, appoggiando la schiena sulla sedia.
«Perchè evidentemente qualcuno non ha ancora capito chi comanda qua dentro.» Annunciò, rilasciando nel poco spazio che ci divideva, una nuvola dall'odore pungente.
«Non so di cosa stai parlando, dalla storia del telefono non ho più commesso un passo falso.»
Avevo messo a tacere il mio lato ribelle, indossando la maschera della prostituta perfetta, che ogni giorno scendeva in quel seminterrato accogliendo ogni richiesta dei suoi clienti. I soldi guadagnati erano aumentati nelle ultime settimane e se c'era una cosa di cui ero sicura, era il fatto che nessuno potesse farmi una ramanzina per l'andamento del mio operato.
«Ed è qua che ti sbagli cara Edith, perchè tu sei stata la mia spina nel fianco da quando sei arrivata a New York. Se penso a tutti i soldi che ho speso per comprarti...» Scosse la testa, in segno di disprezzo.
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Soul Hostage
RomanceRhys Moore è un giovane avvocato di venticinque anni, destinato a prendere le redini dello studio legale fondato da suo nonno nel 1973 a New York. Un ragazzo benestante con una vita apparentemente perfetta, ma che in realtà nasconde crepe e conflitt...