Beyond the wall

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Dopo aver dato una mano a sgomberare l'isolato dai ficcanaso e aiutato i vigili del fuoco a spegnere l'incendio nel laboratorio clandestino, mi sono fermata al supermercato lì vicino. I camion da trasporto sono arrivati con nuovi carichi e come ogni settimana, in accordo con i proprietari, io mi occupo dello smaltimento alimentare. In sostanza, recupero la merce poco gradevole alla vista e gli avanzi che rischiano di andare oltre la data di scadenza.

È un lavoro duro e impegnativo, ma dà una grande gratificazione personale impedire tali sprechi.

Quindi, come ogni giovedì, passo almeno due ore portando le scorte in centri dove l'indomani i cittadini più poveri si recheranno a rimediare un po' di cibo.

Beh, ovviamente anche l'Hogar rientra in questa categoria, essendo un orfanotrofio isolato dalla società e senza alcun appoggio da parte del governo.


°°°


"È arrivato Babbo Natale!" Entro dall'ingresso principale tenendo casse e sacchetti in un sacco fabbricato dall'intreccio della mia ragnatela. Lo tengo sulla schiena in un modo che mi fa ingobbire come una vecchia di sessant'anni in più e onestamente non vedevo l'ora di poterlo depositare a terra.

Un'orda di bambini accorre al mio cospetto, battono le manine in aria e saltellano contenti alla vista del bottino con cui sono tornata.

Anche Jennifer mi viene incontro. Lascia il tavolo da pranzo assicurandosi che il piccolo Cruz sia sazio e mi raggiunge pulendosi le mani con un tovagliolo di stoffa sfilacciata.

"Di solito non finisci le consegne all'alba? Ormai siamo a metà mattinata..." Chiede confusa, aiutandomi a scaricare la merce che sto spostando dal pavimento alla tavola. "Se avessi saputo, avrei detto ai bimbi di aspettare a fare colazione. Noi abbiamo appena finito... Ti preparo qualcosa?"

"Non preoccuparti, Fer..." Trascino una massiccia scatola di legno chiaro fuori dal reticolo di tela. "Ho mangiato strada facendo. Il fornaio ha fatto un'eccezione visto che gli ho dato una mano a risolvere una baruffa con un cliente e in cambio mi ha offerto una brioches." Mi tiro dietro l'orecchio una ciocca del ciuffo e mi accuccio per rimuovere il coperchio dalla cassa.

"Hanno scaricato tardi di nuovo?" Domanda la rossa iniziando a tirare fuori buste e sacchetti di alimenti vari, seguita a ruota dai bambini disposti in fila indiana.

I ragazzini formano una catena di montaggio per trasportare gli oggetti, prevalentemente i più leggeri, all'adulta appostata davanti al frigo della cucina. Ormai hanno capito come funzionano le cose e qual è il metodo più efficace per rendersi d'aiuto.

Vederli così disponibili e collaborativi è un grande motivo di orgoglio, soprattutto perché svolgono il loro lavoro senza nemmeno bisticciare!

"Già, erano in ritardo anche stanotte..." Dico facendo un mezzo sorriso. "Ma ho avuto anche altri contrattempi. Ho aiutato i vigili del fuoco a spegnere l'incendio... L'hai visto?" Chiedo alzandomi in piedi ravvivandomi i capelli.

"Le fiamme erano parecchio alte..." L'amica annuisce sistemando gli ortaggi nel frigorifero. "Feriti?"

"Nessuno." Nego col capo e mi appoggio col fondoschiena al tavolo per prendermi un attimo di pausa, ma sono costretta a staccarmi subito, come avessi preso una scossa proprio sul punto in cui mi sono appoggiata.

Ho ancora addosso il giaccone pesante, ma il dolore che ho percepito ha tutta l'aria di essere un livido.

"Era... Era programmato..." Aggiungo sovrappensiero, sfilandomi il bavaglio e aprendo la cerniera dell'indumento con un colpo secco.

Hogar  || Miguel O'HaraxOC ☽Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora