Capitolo 13.2: L'avvento dell'imperatrice

19 4 12
                                    

Soli contro l'impero, Art e Julius vennero scortati in carcere e gettati in una cella.

Per tutto il tempo, Julius non aveva detto una sola parola. Di contro, il fratello aveva parlato anche per lui.

Quando le guardie chiusero le grate a chiave, Art vi si scagliò contro con violenza. «Maledizione, fateci uscire!» Gridò. La collera stava prendendo il sopravvento, la paura di finire con il capo mozzato era sempre più concreta.

 «Non voglio morire, non prima di aver messo le mani su Elyse Regan.» Si voltò verso il fratello, «Julius... di qualcosa.»

Julius si posò sulla parete di pietra e si lasciò cadere a terra. Si passò una mano sui riccioli castani e definiti. Lo sguardo truce, rivolto verso il basso. Art non seppe interpretare lo stato d'animo del fratello. Non lo aveva mai visto arrabbiarsi, non lo credeva possibile, fino a quel momento.

«Io la ammazzo con le mie mani» disse furioso. «Giuro che la ammazzo con le mie mani per quello che ha fatto a mio padre!» Scagliò un pugno contro la pietra ferendosi le nocche, ma non gli parve importare. «La ammazzo, Giurò che la ammazzo!» Ribadì con veemenza.

«Nostro padre se l'è cercata» rispose Art voltandogli le spalle. «È stato lui il primo a organizzare una congiura contro l'imperatore. Elyse non ha fatto altro che attuare la sua vendetta.» Erano stati loro gli usurpatori, infondo.

D'impeto, Julius si alzò da terra, fece due ampie falcate raggiungendo il fratello, lo strattonò, costringendolo a voltarsi, e lo schiaffeggiò con forza. «Tu non hai capito niente, Art. Nostro padre ha fatto ciò che era più giusto per il bene della Valesia.»

«Uccidendo a sangue fretto l'imperatore e mettendosi al suo posto?» Un ghigno isterico comparve sul volto di Art. «Come avevo fatto a non capirlo subito? La ricchezza della nostra famiglia, quelle riunioni interminabili nel suo studio con altri senatori, tu sapevi ogni cosa, Julius. E mi avete tenuto sempre all'oscuro di tutto.»

«Ho ubbidito alla sua volontà» si limitò a rispondere il fratello. «Se solo quella notte Elyse Regan non fosse riuscita a fuggire, a quest'ora saremo i fautori dell'alba di una nuova epoca, l'epoca in cui l'impero è tramontato.»

Art ascoltò sgomento le parole di Julius. «Che cosa? L'intento di nostro padre era smantellare il potere centrale?»

«Ai giorni nostri, una struttura organizzativa che accentra il potere decisionale su un'unica persona è antiquata, Art. L'impero non ha più ragione di esistere, ma Elyse è convinta del contrario e non accetterà di lasciare il suo scranno con le buone. Non resta che contrastarla con le maniere forti.»

Art era confuso, per quanto detestasse Elyse, era sempre stato convinto che fosse nel giusto. Lo dimostrano gli anni passati in accademia e la missione a forte Pietraguzza. Tuttavia, le parole del fratello gli avevano fatto aprire gli occhi sulle vere necessità del continente. Inoltre, Elyse aveva ucciso suo padre e per quanto lo avesse detestato, Daniem era pur sempre parte della sua famiglia. 

Strinse i pugni. Doveva reagire se voleva avere una possibilità di aver salva la vita. «Discuteremo fuori di qui ciò che è giusto o meno per il continente. Ora dobbiamo pensare a un piano o finiremo alla forca, ed Elyse avrà vinto.»

In tutta risposta, Julius lanciò un pugno contro il muso di Art che indietreggiò, stordito. «Ti è andato a male il cervello? Che ti salta in mente ora?»

«Colpiscimi.» Rispose risoluto Julius.

Art ci mise un po' a capire. «E va bene, se proprio insisti.» Rispose al pugno subito con un montante sullo stomaco del fratello. 

Si presero a pugni in modo plateale attirando inevitabilmente l'attenzione delle guardie. Intervennero in due per cercare di placare il litigio. Quando le grate della cella si aprirono, Art e Julius si avventarono su di loro. Art era più robusto del fratello ed era un guerriero che aveva ricevuto una formazione di prim'ordine all'accademia di Benicassia. Disarmò la prima guardia, prendendo possesso della sua spada. La gambizzò e, quando fu a terra, la trafisse alla gola. Fu il turno del secondo; schivò il fendente nemico, lo aggirò e lo trafisse alle spalle.

«Allora nostro padre non ha buttato soldi facendoti frequentare l'accademia.»

«Risparmia il fiato, fratello. Ora ci aspetta una lunga corsa.»

Attesero il momento propizio e sgattaiolarono fuori dal loro nascondiglio col favore delle tenebre. Colsero di spalle altre due guardie e proseguirono verso l'uscita del carcere.

Quando finalmente furono di nuovo alla luce del sole, corsero verso il trambusto cittadino confondendosi tra la folla. Erano scampati alla forca, ma dovevano lasciare la città prima che si diffondesse la notizia della loro fuga. 

Il loro sguardo puntò dritto verso un carro coperto da teli e trainato da un cavallo. Presero la rincorsa e vi si gettarono all'interno senza destare il minimo sospetto del conducente. Per loro fortuna, il carro era destinato ad andare fuori le mura. Quando furono a debita distanza dalla città, Art prese in ostaggio il cocchiere e lo spinse giù dal carro. Non voleva ucciderlo, ma solo rubare la sua cavalcatura. Tagliò le corde che tenevano legato il mezzo all'animale e vi salì in groppa. Julius lo imitò. Infine, Art spronò il cavallo a tutta velocità verso sud.

«Dannato, mi hai fatto davvero male.» Constatò Julius massaggiandosi la guancia.

«Dovevo essere credibile.» Si limitò a rispondere Art. «E poi volevo fartela pagare per lo schiaffo.»

Julius sorrise, mesto. «Il disegno di nostro padre era più grande di quanto io stesso avessi potuto immaginare. Nemmeno io conosco tutti i dettagli, Art. Un giorno ammise a se stesso che aveva commesso un grosso errore a coinvolgermi, non voleva quindi commettere lo stesso errore con te.»

«Da quanto premeditava tutto ciò?»

«Dal giorno in cui prese in sposa nostra madre.»

Art tirò le redini del cavallo che arrestò la corsa. «Che cosa centra nostra madre ora?» 

«Lei proveniva da una nobile famiglia decaduta. Tutta la ricchezza di suo padre venne acquistata da un plebeo arricchito sotto lo sguardo compiaciuto dell'imperatore, nonostante egli avesse sempre servito con dedizione l'impero. Per salvarsi dalla rovina, vendette sua figlia al miglior offerente. Fu nostro padre a prenderla con sé, facendosi, da quel momento, interprete dell'insofferenza della nobiltà, che vedeva il suo prestigio e il suo potere minacciato dai cavalieri e plebei arricchiti, appoggiati dall'imperatore perché giudicati più affidabili nel governare.» Spiegò Julius.

«Ora capisco...» Art si sentiva uno stupido. Dunque questa era sempre stata la battaglia personale di suo padre.

«Spero ora sia più chiaro.» Julius prese le redini dalle mani di Art e costrinse il cavallo a riprendere la corsa.

***

Cavalcarono fino allo sfinimento, fermandosi per una sosta soltanto quando si sentirono abbastanza al sicuro e lontani dalla capitale. Art si lasciò cadere a terra, esausto.

Julius scese da cavallo e fece alcuni passi per sgranchirsi le gambe. Incrociò poi le braccia al petto, pensieroso.

«Che ne sarà di noi?» Chiese Art.

«Per ora, altro non possiamo fare che fuggire. Dobbiamo mettere più distanza tra noi ed Elyse. Ci ritireremo a Dalen.»

«E una volta che saremo lì che cosa faremo?»

«Ergrauda di Sygrovia aveva un solido rapporto con nostro padre fatto di clientelismo e favoritismi. Sono convinto che non ci volterà le spalle nel nome dell'amicizia che lega le nostre due casate. Una volta ottenuto asilo, Inizieremo il nostro piano di liberazione del continente da Elyse.»

Art aveva appreso dai libri dell'accademia che la torrida estate Daleniana non avrebbe perdonato, nemmeno le insidiose vipere del deserto. Si prospettava un viaggio faticoso e molto pericoloso. «Sei deciso a portare avanti il sogno di nostro padre, costi quel che costi.»

Julius annuì. «Sarai con me?»

Alla luce di quanto suo fratello gli aveva detto sul contro del loro padre, stentava a credere che egli fosse mosso da simili ideali. Capì che infondo non lo aveva mai compreso. Se ne rammaricò. «Sarò con te, fratello. Vendichiamo nostro padre» disse infine.

Si rialzò e porse la mano al fratello che la strinse con decisione.

La figlia dell'imperatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora