MARCUS
«Perché abbiamo poco tempo per salvare tuo figlio.»
Sperai in una sua reazione e di vederlo cadere di fronte alla possibilità di perdere suo figlio. Se il vecchio John Moore era ancora dentro di lui, quello era il momento di fare un passo indietro, abbassare gli scudi e accettare le conseguenze delle proprie azioni.
«Non so cosa dirti, Marcus.» Si limitò a rispondere scrollando le spalle e volgendo lo sguardo agli scatoloni sparpagliati per tutto il soggiorno.
«Vuoi davvero farmi credere che non ti interessa sapere che quasi sicuramente Rhys commetterà una cazzata solo per provare a rimediare ai tuoi errori?» Lo interrogai inchiodandolo con lo sguardo, mantenendo pur sempre un tono accondiscendente.
Di tutta risposta si alzò per dirigersi nuovamente verso la vetrina degli alcolici e riempì il bicchiere ormai vuoto, per poi tornare ad accomodarsi sulla poltrona.
«Non hai la divisa.» Constatò scorrendo con gli occhi sul mio abbigliamento casual. «Questo significa che non possiedi un mandato di arresto e che molto probabilmente non dovresti neanche essere qua.»
Mantenere una conversazione con uno dei più grandi avvocati del paese era come rischiare di ritrovarsi con la faccia per terra da un momento all'altro. Se c'era una cosa che Rhys aveva preso da suo padre, era la capacità di eludere alle domande, rigirando le carte in tavola; ma non avevamo più tempo, non potevo starmene in quel soggiorno aspettando di sapere chi avrebbe vinto la partita.
«John sappiamo entrambi in cosa ti sei immischiato, smettila di fingere.» Controbattei alludendo al suo coinvolgimento nelle attività criminali di Frederick.
«Io so solo che sei venuto qua accusandomi di non so cosa, mentre stavo...»
«Perchè stai facendo le valige?» Lo interruppi indicando la fila di valigie adagiate sul pavimento.
«Ho avuto una proposta di lavoro.» Replicò senza battere ciglio.
«Dove sono Janette e Lily?» Proseguii infastidito.
Sapevo che Rhys si era occupato di loro, che le aveva messe in salvo prima di escogitare chissà quale piano. Quello che l'uomo di fronte a me non sapeva, è che ero a conoscenza di molte cose, anche se non possedevo l'appiglio per poterlo sbattere in galera.
«Janette ha portato Lily da sua madre per salutarla.» Mentì lasciando trapelare un minimo di esitazione nelle parole.
Una risata nervosa uscì dalle mie labbra; afferrai il capellino saldo sui capelli biondo cenere e lo sbattei sul divano con irruenza.
«Credi che sia stupido? Credi che non sappia che sono scappate via da te perché per chissà quale motivo hai deciso di collaborare con dei criminali? Sono due anni che ti osservo in silenzio, che seguo ogni tuo caso in tribunale, aspettando una mossa falsa da parte tua o dei tuoi collaboratori. Sono venuto qua come amico, per cercare di farti ragionare, per farti capire che non si tratta più solo di te, della tua carriera, dei tuoi sbagli. Ho parlato con Rhys per settimane, l'ho visto crollare di fronte alla tua colpevolezza, ho accolto la sua furia e il dispiacere di per essere nato da un uomo come te; l'ho visto auto distruggersi per il timore di non riuscire a salvare le persone che ama. Come puoi startene lì seduto a raccontarmi cazzate continuando a sorseggiare quella merda?»
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Soul Hostage
RomanceRhys Moore è un giovane avvocato di venticinque anni, destinato a prendere le redini dello studio legale fondato da suo nonno nel 1973 a New York. Un ragazzo benestante con una vita apparentemente perfetta, ma che in realtà nasconde crepe e conflitt...