Capitolo 22: Sangue del mio sangue

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Lance scrutava assorto il viale sterrato e delimitato ambo i lati da una fila di cipressi. Dopo sei lunghi anni, era tornato alla sua casa natale. Scese da cavallo e lo tenne per le briglie.

Dei suoi familiari, mai una lettera. Mai una notizia.

Fece un passo, un altro ancora, indeciso se continuare o lasciar perdere.

Si era comportato da ingrato nei loro confronti? Forse sì, ma il dovere di servire l'Impero lo aveva spinto a compiere la scelta di stare al fianco di Elyse Regan.

Nel frattempo, Eribert si stava occupando di organizzare le truppe a Forte del Lupo. L'accampamento militare distava poche ore di viaggio a cavallo dalla sua casa e così si era concesso una deviazione.

Sovrappensiero, giunse ai piedi della dimora di suo padre, una villa modesta come lo stile di vita che conduceva, fatta di mattoni e legno, compatta e con piccole finestre. Andreis Ayne era un uomo di montagna e poco avvezzo allo stile di vita che conducevano gli abitanti dell'Impero nelle grandi città.

Dallo stipite della porta d'ingresso, una serva parve riconoscerlo; si mise le mani alla bocca e corse dentro. Era così che si accoglieva il futuro erede di casa Ayne?

Non gli importò e varcò la soglia di casa. Un fiume di ricordi di un'infanzia passata lo investì. Fu piacevolmente sorpreso nel notare che poco, in quel luogo, fosse cambiato; i suppellettili e i quadri erano uguali a come li ricordava.

Avvertì dei passi riecheggiare nell'atrio. Da una stanza alla sua sinistra, si palesò un uomo di mezza età; qualche ruga in più gli solcava il viso squadrato e contornato da una folta barba bionda, mentre i capelli biondi erano stati legati in una piccola coda sulla nuca. Era in tenuta da caccia, ed era appena rientrato, dati gli stivali sporchi di terra.

«Padre.» Esordì Lance.

Dopo attimi di esitazione, Andreis si pronunciò: «Figlio mio. Bentornato a casa.»

***

Art salì le scale della torre più a est di Forte Torrechiara, con passo felpato entrò in un corridoio dove si affacciavano alcune porte. Si presentò davanti a quella della stanza di Sinisa. Si guardò attorno e, certo di essere solo, bussò.

Julius lo aveva trattenuto più del necessario, ammonendolo sull'importanza della missione e sincerandosi che avesse capito come avrebbe dovuto affrontare Andreis Ayne. Sbuffò. Non c'era bisogno che lo trattasse come un moccioso alle prime armi. Sapeva cosa doveva fare.

Dopo un momento di attesa, sulla soglia si presentò Sinisa. Indossava degli indumenti maschili, di qualche taglia più grandi di lei. Le gote le si arrossarono. Distolse lo sguardo e con fare distratto cominciò a tormentarsi una ciocca di capelli biondi. Gli fece cenno di entrare e richiuse la porta alle sue spalle.

«Mi ero convinta che non saresti più venuto.»

«Julius ha voluto darmi tutti i dettagli della prossima missione. È stato piuttosto meticoloso.»

Sinisa annuì. «La partenza è prevista per domani...»

«Mentre marcerai verso Forte del Lupo, io andrò a nord e mi unirò ad Andreis Ayne e il suo seguito. Il successo della missione si baserà sul tempismo e la coordinazione delle forze alleate in campo.»

«Non intendevo questo, Art. È tardi, forse non...»

Al diavolo cosa avrebbero affrontato l'indomani. D'impeto, le si avvicinò e le prese il volto tra le mani. La cavaliera sussultò.

La figlia dell'imperatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora