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Nevaeh

Il gran premio di suzuka era oramai arrivato e con lui anche il giorno in cui avremo confessato davanti a tutti che io e Lando siamo una coppia. Ci eravamo  organizzati che sarebbe passato a prendermi in hotel intorno alle 10 così da andare insieme e avere la sicurezza necessaria per passare tra la calca di giornalisti, una volta finita la conferenza.

Quando arrivo al piazzale, davanti a l’hotel, una Mercedes nera mi sta già aspettando, segno che forse sono io leggermente in ritardo sulla tabella di marcia. Salgo sui sedili posteriori dove è già seduto lando.

“Hey” Posa un bacio sulle mie labbra che io ricambio. “come ti senti?” Mi chiede una volta che si è allontanato da me.

Non voglio far vedere quanto questa situazione mi agiti, ha già un gran premio a cui pensare ci manca solo che io gli crei ulteriori problemi.

“Sto bene.” Mento cercando di nascondere i crampi allo stomaco che l’ansia mi stava procurando.

“Charlotte mi ha dato qualche dritta su quello che dovremo dire.” Lando prende un pezzo di carta piegato che teneva nei suoi jeans blu abbinati alla maglietta della mclaren. Apre il figlio e lo inizia a leggere con gli occhi, senza proferire parola, una volta finito lo accartoccia ed io rimango sorpresa da quel gesto  “Per una volta voglio fare di testa mia e non quello che dicono gli altri.”

Le sue parole mi riempiono il cuore di gioia, soprattutto dopo quello che era successo a Singapore. Ne avevamo parlato successivamente e sembrava che avesse capito la lezione.

L’autista si ferma davanti all’entrata degli hospitalites. È  arrivato il momento di entrare e di andare in pasto ai leoni, soprattutto io.

“Andrà tutto bene.” Lando una mano sulle mia e la stringe appena, io ricambio prima di uscire dalla vettura seguita da lui.

La sua addetta stampa ci raggiunge subito dopo per accompagnarci all’hospitalites mclaren. Lei ci avrebbe tenuto compagnia durante la conferenza, Lando mi aveva riferito  che la sua presenza era fondamentale per mediare tutti i giornalisti presenti altrimenti correvamo il rischio di passare tutta la giornata là dentro, ed io non avevo minimamente intenzione di farlo.

Timbro il mio pass seguita da Lando ed iniziamo a camminare. Non riesco a dire nulla, l’ansia si sta impossessando del mio corpo ed è già tanto se riesco a camminare con le gambe molli che mi ritrovo in quel momento.

Per mia fortuna l’hospitalites Mclaren è attaccato a quello Redbull vicino all’entrata.  

Preferisco togliermi subito il pensiero.

Davanti all’edificio mi aspetta Perez, aveva detto che ci sarebbe stato e di tutto si poteva dire sul Messicano ma non che non fosse un uomo di parola. Il vederlo lì mi fa ritornare quel sorriso che avevo perso da quella stessa mattina.

Mi avvicino a lui e lo abbraccio.

“Pronta?” Chiede accarezzando con una mano la mia schiena

“Sempre.” Mi allontano dalle sue braccia, poi mi giro verso Lando.  

Basta un semplice sguardo per capire che stiamo pensando la stessa cosa. Prendo la sua mano, le nostre dita si intrecciano in una presa indissolubile ed entriamo.

Davanti a noi ci sono più fotografi e giornalisti di quelli che mi sarei aspettata. Diverse telecamere e microfoni posti su un lungo tavolo posizionato su un rialzo contro la parete che riportava la scritta McLaren.  Ci sono due sedie, non ci vuole un genio per capire che quello sarebbe stato il nostro posto.

Salgo il piccolo gradino e mi accomodo su una delle due sedie, Lando prende posto al mio fianco senza lasciare la presa dalla mia mano. Quel contatto mi infonde coraggio.
Lando si sporge verso i microfoni e porta l'attenzione dei presenti su di lui.

HornerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora