« Allora vediamo un po' qui cosa c'è... » posai delicatamente le dita dietro l'orecchio della bimba e feci scivolare la caramella da sotto il camice per mettere in atto un "trucchetto di magia" al quale i bimbi credevano sempre. « Una caramella! Hai visto? Ti avevo promesso che se avresti fatto la brava ti avrei dato una caramella ed io mantengo sempre le promesse. » le feci l' occhiolino e le porsi la caramella al latte facendola scoppiare a ridere.
« Ringrazia la dottoressa, Lucy. » sua madre subito la redarguì mentre io continuai a sorridere indisturbata dal mancato ringraziamento da parte della piccola.
« Non si preoccupi, prendo la risata di sua figlia come un ringraziamento. » le spiegai in modo affabile.
« Adesso le prescrivo la cura che dovrà seguire Lucy per questa settimana, se le cose non dovessero migliorare inizieremo un trattamento più imponente ma sono fiduciosa che questa brutta febbre andrà via presto. »
« Lo spero. » le sorrisi cercando di incuterle fiducia ed un minimo di serenità.
Dopo averle prescritto la cura da seguire, le sorrisi e le salutai. « Mi raccomando, ci sentiamo tra una settimana per il controllo e per qualsiasi cosa mi può sempre chiamare. » carezzai il volto della piccola delicatamente facendola sorridere, era di poche parole e per questo aveva avuto la mia totale simpatia sin da subito; la sottoscritta amava tutti i bambini però prestava una particolare attenzione a coloro che mostravano un atteggiamento più introverso, con loro avrei dovuto impegnarmi di più per instaurare un legame i cui ingredienti fossero la sincerità ed la totale fiducia.
I medici dovrebbero sviluppare un distacco emotivo dal proprio lavoro ma io proprio non ci riuscivo, forse quel mio atteggiamento riguardo il lavoro era solo un germoglio del mio carattere fin troppo altruista che mi portavo dietro sin da piccola; ogni volta che visitavo un bambino affetto da tumore mi facevo forza per non fargli captare la mia tristezza ma quando rincasavo nel mio appartamento da ventottenne single la situazione era estenuante.
Mi immergevo completamente ed intensamente in quel lavoro, mi immergevo nelle sofferenze altrui e nelle difficoltà che mi circondavano cercando di donare ad ogni grande persona una piccola parte di me stessa ritenendo fosse la cosa giusta da fare soprattutto in un ramo lavorativo importante come il mio.
Proprio mentre ero intenta nel chiudere la porta del mio studio il mio telefono squillò: « Pronto. »
« Allison... amore, tutto bene? » solo mio zio avrebbe potuto chiamarmi nella mia pausa pranzo.
« Sì, sto chiudendo lo studio così vado a mangiare qualcosa. » posai le chiavi nella mia borsa e mi incamminai verso l'ascensore.
« Che ne dici di vederci per pranzo? Solo perché ormai vivi da sola questo non vuol dire che non dobbiamo vederci ogni giorno. » lo conoscevo abbastanza da comprendere che stesse per rimproverarmi bonariamente.
« Zio... » sospirai ridacchiando. « Ci siamo visti ieri sera. »
La sua risata mi scaldò il cuore. « Lo so ma mi manchi sempre. »
Erano passati tre anni dal mio venticinquesimo compleanno, giorno in cui mi trasferì definitivamente nel mio appartamento, ed anche se non era mia abitudine ammetterlo sapevo benissimo quanto la presenza di mio zio mi mancasse in certe occasioni.
Era sempre stato celibe non avendo mai voluto una relazione stabile con una donna e quando suo fratello morì insieme a sua cognata decise di mettere la testa a posto e dedicarsi solamente a me anche se, nelle serate dove mi lasciava con la nonna materna, sarebbe stato impossibile non ammettere la presenza fugace di qualche donna solo per una notte.« Manchi anche a me ma cerco sempre di vederti ogni giorno che sia la mattina o la sera... sai che sono occupata con il lavoro. »
« La mia dottoressa! Quindi trovi un po' di tempo per il tuo povero zio? » ridacchiai mentre uscì dall'ascensore.
« Zio... hai cinquant'anni, potresti anche uscire ed incontrare qualche donna, non credi? » entrai in macchina e mi rilassai sentendola calda date le basse temperature di Chicago in quel periodo.
« Allora la mia dolce nipotina mi regala la sua presenza a pranzo? » come al solito non avrebbe minimamente affrontato quell'argomento.
Alzai gli occhi al cielo. « Va bene, ci vediamo tra mezz'ora a casa. »
Non avevo mai compreso il motivo per il quale fosse così lontano dal pensiero di trovare una donna e magari avere un figlio, io mi ero sempre ritenuta come sua figlia adottiva, ma pensavo sempre che in una piccola parte del suo essere ci fosse quel desiderio di avere un figlio biologico con una donna disposta ad amarlo.
Misi la cintura di sicurezza e ritornai nel mio appartamento per cambiare i miei vestiti professionali con una tuta comoda, di solito mi recavo a lavoro con completi composti da pantaloni eleganti e camicia per far sì che si intonassero con il camice bianco ma appena uscita dall'ospedale preferivo cambiare i miei indumenti.
Entrai nel mio appartamento e quel silenzio tombale mi mise i brividi, a volte odiavo vivere da sola per la sensazione di abbandono e solitudine che attanagliava il mio stomaco ma era il prezzo da pagare per la totale indipendenza da mio zio.
Decisi di non accendere i riscaldamenti dato il poco tempo che avevo a disposizione ma me ne pentì subito per il forte freddo che provai; Chicago aveva inverni gelidi ed estati calde, non c'era mai un giusto equilibrio e nonostante ci vivessi da sempre non mi sarei mai abituata a quel freddo gelido.
Una volta preparata uscì in fretta e furia per dirigermi in auto e non appena arrivai fuori la porta d'ingresso decisi di usare le mie chiavi per entrare in casa.« Sono qui! » posai il cappotto e la borsa all'ingresso e mi diressi verso lo stupendo profumo che sentivo provenire dalla cucina.
« Sono in cucina. » sorrisi e lo trovai di spalle a me dato che era rivolto ai fornelli.
« Fammi indovinare... spaghetti con il sugo? » lo abbracciai da dietro e gli schioccai un bacio sulla guancia ruvida per l'accenno di barba.
Nonostante fosse un piatto italiano, era un pasto che ci concedevamo ogni settimana e nello stesso giorno ovvero il giovedì, mi aveva sempre raccontato di come fosse il piatto preferito di mia madre e probabilmente il reale motivo per la sua ostinazione nel cucinarlo giaceva proprio in quella confessione.
Lui ridacchiò. « Oggi è giovedì. » posò i suoi occhi marroni su di me e mi regalò il suo sorriso luminoso.
Era un uomo affascinante, sopratutto per la sua stazza che non passava inosservata e per il suo corpo sempre ben curato ed in forma per i suoi cinquant'anni. Io ero diversa da lui, avevo preso le sembianze di mia madre con la mia pelle bianca di porcellana, gli occhi di una strana tonalità di grigio probabilmente ereditati da qualche parente alla lontana di mia madre e i capelli lisci e scuri di mio padre, per quanto riguarda l'altezza... quella era un mio problema data l'imponente altezza di tutti nella nostra famiglia al contrario della sottoscritta che non superava il metro e sessanta.
« Com'è andata oggi a lavoro? » gli chiesi mentre prendevo la tovaglia e tutto il necessario per apparecchiare.
Zio Noah lavorava come meccanico da quando ne avevo memoria, era sempre stato il suo lavoro e mi stupiva sempre la dose esorbitante di amore per il suo impiego nonostante fosse passato un bel pò di tempo.
« Bene, l'officina oggi era piena ed i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro. » mi rendeva estremamente felice la sua soddisfazione nei riguardi del suo lavoro ma mi ero sempre chiesta se la mia adozione avesse cambiato i suoi piani sul proprio futuro lavorativo, per esempio non avevo mai avuto il coraggio di chiedergli se avesse voluto iniziare l'università da giovane.« Dovrei passare in questi giorni, la macchina sta facendo un rumore strano e temo siano le ruote. » ero realmente preoccupata e di sicuro non avrei voluto rischiare un incidente.
« Dimmi quando ritieni opportuno che porti la macchina in officina, la controllerò e poi la riporterò a casa. » lo guardai curiosa e attonita da quella frase mentre si impegnava nel donarmi una generosa porzione di pasta.
« Zio... posso benissimo portarla io stessa. » mormorai cercando di far spazio alla forchetta tra quella quantità elevata di pasta che di sicuro avrei lasciato.
Zio Noah fece una risata divertita. « Tu sei pazza se credi che ti farò venire lì. » scosse la testa in chiaro segno di beffa nei miei riguardi.
Ingoiai in fretta la pasta e poi rivolsi la mia attenzione a lui, ero curiosa di sapere come mai stesse pronunciando quelle parole.« Perché mai? Quando ero piccola mi portavi spesso. »
« Ti portavo perché non potevo lasciarti a casa da sola e tua nonna non poteva tenerti. » feci per parlare ma mi bloccò di nuovo. « E poi eri piccola, adesso sei una donna. »
Alzai la testa. « Cosa vuol dire? »
Lui mi guardò sorridendo cercando di celare il suo essere infastidito da qualcosa. « Non metterti in allerta tesoro, è solo che mi darebbe fastidio vederti in un posto pieno di uomini che non toglierebbero nemmeno un secondo lo sguardo dal tuo corpo e dal tuo viso. » scossi la testa contrariata.
« Se dovessi pensare come te non dovrei andare da nessuna parte... » sussurrai continuando a mangiare quel delizioso piatto di pasta.
Lui alzò le spalle. « Fosse per me non ti farei uscire proprio, sei troppo bella che a volte mi spaventa il pensiero di te lì fuori » bevve un sorso d'acqua e poi si concentrò completamente su di me investendomi con i suoi occhi marroni pieni di dolcezza e premura. « Non puoi farmene una colpa, io ci ho messo tutto me stesso nel donarti le giuste fondamenta, per permetterti di diventare la migliore versione di te stessa e non voglio assolutamente che un coglione qualsiasi possa farti soffrire o cambiare. »
« Un uomo non potrebbe mai cambiarmi, non sono così facilmente manipolabile. » mormorai decisa.
Lui ridacchiò. « Tu non capisci quanto l'amore possa cambiarci tesoro, ma ti capisco perché non l'hai mai provato sulla tua pelle... ci cambia, ci migliora. Ti innamorerai ed improvvisamente capirai che sei cambiata senza comprendere quando e come sia successo. »
Lo guardai scettica e lui comprese. « Lo so che adesso non ci credi, ma aspetta e vedrai... nella tua lunga vita da ventottenne hai trovato uomini insulsi ma quando troverai l'uomo giusto realizzerai quanto le mie parole fossero vere. »
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SERENDIPITÀ
RomanceDolore, gioia, timore e amore, sono queste le componenti di questa storia il cui scopo è rimembrare quanto un solo ed unico evento possa cambiare le sorti della propria vita. Il termine Serendipità vuole esprimere la fortuna di fare scoperte per pu...