Capitolo 32 - Welcome to the final show. (1)

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COLIN

Mezz'ora prima

Continuai a guardare il pavimento sporco di sangue, seguendo la traiettoria degli schizzi arrivati fin sopra il tessuto del divano. A terra, i segni tracciati con un gessetto bianco indicavano il punto esatto in cui Thomas era caduto a terra senza vita; i cartellini gialli numerati giacevano ancora sul parquet, mentre un agente della scientifica in una tuta bianca prelevava i proiettili inserendoli dentro delle bustine trasparenti.

«Ho dovuto sparare, lo sceriffo sarebbe morto strangolato dall'agente Smith.»

Il poliziotto che aveva salvato mio padre, riferì la sua testimonianza all'investigatore, prima di lasciare l'abitazione e ricongiungersi con i propri colleghi nel piccolo giardino sommerso da pattuglie e occhi indiscreti.

Un nastro rosso e bianco era stato collocato attorno al perimetro esterno della casa per non permettere ai vicini, che molto probabilmente avevano sentito gli spari e l'arrivo delle volanti, di disturbare il lavoro degli addetti.

Un borbottio si innalzò nell'aria, mentre i primi giornalisti armati di telecamere e microfoni, iniziarono a urlare a gran voce cercando di elemosinare risposte soddisfacenti per i propri articoli.

«Colin stai bene?»

Il sergente Henderson si avvicinò cautamente, cercando di risvegliarmi dallo stato di trance, che mi aveva portato a osservare lo spazio circostante con sguardo perso.

Mi limitai ad annuire e osservai le prime volanti uscire dal vialetto con le sirene inserite.

«Tra dieci minuti andiamo okay?» Disse gentilmente posandomi una mano sulla spalla.

Erano ormai passati quindici minuti da quando avevo visto mio padre andarsene insieme a John e ai suoi uomini. Presto, quel locale si sarebbe trasformato in uno scontro a fuoco tra bene e male, tra persone giuste e disseminatori di odio, tra peccatori, residenti dell'inferno e angeli, pronti a lottare per riportare la luce dove per troppo tempo aveva regnato l'oscurità. Non c'era spazio per me in quella storia di eroi in divisa e uomini coraggiosi; per l'ennesima volta mi ritrovai all'angolo del ring, in attesa di essere scortato in un luogo sicuro, lontano dal caos dei proiettili e dalle grida degli uomini caduti.

Avrei passato le ore successive all'interno del quartier generale del NYPD, pregando per avere informazioni relative alla retata, sapendo dal principio che sarei andato solo incontro a un ripetersi forzato di "quando sapremo qualcosa, te lo faremo sapere".

E se mio padre fosse morto? Se al loro arrivo avessero visto il corpo senza vita di Rhys?

Immaginai il dialogo, il passo incerto e lo sguardo a terra dei poliziotti varcare la soglia della stanza in cui mi avevano richiuso per la mia sicurezza, non sapendo come dirmi che le due persone più importanti della mia vita non ce l'avevano fatta.
Un brivido di panico mi attraversò il corpo, facendomi rabbrividire. Non potevo permettermi di restare in disparte, sapendo che nel caso peggiore, non avrei avuto né il modo né la possibilità di dire loro addio.

Controllai il telefono e lessi i centinaia di messaggi lasciati da Paul e Kevin, che in qualche modo erano venuti a conoscenza dell'accaduto. Scorsi la rubrica, fino ad arrivare al numero di quest'ultimo e avviai la chiamata.

«Colin che diavolo sta succedendo?» Ripose immediatamente colui che più di una volta mi aveva fatto da babysitter dopo le mie serate all'insegna dell'alcool.

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