Nevaeh
Se sei la figlia di Chris Horner la tua vita non è come le altre. La competizione ti scorre nelle vene ed il tuo mondo è fatto di macchine, campionati ed essere portata in giro per il mondo come se fossi un pacco mentre tua madre rimane a chilometri di distanza da te. I paparazzi non vedevano l’ora di trovarti accanto a qualche pilota di formula 1 ma, per loro sfortuna, nella mia vita era successo solo una volta.
Ero caduta anche io preda del loro fascino fatale, il suo nome era Max Verstappen e la nostra relazione era iniziata come una cotta durante la pausa estiva ma bruscamente finita quando iniziai a frequentare l’università in America. Lui, d’altro canto, era troppo concentrato sul campionato e di punto in bianco del Max che conoscevo non rimase niente se non una flebile ombra nei suoi occhi chiari.
“Allora? Non lo fai un sorriso a tuo papà?”
Spengo il telefono e mi giro verso mio padre il quale mi guarda con un sorriso a trentadue denti in fondo al corridoio bianco dell’aeroporto. Non lo vedevo da parecchio tempo, l’università mi aveva portata a stare lontano dai miei parenti, soprattutto da mio padre.
Corro verso di lui trascinando il mio trolley per poi buttarmi tra le sue braccia. Finalmente.
“Mi sei mancata” Dice mentre io rimango con la faccia spiaccicata sopra al suo petto, per un momento ho l’impressione che la sua polo blu sia diventata un tutt’uno con la mia guancia, ma quando mi allontano mi rendo conto che fortunatamente non è così.
“Anche tu.”
“Come va l’università?”
Dice mentre prende la valigia alle mie spalle iniziando a camminare verso l’uscita dell’aeroporto di Vienna. Già perché se volevo rivedere mio padre l’unica alternativa era raggiungerlo dove si trovava con il team, davvero bellissimo dato che io dovevo rivedere Max e durante quell’autunno era uscita la notizia della sua “nuova fiamma”.
Direi che meglio di così proprio non mi poteva andare.
Cerco di togliere quei pensieri dalla mente tornando alla domanda di mio padre.
“Bene sai, gli esami non vanno sempre come vorresti, insomma le solite cose.”
“Quando ti laureerai io sarò pronto a conservarti un posto nel team come ti ho promesso.”
“Certo se non ti buttano fuori prima.” Gli do una gomitata scherzosa e lui per fortuna scoppia in un risata che mi riempie il cuore di gioia.
Quanto mi era mancato.
“Avanti signorina, sai perfettamente che senza di me sarebbero persi, è grazie a me che Max è diventato campione del mondo”
“Veramente è grazie a Max ed alla sua bravura come pilota, tu hai avuto solo fortuna ad averlo.”
“Sei proprio cattiva nei confronti di tuo padre.”
Alzo le spalle.
“Ho preso da te.”
Finalmente usciamo dall’aeroporto ed il van Mercedes dai vetri oscurati ci aspetta davanti alla porta scorrevole.
L’autista viene ad aprirmi lo sportello e prende la valigia dalle mani di mio padre.
Io mi accomodo e proprio in quel momento mi rendo conto di non essere sola con mio papà, c’è anche Perez che mi aspetta con un sorriso a trentadue denti già seduto sui sedili di pelle nera.
“Heilà chica.”
Non posso credere che ci sia anche lui ed il tutto non può non rendermi felice.
Mi precipito tra le sue braccia e mi stringo a lui. Il suo profumo di fresco mi riempie le narici e mi rendo conto che, nonostante la mia casa sia a centinaia di chilometri da là, è come se in quel momento ci fossi ritornata.
“Non posso credere che tu sia qua.”
“Non avrei lasciato per nulla al mondo la mia ragazza preferita in mano a Chris Horner.” Ridacchia continuando a stringermi a sé
“Queste sono le scene che un padre non dovrebbe vedere.” Dice mentre si accomoda sul sedile difronte a noi
“Dai papà è Sergio” Ridacchio mentre mi riaccomodo al suo fianco
“Cosa c’entra? Già uno di loro ti ha portata lontana dal tuo adorato papà…”
In quella macchina cala il silenzio fino a quando l’autista non sale e accende il motore chiedendoci quale fosse la destinazione, domanda alla quale mio padre risponde prontamente dando la via dell’hotel.
“Mi dispiace Nevaeh”
Dice Sergio posando una mano sulla mia gamba.
Scuoto la testa. Perché dovrebbe dispiacersi? Ha detto solo la verità ed io prima o poi devo affrontarla, per quanto il rifugiarmi tra le mura dell’università mi abbia aiutata a non pensarci.
“Tranquillo prima o poi lo dovrò rivedere se voglio passare insieme a te qualche giorno.”
“Non ti preoccupare ci divertiremo lo stesso.” Cerca di incoraggiarmi Sergio ed io gli sorrido. Farei qualsiasi cosa per togliermi quel pilota dalla testa.
Finalmente il veicolo si ferma davanti all’hotel, scendo dietro mio padre rimanendo a bocca aperta davanti all’immenso edificio che ci si presenta davanti agli occhi. Sembra quasi brillare sotto il sole austriaco.
“Spero che tu abbia preso una stanza singola per me.” Mi rivolgo verso mio padre che sta prendendo il bagaglio dalle mani dell’autista
“Purtroppo sei diventata troppo grande per dormire tra le braccia del tuo papà Nevaeh.” Scompiglia i miei capelli mentre si dirige all’ingresso dell’hotel “Ma per tua sfortuna la mia camera è attaccata alla tua quindi se sento qualche singolo rumore dopo mezzanotte verrò a bussare alla tua porta.”
Alzo gli occhi al cielo.
“non preoccuparti puoi venire a rifugiarti da me quando vuoi, io mi trovo al piano di sopra insieme agli altri.” Perez mi strizza l’occhio ed io gli sorrido.
In poco più di dieci minuti sta riuscendo a rendere la mia vacanza meno pesante di quello che immaginavo, forse è per questo che lo considero il mio migliore amico.
“Tieni” mio padre mi porge la card della mia stanza dopo aver parlato con la ragazza addetta alla reception. “Noi abbiamo un meeting tu è meglio se ti fai una doccia, ci vediamo a cena stasera al ristorante.”
“Agli ordini capo” Faccio un saluto militare e poi mi dileguo dirigendomi verso l’ascensore.
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Horner
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