Atto 8 - Edizione Speciale

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L'articolo di Adriano Folcri prese un'intera pagina di "Inside". Uscito in edizione speciale, due giorni dopo il fatto, il magazine titolava "Anteprima Esplosiva". Nel catenaccio si leggeva: «Ore di terrore all'anteprima stampa dell'ultimo film dell'ispettore Corallo. Un folle imbottisce di esplosivo l'attore Jamie Sinclair (l'intervista a pag.2), minacciando di far saltare in aria l'intera sala».

Solo a metà colonna si chiarivano i motivi che c'erano dietro quel gesto. Folcri citava Billie Bob Shelton come il vero autore della sceneggiatura del Portasigarette cinese, precisando come la produzione avesse omesso il suo nome a favore di quello più noto e prestigioso di Stabby Ty Art. Naturalmente, aveva chiarito che si trattava della produzione internazionale e non di quella italiana, che era rimasta coinvolta con tutta la stampa in quel sequestro da incubo. Aveva dovuto farlo visto che Riccardo Freddi aveva acconsentito a inserire "Inside" tra i media che avrebbero avuto una privata con Sinclair.

Il resto era un resoconto più o meno fedele dell'accaduto. Citava il nome di Olivia, descrivendola come la coraggiosa ragazza che era riuscita a fuggire dalla toilette, dove era stata sequestrata dal folle, ponendo fine a quella brutta vicenda. Per la verità su quell'aspetto era stato il più vago possibile, su precisa richiesta di Olivia. Così, un po' con l'ingegno di chi è solito arrangiarsi, un po' con i particolari di quanto era accaduto in sala, aveva imbastito un articolo accettabile che era solo il preludio all'intervista con Sinclair, ottenuta il pomeriggio precedente alla pubblicazione.

Quando si era recato all'albergo dove soggiornava l'attore, lo aveva trovato nella hall, intento a sorseggiare un whisky. Gli era sembrato un po' provato, ma era stato gentile e aveva risposto a tutte le sue domande, non tralasciando i suoi sentimenti per quanto era successo. Folcri gongolava. Il caporedattore gli aveva assicurato che solo pochi quotidiani erano riusciti a strappargli un colloquio. Che la loro rivista fosse arrivata dove altri magazine solo sognavano era solo un preludio al futuro roseo che gli avrebbe garantito sempre più polso nelle decisioni redazionali. Prima o poi sarebbe riuscito a strappare a Olivia ben altro che qualche dichiarazione, aveva garantito al suo capo. Dopotutto, l'aveva fatta entrare lui nel cinema. Questo significava che era responsabile dei brutti momenti passati dalla ragazza, ma anche del fatto che grazie alla sua presenza, la faccenda si era risolta nel migliore dei modi.

«Voglio un'intervista dettagliata con questa Olivia. Anche se dovessi metterci una settimana a convincerla. Non oltre, perché il sequestro all'anteprima sarà preistoria» gli aveva intimato il caporedattore. Folcri temeva che né in una settimana né in capo a un mese sarebbe riuscito a farsi rilasciare un'accurata descrizione dei fatti della toilette.

Quando era riuscito a sentirla, il giorno prima della pubblicazione dell'articolo, avevano scambiato qualche frase di circostanza. Poi Folcri si era fatto coraggio e le aveva chiesto di rilasciargli qualche dichiarazione. Olivia si era detta disponibile e gli aveva dato l'indirizzo di casa, pregandolo però di non accennare neppure alla parte finale della tragica vicenda. Folcri, entusiasta della disponibilità, aveva capito immediatamente a cosa si riferisse, dal momento che vari quotidiani avevano riportato il nome di Olivia Pegna, la coraggiosa ragazza che era riuscita a sfuggire al sequestratore inglese, titolando l'articolo «Tacchi Letali!» riferendosi naturalmente al fatto che lo aveva ucciso a colpi di tacco. Un particolare che era stato fornito da qualcuno della polizia, evidentemente, visto che nessun altro poteva esserne a conoscenza.

Quando si erano incontrati, Olivia gli era apparsa stanca e ancora scossa. Le aveva fatto anche un po' di tenerezza, con quelle scarpe da ginnastica e i jeans da ragazzina, leggere occhiaie e i capelli legati in una coda di cavallo che le lasciava scoperto il viso. Cercando di sembrarle il più premuroso possibile, aveva chiesto le sue impressioni su quella mattinata da incubo, notando che lei evitava ogni volta di toccare il tasto della conclusione del sequestro.

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