Epilogo - Two suns in the sunset.

2.7K 146 430
                                    

RHYS

5 mesi dopo

Erano passati cinque mesi da quella sera, da quella retata che aveva cambiato la mia vita per sempre. Ero disteso sul letto, con Edith ancora appoggiata al mio petto, quando al di fuori dell'abitazione i primi giornalisti avevano iniziato a urlare, implorandomi per una dichiarazione.
Non volevo parlare, non volevo alzarmi da quel materasso, non volevo affrontare la realtà.
Pensai a cosa dire, a come rispondere alle loro domande prive di empatia, a come mostrarmi a quelle telecamere pronte a riprendere il volto del figlio di uno dei peggiori mostri del nostro paese.
Cosa si aspettavano da me? Forse di vedermi crollare? Credevano seriamente che avrei rivolto parole sprezzanti verso qualcuno, che alla fine aveva deciso di diventare un criminale solo per salvarmi?
Loro non conoscevano la verità, loro non avevano vissuto all'interno di quella grande villa, loro non lo avevano visto a terra con il respiro corto e con gli occhi lucidi mentre ripeteva che mi voleva bene; loro non sapevano che mi aveva lasciato una lettera, che dopo anni e anni di silenzio le mie domande erano state sostituite da risposte che non sarebbero mai state sufficienti per colmare la sofferenza che sentivo dentro.
Raccontare la sua storia, la sua verità non sarebbe servito a niente; le persone non avrebbero capito, avrebbero continuato a dipingerlo come un trafficante di esseri umani, come un avvocato indegno, come un assassino.
Nessuno avrebbe capito le sue intenzioni, nessuno si sarebbe messo nei suoi panni, nessuno lo avrebbe mai identificato come una vittima. Non potevo giustificarlo, eppure una parte di me non riusciva a scacciare via tutti quei sensi di colpa che erano nati dal momento della sua morte.
Mio padre se ne era andato immaginando un futuro roseo per me, quello stesso futuro che non avrebbe mai assaporato.

I poliziotti, i ripetuti colpi alla porta, gli scaffali messi a soqquadro, centinaia e centinaia di fogli sparsi per il pavimento. Ogni oggetto, ogni fotografia, ogni effetto personale venne preso, analizzato e portato via.
Rimasi in piedi per tutto il tempo, tra la cucina e il soggiorno, premuto alla parete con lo sguardo vigili su ogni agente. La casa brulicava di persone, il giardino era un mare in tempesta eppure io mi sentivo solo, terribilmente solo.

Edith era stata accompagnata da uno degli agenti al centro di accoglienza per donne vittime di violenza. Doveva tornare dalle sue compagne, parlare nuovamente con la polizia, scoprire quale sarebbe stato il suo destino in quel paese che l'aveva derubata di ogni sua libertà.

Quella mattina mi scontrai svariate volte con lo sguardo di Marcus. I suoi sorrisi volti nella mia direzione in maniera fuggitiva, mi diedero la conferma di quello che avrei affrontato una volta messo piede fuori dalla villa: il quotidiani mi avrebbero distrutto.
Dovevo farmene una ragione, accettarlo, permettere al tempo di curare quelle ferite che sembravano destinate a non poter guarire.

La Moore Office ebbe lo stesso destino: crollò da un giorno all'altro sotto lo sguardo di tutti i lavoratori del Rockfeller. I dipendenti appostati al quarantanovesimo piano attesero il loro turno per recuperare i loro oggetti personali. Un borbottio continuo e fastidioso si scontrò contro la voce degli agenti, contro gli ordini istituiti dai vari investigatori. Un caos che non sembrava destinato a trovare un minimo di ordine.

Non posso credere di aver lavorato per un criminale per tutti questi anni.

E adesso cosa dirò alla mia famiglia?

Mentre lui si arricchiva, noi avevamo già tatuata sulla fronte la parola "disoccupati".

Meritava di morire.

I soldi iniziarono a nausearmi come mai accaduto prima. Avrei voluto aprire loro i miei conti bancari, donare loro ogni mia proprietà, ogni mio avere, restare in mutande pur di fargli capire che di quella ricchezza di cui tanto parlavano, a me non interessava niente.
Il potere l'approvazione pubblica, le vacanze di lusso e tutto quello che mio padre aveva lasciato a mio nome, erano solo polvere nel vento, cose che mi sarei disfatto volentieri, oggetti che non mi rispecchiavano, che non volevo.
Margot rimase in silenzio al mio fianco, mentre gli altri dipendenti continuavano a puntarmi il dito contro, insinuando che fossi sempre stato a conoscenza dell'oscurità di John Moore.
Ero diventato un sospettato senza esserlo mai stato.
Ero diventato un mostro, un complice, uno scarto della società solo per il cognome che portavo.

Soul HostageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora