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Nevaeh
Dopo il bacio io e Lando non avevamo avuto occasione di parlare. Ma non potevo biasimarlo era sempre impegnato tra interviste e riunioni che era già tanto se riuscivamo a vederci a colazione. Ci sorridevamo e poi ognuno per la sua strada. Ma quei sorrisi mi bastavano per farmi capire che a me ci pensava.
“hey Nevaeh” alzo lo sguardo dal libro che tenevo sulle gambe. Dovevo studiare se volevo passare gli esami una volta tornata all'università. Perez mi guarda con la sua tuta Redbull addosso, già perché di lì a breve si sarebbero tenute le qualifiche per il weekend.
“Ciao Messicano” gli sorrido “Come stai?” il suo viso è visibilmente agitato, non riesce a nascondere la solita tensione pre gara.
Non vorrei mai stare nella sua situazione. Soprattutto perché in casa Redbull se non porti risultati vieni sbattuto fuori. Mio padre aveva adottato questa politica, che personalmente non appoggiavo, da quando Max era diventato campione del mondo. Non  accettata che il secondo pilota potesse portare dei risultati che non fossero all’altezza.
“Bene dai, sono abbastanza confidente.” Alza le spalle poi afferra il suo casco con il numero 11 posto sul muro alle mie spalle.
Già perché per l’occasione avevo deciso di infilarmi nel box Redbull, così mio padre non avrebbe avuto niente da criticarmi, almeno quella volta.
“So che ce la farai.” Gli sorrido e chiudo il libro che avevo ancora sulle gambe. Mi alzo così da poterlo abbracciare. Spero di infondergli un po’ di coraggio ma non sono per niente brava in queste cose.
“Non mi sono dimenticato che devi dirmi qualcosa” sussurra per non farsi sentire dai tecnici
“Pensa alla gara.” Mi allontano da lui e con un cenno del capo indico la sua vettura parcheggiata al centro del box dove molti meccanici cercavano di sistemare gli ultimi dettagli.
Lui non dice niente, indossa solo il caso pronto per le qualifiche.
Almeno questa volta sono riuscita ad evitare di parlargliene.
Prima che possa accendere il motore e farmi fuori un timpano, decido di incamminarmi verso l’aria del paddock dove era possibile guardare la gara senza disturbare il lavoro dei meccanici di casa Redbull.
Prendo posto su una sedia posta infondo alla stanza, odio stare in mezzo alla gente. In più i presenti mi conoscono e, se mi facessi vedere, passerei le qualifiche a sentire le loro chiacchiere e a rispondere a domande che non voglio che mi vengano fatte.
Finalmente le due vetture Redbull lasciano i box ed iniziano il loro primo giro per riscaldare le gomme. Dietro di loro, come un immensa macchia colorata, li seguono gli altri. Guardo fuori dal paddock  quando noto passare la macchina color papaia marchiata dal numero 4. Per  quanto so che non mi abbia vista, il sentirlo vicino, anche  un solo istante, fa fare le capriole al mio povero stomaco.
Le qualifiche iniziano pochi istanti dopo, max riesce subito a strappare il giro più veloce prendendo la prima posizione seguito da Leclerc e Hamilton. Perez e Lando non riescono ad andare come vorrebbero ed io non posso provare un forte dispiacere per entrambi. Fortunatamente però riescono a passare al Q2 che ricomincia dopo un breve cambio gomme da parte dei meccanici del mio team. La situazione che avevo visto nel Q1 cambia radicalmente, Max non riesce ad ottenere il tempo sperato scalando di qualche posizione che lascia al suo compagno di squadra, Leclerc invece riesce a migliorare strappando il giro veloce per quella parte di qualifica.
Dal muretto mio padre non è per niente contento, cerca di parlare a Max per capire la situazione ma è difficile riparare a dei possibili danni in 15 minuti di pausa tra una qualifica e l’altra. Quindi quando le macchine rientrano in pista per l’ultima parte della qualifica la pole è già nell mani di Leclerc seguito da Perez mentre Hamilton, quasi come se fosse una rivelazione di quel gran premio, riesce a prendere la terza posizione.
In quel momento la scuderia Redbull si divide in due. Chi è felice del secondo posto di Perez e chi è arrabbiato per la posizione che ha preso a fatica Max. Io non so cosa provare, sono felice per il mio migliore amico ma sicuramente mi dispiace per Lando. Mi sento quasi incolpa.
Esco dal box diretta, insieme agli altri, verso la zona dove si sarebbe tenuta la premiazione di Perez e degli altri due piloti. Vengo raggiunta da Max che tiene ancora il casco sottobraccio.
“Cosa vuoi?” Chiedo mentre lui con una mano si sistema i capelli
“Nevaeh vorrei parlarti senza che ci attacchiamo a vicenda.” Il suo tono è stranamente pacato, il che mi sorprende dato il suo carattere irascibile.
“Adesso? Max non credi che sia troppo tardi?” incrocio le braccia al petto cercando di capire dove volesse andare a parare. Se aveva ragione Lando, sicuramente il suo discorso si sarebbe incentrato su i suoi sentimenti nei miei confronti ed io cosa gli avrei risposto? Scusa ma provo qualcosa per un tuo amico? Si proprio la risposta più adatta per non scatenare l’ira dell’olandese.
“Dammi una possibilità” sembra quasi che mi stia pregando
“Ci vediamo quando avrai finito le interviste.” Indico con un cenno del capo la calca di giornalisti che si stava avvicinando pronti a chiedere cosa fosse successo alla macchina del campione del mondo.
