5. Il re del dramma

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📍 Cielo | Da qualche parte tra Brno e Milano

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📍 Cielo | Da qualche parte tra Brno e Milano

Il cielo al di là dell'oblò era terso e sereno, morbide sfumature rosate segnavano il declino ormai imminente del sole. Le nuvole, soffici come batuffoli di zucchero filato, si infrangevano contro l'ala dell'aereo, disperdendosi nell'aria rarefatta solo per pochi istanti, prima di tornare compatte alle sue spalle.

Miley Cyrus risuonava nelle sue orecchie, con la voce altisonante e da bambina che aveva quando era ancora la stella innocente di Disney Channel.

Valerio l'aveva sempre presa in giro per i suoi gusti musicali. Non capiva proprio come qualcuno potesse apprezzare quel gracchiare fastidioso che erano le voci delle "puttan-pop" (come le chiamava lui) che venivano fuori dai vari programmi televisivi per ragazzi. Caterina rispondeva sempre con una scrollata di mano: se ne infischiava se la musica che piaceva a lei non veniva apprezzata dagli altri, avrebbe continuato ad ascoltare un cd che lei avesse adorato da matti anche se fosse stato l'ultimo classificato su qualsiasi lista mondiale.

Cat era fatta così: non badava mai a cosa la circondava né si faceva influenzare dalle mode di turno. Se una cosa le piaceva, doveva piacere a lei, punto. Invece, se una cosa non le andava a genio, manifestava tutta la sua insofferenza, ma non cercava mai di imporre i suoi gusti agli altri e, per continuare a far parte della sua ristretta cerchia di amici, bisognava fare lo stesso con lei. Era per questo motivo che Valerio era stato più volte minacciato di vedersi chiudere in faccia la porta della loro storica amicizia: lui, patito di Ultimo, aveva cercato più volte di obbligarla a quel genere musicale ma, a parte il fatto che Caterina non amasse particolarmente la musica italiana, la voce assonnata e noiosa di Ultimo proprio non riusciva a digerirla.

Le litigate tra lei e Valerio erano sempre state all'ordine del giorno. Si era passati dalle scaramucce tra bambini, quando lui la inondava di fango con la sua minimoto e lei, per tutta risposta, gli riempiva il percorso di pietre così grosse che i voli (e i lividi riportati) erano stati così tanti da averne perso il conto, alle battaglie adolescenziali, quando Caterina, in prima media, portava l'apparecchio e si era riempita di brufoli, e Valerio non perdeva mai occasione per ricordarle quanto racchia fosse.

«Sarai bello tu con quel panettone che hai in testa!» rispondeva sempre a tono lei, oppure rimarcava il fatto che, con quel cerchietto al lobo, sembrava proprio uno che preferiva la compagnia degli uomini piuttosto che delle donne. Il che, tra l'altro, non era mai stato più falso di così: un po' per lo sport pericoloso che praticava (e i conseguenti successi ottenuti), un po' perché il suo sorriso furbetto e la sua faccia d'angelo erano un grande aiuto, Valerio aveva sempre avuto uno stuolo di ragazze a fargli la corte, cosa che Caterina, segretamente, aveva sempre odiato. Era il periodo in cui lei era solo una racchia e lui era così dannatamente carino e sfacciato che lei non aveva potuto che prendersi una bella cotta adolescenziale che, insieme al turbamento dei suoi ormoni, l'aveva fatta diventare irascibile e ancora più insofferente nei confronti del neo pilota.

𝐓𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐂𝐨𝐥𝐩𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐒𝐜𝐨𝐦𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora