Butterflies

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Dana mi è salita a cavalcioni e ha iniziato a baciarmi con cura. Le sue dita mi lisciano dolcemente il viso, scendono sulle spalle e sul torace allargando la scollatura dell'accappatoio per farmi capire il suo volere di spogliarmi.

Nel mio soggiorno c'è un'atmosfera piuttosto suggestiva. Le luci sono soffuse e la mia fidanzata ha riempito due calici con dell'ottimo vino rosso, ma purtroppo né le attenzioni fisiche né l'incentivo alcolico sono sufficienti a farmi uscire dallo stato di assenza di coinvolgimento.

Sono fottuto, altroché.

Non solo non riesco a pensare ad altro che al fatto che stiamo pomiciando sullo stesso divano in cui ho nascosto il mio costume, che tra parentesi, si trova esattamente sotto al mio culo, ma tutto questo... Tutto questo mi ha colto alla sprovvista.

Normalmente ne sarei stato felice, ma non oggi.

Oggi proprio no.

Ho alcuni ematomi che non sono ancora spariti del tutto e se la mia compagna li vedesse, sicuramente si allarmerebbe. Sono appena tornato dal Downtown, sono stato inseguito sia laggiù che quassù, prima dai Cani da guardia e poi dall'Occhio pubblico e sono stremato. Voglio farmi un bagno, poi una bella dormita, ripulire l'organismo dal malessere che mi dà il soppressore ormonale che ho preso prima di incontrare Makura.

Sono successe troppe cose.

Inoltre, cosa più importante... Amore mio, non so come dirti che puoi stuzzicarmi quanto vuoi, ma prima di domani mattina non mi si alzerà mai.

Prendo le mani della mia ragazza e le allontano delicatamente dal mio volto.

"Dana..." Cerco di usare un tono di voce benevolo, in modo che non pensi che le sue accortezze mi diano fastidio. "So che è da tanto che non passiamo del tempo insieme, ma..." Mi interrompo.

La sua espressione ha una velatura di tristezza e l'ultima cosa che voglio è ferirla.

"...Ma sono veramente esausto."

Le sfioro una guancia, mentre lei mi osserva per tentare di comprendere cosa mi succeda.

È così trasparente da leggerglielo in faccia.

"Sei distante ultimamente, Miggy..." Mugola amareggiata.

"Lo so." Le lascio un bacio sul dorso della mano. "E mi dispiace, ma..." Provo a pensare a qualcosa di adatto da dire o fare, ma non mi vengono in mente molte alternative.

Alla fine, l'abbraccio.

"Scusami..."

Non so come io sia riuscito a passarla liscia, ma la bruna si è rivelata più comprensiva del previsto.

Non posso accontentare alcuni dei suoi bisogni, ma questo non significa che io non possa prendermi cura di lei in altri modi.

Mi sono riservato del tempo per lavarmi, dopodiché le ho proposto di fermarsi a dormire qui.

L'ho baciata, vezzeggiata, viziata per tutto il tempo necessario affinché fosse così stanca da crollare dal sonno.

Lei si è addormentata, mentre io, per quanto fossi sfinito dalla giornata, mi ritrovo sveglio e senza la minima voglia di chiudere occhio.

Mi sono seduto sul davanzale interno della finestra e ho la schiena appoggiata al muro, un ginocchio al petto e il braccio abbandonato sopra.

La mia donna dorme beatamente tra le lenzuola di seta, non si è nemmeno accorta che non le sono accanto.

Mi accarezzo il labbro inferiore con le dita. Le falangette vicino al mio naso odorano ancora di Dana, della sua pelle, la sua carne e i suoi umori. Percepisco anche il suo sapore sulla punta della lingua. Un retrogusto salato e contornato da un lieve aroma di vino.

Hogar  || Miguel O'HaraxOC ☽Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora