📍 Circuito di Silverstone | Inghilterra
La gara non era iniziata che da cinque minuti e qualcosa era già andato storto.
Un incidente.
C'era stato un incidente molto brutto e molto violento, ed era successo tutto così in fretta che Caterina sentiva ancora il cuore galopparle in gola, così forte da farle male a tutto il petto. Sentiva la testa leggera, le gambe molli e le punte delle dita formicolare.
Due moto erano andate in collisione, disarcionando i due piloti, che erano malamente caduti sull'asfalto, rischiando, tra le altre cose, anche di venire investiti dagli altri corridori.
In un istante, era scoppiato il caos, tra gente che gridava e altra che correva, suono di sirene impazzite, la bandiera rossa che veniva sventolata per bloccare la gara.
I membri dello staff le sfrecciavano intorno, ma lei neanche li vedeva: i suoi occhi, ora enormi sul viso pallido, erano fermi sullo schermo, che continuava a mandare, in un loop fastidioso, i dettagli dell'incidente.
Chi? Chi, per la miseria? Chi è stato coinvolto?
Una delle moto era nera.
Kawasaki.
Valerio o... Lucas.
Dio, ti prego, no.
Perché nessuno diceva niente? Chi erano i due piloti coinvolti? Come stavano?
Neanche si rese conto del gesto repentino e disperato col quale artigliò il braccio di Ettore Mirabelli, che le stava passando accanto. L'uomo la fissò, disorientato e preoccupato quanto lo era lei.
«Chi...?» sussurrò Cat.
Ettore scosse il capo. «Non lo sappiamo ancora, ma staranno bene, vedrai, chiunque sia.» Le poggiò la mano sulle dita che lo avevano afferrato all'altezza del gomito e le strinse con calore, poi si liberò dalla sua presa e si allontanò, lasciandola ancora più sola e ancora più disorientata.
Caterina si accasciò sulla panca, perché le gambe tremavano ora così tanto da non riuscire più a sorreggerla. Se ne rimase lì, con lo sguardo fisso nel vuoto, lo stomaco in subbuglio che rischiava di farla rimettere da un momento all'altro e mille preghiere ad affollarle la mente.
Il rombo di un moto che si avvicinava al box e si spegneva, la fece balzare in piedi. Corse verso l'ingresso e fece capolino tra le teste e i corpi di tecnici e familiari che si attorniavano alla moto.
Valerio.
Valerio era tornato ai box ed era sano e salvo.
Cat spiccò una corsa inspiegabile sui fini tacchi a spillo e, ignorando tutto il resto del mondo, si gettò sul pilota non appena quello fu sceso dalla moto. Le sue braccia, come se la stessero aspettando da sempre, l'avvolsero senza esitazione e la strinsero contro il suo petto caldo e agitato dalle emozioni e dall'adrenalina che ancora aveva in corpo.
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𝐓𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐂𝐨𝐥𝐩𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐒𝐜𝐨𝐦𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚
ChickLitCaterina (Cat per gli amici) vive una vita tranquilla e ordinaria a Milano. Dopo aver abbandonato l'università, sbarca il lunario lavorando in una pizzeria vicino al centro. La sua vita scorre senza intoppi, con un'unica eccezione: il suo migliore a...