📍 Alcañiz | Spagna
Lucas l'aspettava subito fuori dall'albergo, poggiato a un'altra macchina sportiva che, senza ombra di dubbio, avrebbe potuto raggiungere velocità che difficilmente avrebbe potuto sfruttare in una cittadina storica come Alcañiz, che somigliava a una Viterbo in versione spagnola, con le sue casette antiche costruite su ripide salite e stradine strette sorvegliate dal Castillo de Calatravos.
Caterina era contenta che il loro primo appuntamento fosse lì. Le erano sempre piaciuti i paesini raccolti, dove tutti conoscono tutti e nessuno si preoccupa troppo della gente famosa: avrebbero potuto avere un po' di quella privacy di cui invece, in Italia, non aveva mai potuto godere con Valerio, perché i paparazzi sembravano spuntare da ogni angolo come le talpe nel famoso gioco in cui bisogna colpirle con un martellino.
Peccato non poter colpire i fotografi, con un martello.
Cat scosse il capo, scacciando di nuovo dalla mente qualsiasi ricordo popolato dal suo ex, e prese un profondo respiro. Strinse le dita attorno alla pochette dorata e si costrinse a sorridere, mentre si infilava finalmente nella porta girevole a vetri.
Quando comparve nel suo campo visivo, Lucas si illuminò di un sorriso dolcissimo e Caterina non fu più costretta a forzare il suo. Lo raggiunse e lui si scostò dalla macchina, ergendosi in tutto il suo fiero metro e settantadue: nonostante non fosse particolarmente alto, superava Ca di qualche centimetro e lei fu felice di aver scelto dei sandali bassi piuttosto che dei vertiginosi tacchi che lo avrebbero fatto sfigurare. Quando abbassò appena lo sguardo su di lei, parve soddisfatto della sua piccola supremazia, cosa che le fece frullare il cuore nel petto come non le accadeva da tempo.
Lucas si chinò a baciarle una guancia a mo' di saluto e lei ricambiò, sentendosi d'un tratto impacciata. Non che si aspettasse che lui la baciasse di nuovo sulla bocca, come se stessero già insieme, perché non era assolutamente così, ma quel gesto era stato comunque intimo.
«Non mentivi quando dicevi che correre troppo è la tua specialità» disse, con un sorriso ironico, mentre lui le apriva galantemente la portiera.
«Ancora ti stupisci?» rispose, guardandola di sottecchi, mentre lei entrava in macchina. Le richiuse lo sportello e fece il giro, salendo al posto del guidatore.
Caterina lo studiò brevemente: aveva scelto un vestiario sobrio e ne fu contenta, non avrebbe sopportato di vederlo in giacca e cravatta come un agente immobiliare... o come un becchino. Le piaceva il suo stile un po' rock, con il giacchetto di pelle, i jeans attillati e gli stivali da motociclista, quale era. Doveva ammettere che stava davvero bene.
«Preferivi che venissi a prenderti in moto?» proseguì, una volta che si fu sistemato, lanciandole un'occhiata divertita.
«NO.»
«Che no categorico» notò lui con una risata. «Cos'è, non ti piacciono le moto?»
«Mi piacciono... quando io non ci sono sopra.»
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𝐓𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐂𝐨𝐥𝐩𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐒𝐜𝐨𝐦𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚
ChickLitCaterina (Cat per gli amici) vive una vita tranquilla e ordinaria a Milano. Dopo aver abbandonato l'università, sbarca il lunario lavorando in una pizzeria vicino al centro. La sua vita scorre senza intoppi, con un'unica eccezione: il suo migliore a...