Capitolo 21: Visionario

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Anno 4250, Impero di Valesia, Capitale di Benicassia

«I forti al confine con le regioni di Arcadia e Glarissia stanno cadendo uno dopo l'altro. Dopo Forte Torrechiara, anche Forte Pietrattusa è passata in mano ai ribelli.» Elyse appoggiò una mano sul parapetto di marmo del terrazzamento del suo palazzo. I colori del tramonto tingevano di diverse sfumature di arancio il cielo e la capitale.

«Se devo fare qualcosa non hai da che chiedere» proferì Lance alle sue spalle.

«È solo colpa dei fratelli Gunther. Quel giorno dovevo riservare loro la stessa fine del loro padre.» Alzò una mano al cielo e d'impeto la strinse a pugno.

Lance si limitò a scrutare la sua imperatrice che in quel momento gli dava le spalle; i lunghi capelli argentei sciolti sopra il mantello blu volteggiavano sospinti da un vento leggero.

«Sono passati quasi tre anni da quando sono diventata l'imperatrice. Non ero consapevole del mio nuovo potere, e forse, non lo sono nemmeno ora. Io volevo solo essere forte e vendicare mio padre, ma non ne conoscevo le implicazioni, fino a quando non l'ho visto con i miei occhi. Il demone che anela dentro me brama di uscire, ma se lo facessi, rischierei di perderne il controllo oltre che la coscienza di me stessa e di ciò che sono. Diventerei un mostro spinto solo da un feroce istinto animalesco e la cosa mi disgusta.» Il braccio le cadde lungo il fianco. Si voltò, incrociando il suo sguardo «egli deve rivelarsi il meno possibile, ma al contempo... Incutere timore. I fratelli Gunther lo sanno, sono certa che mi temano, ma nonostante tutto mi sfidano. L'uccisione di Daniem Gunther è stata la mia personale vendetta e tutto doveva concludersi in quel frangente. Invece, è diventata la scintilla che ha fatto innescare una fiamma che comincia a diventare dura da estinguere senza ricorrere al mio potere.»

«Non vorrai...»

«Ero convinta di poter risolvere la questione dei ribelli senza scendere in campo, ma a quanto pare è giunto il momento di rimetterli al loro posto.»

Lance socchiuse le labbra, indeciso. Non voleva permettere che la sua imperatrice facesse il lavoro sporco. Non c'era altro modo per evitare l'ascesa di Elyse?

Sì, un modo c'era. Avrebbe risolto lui la questione una volta per tutte, cosicché la sua amata non dovesse rischiare di rimanere per sempre un mostro senza possibilità di ritorno. «Sarò io a sconfiggere i ribelli.» Disse d'impeto. «Non occorre che vi sporchiate le mani se sarò io a scendere in campo al posto vostro.»

Dopo attimi di titubanza, Elyse si pronunciò. «Se mi deluderai, sarò io a darti il colpo di grazia.»

***

«Ehi Mitia, vuoi darti una mossa?» Onara girò i tacchi sulla strada lastricata di pietra della città di Sygrovia e sbuffò.

«Solo perché ora tuo padre finanzia L'Alleanza non ti da il diritto di prenderti queste libertà con me.» Protestò Mitia. «Quindi riprenditi la tua roba o lascio qui in mezzo alla strada.»

Onara tornò sui suoi passi e gli afferrò la guancia tra il pollice e l'indice. «Non ci provare nemmeno.»

Mitia mollò a terra due borse ricolme di cianfrusaglie e scostò dal suo volto la mano di Onara. «Senti, ne ho abbastanza. Perché hai voluto che ti seguissi? Non ho tempo per queste cose, devo tornare da Art.»

«Altrimenti continuerà a fare qualcosa di stupido?» Onara raccolse le sue cose e gli voltò le spalle. «Dammi retta, Mitia. Lascialo perdere o ci rimarrai secco. È molto meglio restare qui a fare compere con me.»

La figlia dell'imperatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora