Capitolo 13.1: L'avvento dell'imperatrice

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Daniem sedeva sullo scranno che spettava all'imperatore al centro dell'assemblea del senato. I senatori erano disposti a semicerchio e ognuno aveva il suo posto fisso. Per garantire visibilità a a tutti verso il centro dell'aula, le file posteriori erano rialzate.

L'ordine del giorno prevedeva lo stato della riscossione dei tributi nella regione Glarissiana. La parola era stata presa dal senatore Ciltus Itri: «servono termini più precisi sul calcolo delle imposte sul grano. Alcuni pubblicani ne hanno tratto fin troppo vantaggio ai danni del pop-»

Non terminò la parola che un forte boato catturò l'attenzione dell'intera assemblea. Pochi istanti dopo una scossa di terremoto fece perdere l'equilibrio ai presenti.

«Il terremoto, usciamo di qui!» Gridò un senatore.

Alcuni calcinacci si staccarono dal soffitto costringendo alla fuga i senatori. Daniem si affrettò anch'esso a lasciare l'aula. I primi a uscire all'esterno si bloccarono, paralizzati. Chi era rimasto ancora dentro cominciò a spingere. Alcuni caddero a terra finendo calpestati dalla calca. Non capendo il motivo di tale disordine, Daniem richiamò alcune guardie appostate all'ingresso e si fece avanti fino a scorgere il motivo che lo aveva causato; Inorridì.

Un gigantesco mostro, alto almeno tre metri, si ergeva ferino su due zampe. Spalancò le ali di piume nere e sbatté con veemenza la lunga coda a terra. L'intero corpo era ricoperto di placche nere mentre due corna affusolate spuntavano dalle tempie. Sbuffò vapore.

Pareva una creatura venuta direttamente dal mondo degli abissi, pronta ad avventarsi sulla sua preda.

Daniem socchiuse le labbra, incredulo.

I senatori cominciarono a darsi alla fuga. Tuttavia, il mostro non era minimamente interessato a loro; i suoi occhi da rettile puntavano dritti verso Daniem.

Il terrore lo assalì; fece alcuni passi indietro mentre il mostro non gli toglieva gli occhi di dosso. Inciampò e cadde all'indietro. Il mostro gli fu appresso.

Si consumò tutto in pochi istanti; il demonio alzò la zanna destra e la calò su di lui con tale violenza da sfracellare il corpo inerme di Daniem sotto gli occhi increduli dei presenti.

Poco dopo, dalla bestia si sprigionò del vapore. Il suo corpo venne completamente avvolto e cominciò a ridimensionarsi acquisendo sempre più una forma umana. Quando il vapore si dissolse lasciando intravedere la figura di Elyse Regan, tutti i presenti si prostrarono al suo cospetto implorando pietà.

Nonostante Elyse fosse nuda e vulnerabile, nessuno osò attaccarla, il suo piede era ancora imbrattato del sangue di Daniem, prova inconfutabile che la giovane aveva assunto le sembianze di quel mostro.

Voltò le spalle a quel che restava di Daniem e fece alcuni passi verso i presenti. Fece un profondo respiro e si pronunciò: «vi ordino di portare al mio cospetto Julius e Arteus Gunther.»

***

Art s'accucciò a terra e accarezzò la pancia di un gatto grigio che si stava arrotolando tra i ciottoli del cortile, mentre con l'altra teneva le briglie del suo cavallo. Nella regione arcadiana si prospettava una soleggiata giornata di inizio estate, giornata che Art avrebbe impiegato per un giro di ricognizione nella regione. Suo fratello maggiore e suo padre si trovavano entrambi a Benicassia. Il senato si era riunito per legiferare in occasione del solstizio d'estate e sarebbero stati lontani da casa per diverse settimane.

Dopo la rivolta del senato che aveva portato all'assassinio dell'imperatore Aleneide Regan soltanto un anno prima, molte cose erano cambiate; Julius aveva preso il posto del loro padre divenendo, di fatto, l'amministratore della regione di Arcadia, anche se non era ancora diventato senatore. Daniem, invece, grazie all'appoggio di tre quarti del senato che lui stesso era riuscito a corrompere, si era autoproclamato imperatore reggente. Le rivolte, come c'era da aspettarsi, non mancarono e tutt'ora non erano cessate.

La figlia dell'imperatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora