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Nevaeh

Mi rivesto, sono sicura che mio padre si stia chiedendo dove sia in quel momento dato che dovevamo vederci con lui e mia madre. Se avesse usato un po’ di immaginazione ci sarebbe arrivato da solo ma penso che non volesse rimanere traumatizzato.

“Andiamo Lando.” Lo tiro per un braccio e lui si siede sul lettino dicendo qualcosa di incomprensibile. 

Anche io sarei rimasta volentieri la da sola con lui a parlare dei nostri progetti o semplicemente in silezio a guardarci fino a quando uno dei due non si sarebbe addormentato. Ma avevo accettato l’invito di mio padre e avrei fatto qualsiasi cosa pur di non farlo arrabbiare di nuovo.

Si alza finalmente in piedi prende una maglietta bianca ed un pantalone da una borsa da palestra posta su una sedia accanto al lettino. Io faccio lo stesso raccogliendo i miei vestiti sparsi qua e là per la stanza. Una volta indossate le scarpe  siamo pronti per uscire. 

Una volta usciti da lì non so più come comportarmi, prendergli la mano, camminare al suo fianco o qualche passo dietro. Perché subito i giornalisti si affollano intorno a lui per chiedergli qualche foto post gran premio o fare qualche domanda . Già perché quel giorno l’attenzione era tutta su di lui e Sainz, non avrei mai voluto essere al loro posto.

Il cellulare inizia a squillare il numero sullo schermo e quello di mio padre. Sicuramente si sta chiedendo dove sia.

Rispondo

“dimmi.”

“Ci vediamo all’entrata del paddock club, tua madre dice che qua c’è un buon posto dove andare a bere.”  

Già mia madre era esperta dei diversi locali che venivano all'estiti durante i gran premi. Non gliele facevo una colpa, infondo il 99% del tempo durante una gara lei lo passava là a girare tra i diversi negozi di merchandising e i locali creati per far passare il tempo ai meno interessati.

“Arriviamo, ci sta qualche giornalista che ci ostruisce il passaggio.” Dico con un po’ di ironia mentre continuo a passare tra la calca di gente che si era affollata intorno al pilota inglese.

“vi aspettiamo.”

Chiudo la chiamata. I giornalisti non sanno proprio cosa sia lo spazio personale e non riesco neanche a capire come Lando riesca a mantenere la calma nonostante tutto. Io non ci sarei riuscita, forse è per quello che il mio posto è come ingegnere e non come pilota.

“Non sei la ragazza di Charles?” uno dei giornalisti avvicina un piccolo registratore davanti alla mia bocca aspettando che io dica qualcosa. Ma non saprei come rispondere alla domanda. In realtà mi ha colto alla sprovvista e non solo a me, anche Lando si gira con un aria sorpresa dipinta sul volto. Lo guardo cercando un qualche consiglio, sicuramente sapeva meglio di me come comportarsi in una situazione del genere. Erano anni che le viveva.

Mi prende per un braccio costringendomi a correre fuori da quella calca di persone fino all'entrata del paddock club dove ci aspettano i miei genitori. Mio padre  è sorpreso dal vederci correre nella sua direzione ma poi guarda dietro di noi i giornalisti che sembrano inseguirci.

“Avanti entrate.” Ci indica con un gesto della mano l’entrata del piccolo locale illuminato da luci a neon. 

Forse là dentro siamo salvi.

“Perché non potevamo dire le cose come stavano?” chiedo al pilota inglese mentre lui cerca con lo sguardo un tavolo libero.

“La notizia della nostra storia non uscirà su un giornale da quattro soldi per sbaglio.” Dice mentre inizia a camminare verso un tavolo vuoto davanti al bancone del locale. Io lo seguo.

HornerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora