Fine

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Un'ondata di calda energia li travolse tutti; i nemici contro cui stavano combattendo sparirono nel nulla. James era a cavallo della sua scopa per poter attaccare dall'alto e con lui molti altri giocatori di Quidditch che erano riusciti ad arrivare al deposito delle attrezzature. Il campo di battaglia divenne calmo e silenzioso per un attimo, nessuno si fidava ancora di posare le armi o abbassare le bacchette, ma dopo qualche minuto di attesa capirono: la guerra era finita.

James scese dalla scopa di corsa chiedendosi se fossero riusciti a sopravvivere tutti. Gli sembrò impossibile che se la fossero cavata senza perdite, ma ci sperò con ogni cellula del suo corpo. Quando avevano lasciato Star ed erano tornati al Castello la barriera era ancora attiva, ma era ridotta davvero male. Si erano ritirati dentro le mura e avevano provato a resistere il più a lungo possibile. Poi, dopo qualche ora, la barriera era crollata e i nemici si erano riversati nella scuola e lui e gli altri Malandrini si erano messi in prima riga. Li aveva persi di vista e aveva seguito Al e Fill al campo da Quidditch. Non c'erano maghi ad attaccarli e nemmeno creature consenzienti, come aveva previsto Star; erano rimasti solo i mostri. E James si sentiva uno di quelli. Il lato positivo era che attaccando in gruppi non era difficile avere la meglio su quelle creature. Erano andati avanti per qualche ora e proprio quando la stanchezza stava per farli capitolare, tutto era finito. Gli era sembrato di combattere da giorni anche se erano state solo ore. Ore d'inferno, sangue e sudore.

Ma James aveva bisogno di trovare i suoi amici e di vedere sua sorella. Era certo che fosse merito suo quella tregua istantanea, ma si chiese cosa le fosse costato. Come altri si mosse in modo confuso e disorganizzato, non aveva idea di dove andare. Tutti sembravano smarriti e faticavano a ritrovarsi, forse perché avevano bisogno di trovare prima le persone che amavano.

"Ramoso!" Gridò una voce esausta, ma familiare. James si voltò verso la fonte di quel suono e incontrò il sorriso di suo fratello e i suoi occhi grigi stanchi, ma pieni di vita e fuoco. Corse da Sirius con il cuore che gli esplodeva per la gioia e si abbracciarono con talmente tanta forza che si sentì dolere gli arti e il petto. Ma era felice.

"Stai bene?" Gli chiese Sirius. Lui annuì, poi entrambi si scambiarono uno sguardo interrogativo, non servì loro parlare per capire che nessuno dei due aveva visto gli altri loro amici. Si diressero verso l'atrio della scuola e prima che oltrepassassero il portone qualcuno li richiamò.

"Siete vivi!"

Si girarono sorridenti cercando Remus tra la folla di persone che si abbracciavano e gridavano di gioia ed entrambi gli furono accanto in un secondo, pieni di preoccupazione.

"Ma che hai fatto?" Domandò James osservando le ferite del suo amico.

"Mi sono trasformato." Spiegò Remus come se non fosse nulla di ché.

"Hai combattuto da solo?" Lo incalzò Sirius slacciandosi il gillette di cuoio per strappare lembi di stoffa dalla sua maglia dei The Doors da usare per fasciare Remus e bloccare il sangue.

"Non potevo stare con altri, avrei rischiato di fare loro del male."

"Sei un idiota." Lo rimproverò James prendendo le bende improvvisate dalle mani di Sirius per aiutarlo. "Andiamo in infermeria." Decretò. Si incamminarono, Sirius e James ai lati di Remus per sorreggerlo ignorando le proteste di quest'ultimo che non riteneva necessarie tutte quelle attenzioni.

"Almeno non stiamo facendo scena come quelli là. Che succede?" Brontolò Sirius quando passarono accanto alla Sala Grande al cui interno un gruppo numeroso di ragazzi e ragazze spingeva per vedere qualcosa.

Qualcuno nel gruppone sentì Sirius e si voltò a guardarlo chiamando poi le persone vicine a sé che si girarono verso i tre Malandrini. In pochi secondi nella folla si aprì un varco, e nella stanza calò il silenzio. Sirius già sapeva il colore degli occhi che avrebbe incontrato quando tutti si sarebbero fatti da parte. Star era stupenda ed emanava un'aura di forza antica, indossava ancora i pantaloni in pelle di drago nera e il corpetto dello stesso materiale ma di un colore simile al cobalto scuro, sopra alla camicia nera che Sirius, con un balzo al cuore, riconobbe come sua. I capelli di lei erano sciolti e si muovevano in modo un po' innaturale, come se avessero vita propria e desiderassero accarezzarle il viso, la giovane però non sembrava d'accordo con tutto quell'esibizionismo: stava già imparando a trattenere il potere dentro di sé nonostante ne avesse molto più di prima. Sirius lo capì da come le persone attorno a lei smettevano di fissarla, risvegliandosi da una specie di incanto.

Una Cornice Luminosa - 7° annoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora