15. Giocare a nascondino

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📍 Parador de Alcañiz | Spagna

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📍 Parador de Alcañiz | Spagna

Quando Lucas parcheggiò la macchina di fronte all'albergo, erano quasi le tre: entrambi erano in piedi dalle sei di quella mattina e lui aveva persino affrontato una gara impegnativa ed era reduce di quattro giorni a spronare la sua moto e spingere il suo corpo al massimo, eppure si sentivano più svegli che mai, carichi di quell'adrenalina ed emozione che coglie i più giovani alle loro prime uscite in discoteca. Era come se fossero tornati due ragazzini, che finalmente avevano trascorso una nottata da soli dopo aver passato serate su serate a occhieggiarsi da lontano, immersi in un gruppo di amici in comune che non avrebbero mai capito il loro voler stare vicini, sempre più appiccicati, sempre più insieme.

Ora capiva persino meglio la frase che le aveva detto Lucas al castello.

Non è normale che io abbia sempre voglia di vederti

Non sarà stato normale, ma era esattamente così che lei avrebbe descritto ciò che provava in quell'istante. E, mentre lui faceva il giro della macchina, per aprirle la portiera, lei sentiva già la sua mancanza: avrebbe voluto prolungare il momento dei saluti all'infinito, perché era stata così bene che concludere la serata sembrava una vera e propria ingiustizia.

Afferrò la mano che Lucas le stava porgendo e si lasciò trascinare fuori: era ben più lucida di quando aveva messo piede al castello, ma ancora sentiva la testa leggera e il riso facile sulle labbra, così, quando lui la tirò a sé, non riuscì a non incespicare e finirgli contro. Sentirsi avvolgere dalle sue braccia, nel calore piacevole emanato dal suo corpo e con il suo profumo silvestre a solleticarle le narici, era il modo perfetto per concludere quell'appuntamento. Se proprio doveva finire, per forza di cose, non riusciva a immaginare un modo migliore che essere stretta a lui.

Rimasero abbracciati a lungo, senza avere bisogno di inutile parole a riempire il silenzio che sapeva cullarli, comprensivo e dolcissimo.

Quando Cat si allontanò appena, solo per poterlo guardare in viso, Lucas le sorrise e le spazzolò indietro i capelli, che lei aveva sciolto in macchina, lasciandoli liberi di ricadere alle sue spalle a lambirle la schiena. Sorprendentemente, fu lei a parlare per prima. «Grazie per la bella serata, sono stata davvero bene.»

Lui annuì. «Rifacciamolo, qualche volta» rispose malandrino.

Cat roteò gli occhi e gli spinse una mano sul petto. «Qualche volta, sì.»

Lucas rise di quella sua risata semplice e genuina, che sapeva accarezzarle la pelle e farle battere il cuore. «Domani torni in Italia?»

«Sì. E tu? Torni a Berlino?»

Lucas le rivolse uno sguardo strano, come stupito dal fatto che lei sapesse dove abitasse. Le sue labbra si piegarono in un sorrisetto soddisfatto. «No, rimango un po' in España, passo a trovare i miei prima di partire per il Giappone.»

𝐓𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐂𝐨𝐥𝐩𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐒𝐜𝐨𝐦𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora