Capitolo 23 - Mystery revealed.

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Rhys

Rimasi a fissare la figura sanguinante di mio padre, finché il mio sguardo non cadde sui quattro passaporti adagiati sopra il tavolo. Riportai gli occhi sull'uomo intento a tamponarsi la ferita al labbro con una pezza da cucina; il ghiaccio tenuto saldamento sull'occhio sinistro con la mano libera.

Rhys fai le valigie, tra pochi giorni lasceremo New York per sempre.

Quella frase mi investì come una valanga, lasciandomi per minuti e minuti sotto un manto di neve gelida a combattere per trovare la forza di reagire e affrontare la realtà.

«No!» Una semplice negazione, accompagnata da un pugno sulla superficie sul quale era appoggiato con entrambi i gomiti; fu tutto quello che riuscii a dire mentre cercavo disperatamente di tornare alla vita reale e liberarmi da ogni pensiero intrusivo che mi stava letteralmente facendo uscire di testa.

«Rhys non ti sto chiedendo di fare le valigie, è un ordine.» Imprecò ad ogni parola pronunciata, a causa della ferita ancora aperta sul labbro inferiore.

Nell'ultimo mese avevo tenuto nascosto il suo segreto, condividendo la casa e il posto di lavoro con la persona che detestavo di più al mondo. Avevo osservato Lily ogni giorno con preoccupazione, sapendo che prima o poi la vita che mio padre aveva scelto di intraprendere, si sarebbe riversata anche su di lei. Avevo smesso di dormire per cercare una soluzione ai suoi errori. Avevo mentito al mio migliore amico, deluso persone innocenti e costretto una ragazza a credere in un futuro diverso, più libero. Avevo soffocato i miei lamenti sul cuscino per non far sentire le urla dei miei demoni interiori, alle persone che vivevano con me. Avevo incassato colpi su colpi, resistendo alle sconfitte, alle umiliazioni, agli imprevisti che vi erano stati, ma quella sera, i dubbi divennero certezze, l'esitazione prontezza, l'inadeguatezza congruità.

Presi un bel respiro e scostai la sedia di lato per sedermi di fronte al protettore.
Uno scambio di sguardi languidi precedette lo sparo del via; la gara era appena iniziata e per la prima volta nella mia vita mi sentii un passo avanti rispetto a lui.

«Non lascerò la mia casa e la mia vita a causa di un criminale.» Puntualizzai ancora una volta.

Le maschere caddero rivelando quello che eravamo sempre stati: troppo diversi per capirci, troppo distanti per riuscire a stringerci. Continuavo a guardare la figura dell'uomo che mi aveva cresciuto, non ritrovandomi in quegli occhi celesti, così simili ai miei. L'individuo al di là del tavolo non era altro che un semplice avanzo di galera.

«E non permetterò a Lily di crescere di fianco a un uomo che non ha il minimo rispetto per la vita delle altre persone.» Come poteva guardare negli occhi sua figlia e non sentirsi un mostro? Come poteva tornare a casa ogni sera, sapendo di aver condannato altre donne a vivere una vita fatta di sola sofferenza? «Ho passato anni e anni della mia vita provando a essere come te. Sei stato il mio modello, il motivo per cui ho deciso di andare a Yale, il motivo per cui mi sono impegnato per diventare un avvocato; il motivo per cui ho rinunciato a tutto pur di renderti un padre fiero e invece oggi scopro che per tutta la vita non ho fatto altro che inseguire una persona con le mani sporche di sangue... Come puoi guardarti allo specchio e continuare a vivere?»

Una rottura netta, un legame di sangue spezzato dal veleno delle mie parole. Il mondo crolla e noi cadiamo insieme a lui; inghiottiti da un vortice di verità nascoste e segreti ormai svelati. Siamo polvere, cenere, rimasugli di una recita durata per troppo tempo. Il sipario si chiude, le persone al di là del drappo scorrevole chiedono il bis, ma le maschere sono già a terra, il paradiso non esiste più. Intorno a noi c'è solo l'inferno.

«Cosa vuoi sentirti dire Rhys? Che sei migliore di me? Che non merito di svegliarmi la mattina? Che sono un bugiardo? Fino a prova contraria anche tu hai mentito.» Rispose mettendosi sulla difensiva.

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