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"Candy, aspetta!"

Il piccolo Timothee cerca di inseguirmi, ma io cammino troppo velocemente per le sue gambine minute.

"Scendi da Jennifer, Tim." Gli apro la porta del terrazzo per incentivarlo a rientrare in casa.

"Ma...!" Cerca di protestare lui. "...Che cos'è successo?" Chiede con occhietti imploranti tentando di togliersi la sciarpa in cui si è ingarbugliato da solo.

"È successo che quando gli adulti parlano, combinano solo casini!" Lo aiuto a liberarsi dal groviglio e sbatto a terra la sciarpa con nervosismo. "Adesso va' a fare colazione. Spiegherò io a Fer perché sei in ritardo." Ribadisco secca.

"Ma tu sei triste!" Prova a ribattere lui, ma io non transigo.

"Scendi queste cazzo di scale, Timothee!"

Mi copro subito la bocca con le dita, invece l'espressione del bambino si affligge e le sue iridi grigie diventano lucide.

"M-Mi dispiace tanto..." Mi inginocchio davanti a lui. A differenza del modo in cui ho alzato la voce con l'intervento precedente, adesso a malapena sussurro. "Scusami tanto, Timothee... Non sono arrabbiata con te, te lo giuro..." E cerco un contatto provando a posargli una mano sulla spalla.

Lui abbassa la testa, tira su col naso e inizia a singhiozzare.

"Tim...?" Lo chiamo con una morsa al petto che fa salire il magone anche a me. "Timothee, di' qualcosa..." Lo incoraggio, sentendo a mia volta gli occhi pizzicare.

"I-Io non capisco..." Farfuglia debolmente passandosi la manica sul naso. "Non capisco gli adulti..." Singhiozza e incassa la testa tra le spalle.

"Lo so..." E viene da piangere anche a me. "Nemmeno io..."


Il brunetto mi precede. Scende i gradini uno alla volta, facendo attenzione a dove mette i piedini per non correre il rischio di scivolare sulle scale un po' troppo ripide per lui. Io sono poco più indietro, osservo la sua testa che, per fortuna, ha capito che il mio scatto di prima non è stata colpa sua ed è visibilmente più rilassato. È soprattutto emozionato per aver incontrato Spiderman, ma credo sia stato un po' turbato dall'avvenimento sul terrazzo... E ho paura che non sappia nemmeno il motivo.

La motivazione è che, semplicemente, lui è un puro bimbo che assorbe tutto ciò che ha attorno come una spugna e il mio malumore gli si è appiccicato addosso senza che se ne accorgesse, ma per semplice riflesso.

...Almeno adesso andiamo in mezzo a persone allegre però!

"Dove diavolo eravate finiti?!" Jennifer si apposta sul fondo delle scale con le mani sui fianchi e la fronte corrucciata. "Noi abbiamo mangiato senza di voi! Potreste anche avvisarci prima di sparire!"

"Candy ha detto che sarà lei a spiegarti perché sono in ritardo per la colazione!" Il piccolo brunetto sguscia tra le gambe della rossa e zampetta a tavola per recuperare la sua ciotola abbandonata lì.

"C-Ci puoi scommettere!" Replica la mia coetanea un po' sbalordita. "Ti ha chiamato Candy..." E si gira verso di me, che ho terminato i gradini e sono arrivata al suo cospetto.

Non l'avessi mai fatto. Ho fatto a malapena in tempo a notare il breve momento in cui le è salito il sangue al cervello.

"Dove siete andati, Candra?!" La ragazza schizza su tutte le furie e solo allora mi rendo conto di aver ancora addosso il fazzoletto di stoffa.

Cazzo.

"D-Da nessuna parte!" Me lo levo in fretta e furia e cerco di sorpassarla, ma lei fa di tutto per impedirmi di passare.

Hogar  || Miguel O'HaraxOC ☽Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora