📍 Circuito di Silverstone | Inghilterra
Era nervosa.
Incredibilmente e assolutamente nervosa.
Lo stomaco era un groviglio di emozioni e la mente continuava a vorticarle di una serie di domande alle quali, ovviamente, non sapeva dare risposta.
Che diavolo ci faceva lì, di fronte al circuito di Silverstone, con un trolley in una mano e il cuore nell'altra?
Come le era venuto in mente di accettare l'invito di Lucas Moya e quel lavoro che tanto aveva criticato, per tutti quegli anni?
E, soprattutto, come avrebbe spiegato al suo migliore amico che aveva deciso di darsi quella chance che a lui aveva sempre negato?
E come avrebbe impedito a Valerio Toscano di staccarle la testa a morsi, una volta appresa la notizia?
Pensa positivo, Cat, si disse mentre prendeva un profondo respiro e l'odore forte di gomme e motori le invadeva le narici, magari sarà solo contento di vederti.
Sì, come no.
Scosse il capo e decise che continuare a rimuginarci sopra, ormai, era del tutto inutile: l'aereo l'aveva preso e ora si trovava in Inghilterra... certe domande avrebbe dovuto farsele prima di chiamare Carlo Granchio e chiedergli un altro weekend libero – che il cuoco le aveva accordato a cuor leggero solo quando lei gli aveva comunicato che avrebbe invitato Toscano, Lai e Cecchini al suo locale per un'altra cena (questa volta con i fans).
Ehi, in fondo si sono offerti loro volontariamente, no?
Si tolse gli occhiali da sole, trascinandoseli sulla testa, solo quando mise finalmente piede all'interno del box della Kawasaki, dove gli addetti le avevano indicato si trovasse il suo nuovo Team. Era relativamente presto, quindi non c'era molta gente in giro per il circuito, ma i meccanici erano già chini, al lavoro sulla moto di Moya, e non la notarono. Solo qualche membro dello staff, passandole accanto, le rivolse qualche cenno a mo' di saluto, al quale lei rispose con piccoli sorrisi di circostanza.
Lucas non era ancora arrivato e la cosa, in qualche modo, riuscì quasi a calmarla. Non aveva proprio idea di come avrebbe affrontato il sorriso sfrontato e vittorioso che sicuramente le avrebbe rivolto non appena l'avesse vista.
Se ne rimase lì, in piedi, senza sapere cosa fare o dove andare, una gamba che tremava e i denti che torturavano il labbro inferiore. Le sembrò di sentire la voce di Valerio provenire dal box adiacente, così prese la palla al balzo e decise che farsi ammazzare subito da lui fosse proprio la migliore delle idee, soprattutto rispetto allo starsene ferma impalata col suo trolley accanto.
Posò la valigia vicino a un piccolo separé, che immaginava fosse la stanza dove si sarebbe potuta cambiare in seguito (per quanto non le sarebbe dispiaciuto fare da ombrellina a Lucas in jeans e Converse) e si diresse verso lo spesso tendaggio nero, che superò per ritrovarsi nella zona di Valerio.
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𝐓𝐮𝐭𝐭𝐚 𝐂𝐨𝐥𝐩𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐒𝐜𝐨𝐦𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚
ChickLitCaterina (Cat per gli amici) vive una vita tranquilla e ordinaria a Milano. Dopo aver abbandonato l'università, sbarca il lunario lavorando in una pizzeria vicino al centro. La sua vita scorre senza intoppi, con un'unica eccezione: il suo migliore a...