Lui non mi risponde inizia con le sue interviste ed io sono pronta a scappare verso le transenne prendendo posto accanto a mio papà, giusto in tempo perché Perez viene a salutarci stringendomi in un abbraccio.
“Ci sei riuscito!” dico alzando la voce così da potermi far sentire, nonostante il casco che attutisce gran parte dei rumori.
Sento le sue braccia stringermi ancora di più prima di lasciarmi andare e passare ai suoi tecnici.

Lando:
Le qualifiche non erano andate come speravamo, avevo avuto qualche problema nel controllare la macchina e non eravamo riusciti a risolvere il problema, speravo solo che  per il giorno seguente tutto si sarebbe sistemato.
Scendo dalla vettura, sfilo il casco e sono pronto a rilasciare le solite interviste post qualifiche che mi avrebbero sicuramente chiesto spiegazioni su l’accaduto o sulle difficoltà riscontrate.
“Pensi che il problema si potrà risolvere in vista della gara di domani?” Mi chiede una giornalista posizionando un microfono vicino alla mia bocca, così che potesse sentire e registrare tutto quello che avrei detto
“Spero di sì..” Mi fermo di colpo perché proprio davanti a me ci sono Max e Nevaeh. Cosa ci fa con lui? Vorrei abbandonare le interviste e toglierla da sotto agli occhi dell’olandese con cui continua a parlare come se io non esistessi.
Sento una voragine farsi largo dentro di me in grado di inghiottirsi il mio stomaco. Forse è la stessa sensazione di gelosia che aveva provato Nevaeh quella sera in discoteca, ma io non l’avevo fatto apposta. Era quella ragazza che si era avvicinata a me, in più l’alcol che avevo bevuto non mi aveva aiutato ad opporre resistenza.
“Lando?” Mi chiama la giornalista tentando di riportarmi alla realtà ma non ricordavo nulla di quello che avevo detto poco prima.
“I miei tecnici ci stanno lavorando, stanno provando a risalire alla fonte del problema ci lavoreremo tutta la notte se necessario.” Cerco di riportare l’attenzione su di lei, per quanto sia difficile dato quei due davanti ai miei occhi.
Finalmente le domande finiscono e nessuno me ne rivolge altre, quindi riesco ad uscire da quella folla di gente. Prendo Perez da sotto il braccio e lo trascino fuori con me.
“Hey che succede?” Mi chiede perplesso dalla mia reazione
“Sai se nevaeh prova ancora qualcosa per Max?” Chiedo a bruciapelo e lui rimane con un espressione sorpresa sul viso.
“Perché me lo chiedi?”
“dimmelo e basta”
Avevo bisogno di risposte e lui era l’unico che poteva darmele.
“allora è vero che tra voi due c’è stato qualcosa l’altra sera in discoteca.” Mi da una pacca sulla spalla come se si volesse complimentare con me.
Non so chi glielo abbia detto, forse Nevaeh? Pensavo che fosse un nostro segreto non che lo dicesse qualche istante dopo al suo migliore amico.
“comunque non credo” alza le spalle. Quella risposta non mi rassicura affatto, fa insinuare solo altri dubbi nella mia testa. “stai tranquillo”
Già, fosse facile quando la ragazza che ti piace parla con il suo ex proprio davanti ai tuoi occhi e tu non puoi farci proprio nulla.
Non aggiungo altro lascio Perez lì mentre mi incammino nella direzione dove stavano poco prima Max e Nevaeh. Hanno finito di parlare e non sono più lì, ho paura che qualcosa nelle parole di Max le abbia fatto ripensare al loro passato, portandola via da me e che, magari, sono andati insieme da qualche altra parte.
Per fortuna le mia paure sono infondate, Max non è con lei è rientrato nel box Redbull mentre lei continua a camminare sulla pit lane trafficando con il suo cellulare.
“Hey” Mi avvicino, lei alza lo sguardo dallo schermo e mi sorride. Quel semplice gesto basta a riscaldarmi il cuore, per diversi giorni ce ne eravamo scambiati senza riuscire  a dire una parola.
“Ciao Lando” mi saluta in modo distaccato e capisco il motivo, suo padre è qualche passo più avanti rispetto a noi intento a parlare con un suo ingegnere
“Ho visto Max prima con te”
“Si quindi?” Mi chiede cercando di capire dove volessi andare a parare. I suoi occhi chiari mi scrutano, riesce a leggere nei miei “Mi ha solo detto cose che già sapevo” cerca di tranquillizzarmi.
Forse aveva intuito che la vicinanza tra i due aveva acceso in me la paura di perderla.
“Posso venire da te stasera?” Chiedo a brucia pelo. So che non era la migliore idea che mi potesse venire in mente, ma non avevo voglia di passare un altro giorno distante da quella ragazza, come ero stato costretto a fare dopo il nostro bacio. Avevo ancora voglia di assaporare quelle labbra e di sentirla mia, anche se di nascosto
“Lando sai che è pericoloso” Mi risponde lei, si gira verso di me lasciando sempre una certa distanza tra i nostri corpi. Non vuole far sospettare niente a suo padre.
“Lo so ma ho bisogno di stare del tempo da solo con te.  Mi sei mancata in questi giorni.”
Mi guarda e sorride, so che le hanno fatto piacere quelle parole e so che gli sono mancato anche io. Lo stare lontani ci torturava e avrei rischiato qualsiasi cosa pur di poterla riavere tra le mie braccia.
“Starò attento.”
Non aggiungo altro perché suo padre si gira verso la nostra direzione e così sono costretto a lasciarla lì da sola.

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