All'inizio della mia carriera scelsi di non specializzarmi in chirurgia per la sensazione di inadeguatezza verso tale ruolo quindi avrei lasciato Lucy nelle mani esperte del dottor Jones, chirurgo pediatrico più famoso a Chicago.
Il giorno dell'operazione arrivò e così mi recai nella sua stanza prima di portarla in sala operatoria. « Buongiorno. » salutai entrambe con un sorriso mentre vidi la piccola alzare la testa dal petto della mamma.
Lucy mi sorrise raggiante. « Dottoressa Allison! Dottoressa Allison! » scese dalle braccia della mamma e mi corse incontro abbracciandomi le gambe data la sua bassa statura.
Nelle ultime settimane io e lei avevamo instaurato un bel rapporto confidenziale, mi raccontava della sua famiglia e quando aveva paura del viaggio nella mente che avrebbe dovuto affrontare ne parlava con me.
Io e sua madre decidemmo di farle interpretare l'operazione come un viaggio nella mente nel quale avrebbe visto tante cose belle, speravamo che l'anestesia facesse veramente questo effetto perché in caso contrario sarebbe stato un bel problema dato l'entusiasmo della bimba. I sintomi post operazione glieli avevamo spiegati come sintomi post viaggio bellissimo ed incredibile che aveva fatto, le avevamo mentito per il suo bene ed anche per quanto fosse maledettamente difficile spiegare ad una bambina di quattro anni che sarebbe stata operata per una leucemia.
« Ciao tesoro, come stai? Sei pronta per il viaggio? » dovevamo assolutamente capire l'entità della leucemia per partire con le cure, Lucy dimagriva sempre di più e quel fattore mi spaventava molto.
« Sì, prontissima ma non devo portare niente? Volevo portare le bambole ma mamma ha detto di no. » mormorò triste mentre io mi abbassai alla sua altezza per guardarla meglio e stamparle un bacio sulla guancia.
« Le bambole non possono venire, questo è un viaggio esclusivo solo per te che sei una delle bambine più belle, capito? Non possono venire tutti, nemmeno io e la mamma. » lei mi guardò non troppo convinta di quello che le stessi dicendo ed io le sorrisi cercando di tranquillizzarla.
Sbuffò. « Va bene. » incrociò le braccia al petto e puntò i suoi occhi azzurri verso il pavimento.
« Lucy. » sua madre la chiamò con tono di rimprovero ma la bimba non le diede retta.
« Facciamo così. » mormorai facendo alzare il suo sguardo su di me. « Puoi portare una sola bambola, va bene? » gliel'avrei tolta appena l'anestesia avrebbe fatto effetto.
Lei mi sorrise mostrandomi tutti i suoi denti e mi si buttò addosso per stringermi in un forte abbraccio che ricambiai con tutto l'amore del mondo, era una bambina speciale ed ero sicura che l'assenza di suo padre avesse influito molto sul suo modo di essere.
« Lucy devi ringraziarla. » sua madre si avvicinò a noi e le toccò i capelli in un chiaro segno di farla distaccare pensando che mi stesse recando fastidio.
La bimba si scostò da me e mi guardò negli occhi facendomi incontrare quell'azzurro cielo così vivo e perfetto. « Grazie. » le sorrisi solamente e questo le andò bene come risposta.
« Adesso dobbiamo prepararci, va bene? Ti aiuta mamma mentre io ti aspetto qui fuori. »
Porsi alla signora Lopez il camice che avrebbe dovuto indossare Lucy ed aspettai la bimba fuori la sua stanza.
« Dottoressa Anderson. » un'infermiera vedendomi fuori la porta della stanza mi chiamò.
« Sì? »
« Le serve qualcosa? » mi scrutò con i suoi occhi marroni mentre mi dedicava un sorriso gentile.
« In effetti sì, vorrei che lei chiamasse Anne per dirle di raggiungermi qui. » Lucy sicuramente sarebbe uscita di lì su una barella e volevo che almeno un'infermiera fosse accanto a noi mentre la portavamo in sala operatoria.
« Certo, la chiamo subito. » la ringraziai e poi tornai nel mio silenzio religioso mentre riflettevo su eventuali complicazioni che sarebbero potute accadere.
Non ero conosciuta per essere un medico pessimista ma era mia premura analizzare le due facce della medaglia, le eventuali conseguenze di un intervento. Sapevo che il collega che avrebbe operato Lucy fosse uno dei migliori, sennò non gliel'avrei affidata, ma c'era una sensazione negativa che mi tormentava come non mai.
Io non sarei potuta restare in sala operatoria con lui data la presenza esclusiva dell'équipe medica ma sarei entrata per tranquillizzare Lucy e per esserle vicino mentre le veniva iniettata l'anestesia.
Sapevamo tutti che la leucemia di Lucy fosse abbastanza aggressiva ma aspettavamo solo la conferma per poterlo dire a voce alta.
« Dottoressa. » Anne si avvicinò a me e mi guardò pensierosa.
« Tra poco dovremmo portare Lucy nella sala operatoria. » le dissi atona.
Mi si avvicinò e comprendendo il mio turbamento mi posò una mano sulla spalla coperta dal camice bianco. « Andrà tutto bene, il dottor Jones è uno dei migliori e lei ne è consapevole. »
Scossi la testa iniziando a sfregare le mani sulle braccia sentendo improvvisamente un freddo inspiegabile. « Non è l'intervento che mi preoccupa. » sussurrai fissando la parete bianca con sopra delle farfalle disegnate. « È il dopo che mi reca un dolore al petto assurdo. » non mi capitava sempre di aprirmi in quel modo ma fu un gesto così spontaneo che non ci rimuginai sopra. Ero un essere umano anche io e come tale avevo bisogno di avere conforto da qualcuno, cosa che la maggior parte delle volte mi ostinavo a non comprendere convinta che potessi affrontare tutto da sola senza il supporto di nessuno.
« Non sia pessimista, non lo è mai stata quindi perché incominciare ora? » aveva ragione, mi stavo scoraggiando e la partita non era nemmeno iniziata.
La porta si spalancò e Lucy uscì con il camice azzurro addosso. « Come sto? » scoppiai a ridere mentre lei incominciò ad atteggiarsi come una modella facendo mettere una mano sul volto a sua madre che la guardava con un sorriso.
« Stai benissimo. » le sorrisi scompigliandole i capelli e facendole così arricciare il naso infastidita.
Un infermiere ci si affiancò e posò ai lati del mio corpo la barella sulla quale avremmo dovuto posizionare Lucy che a momenti sarebbe entrata nella sala operatoria.
Alla vista della barella Amalia Lopez sbiancò mentre sua figlia non perse tempo ad avvicinarsi all'oggetto che aveva provocato tanto dolore alla sola vista.
« Mamma! Mamma! Guarda...con questa andrò nel mondo magico! » sua madre si posò una mano sul petto mentre si chiuse la stanza alle sue spalle.
« Sì tesoro. » la sua voce tremò mentre io riacquistai la sicurezza giusta per affrontare l'intervento che ci aspettava.
Guardai negli occhi sua madre per farle capire che avrebbe dovuto salutarla dato che dovevamo avviarci nella sala operatoria.
« Amore mio allora ci vediamo dopo, va bene? » strinse sua figlia in un forte abbraccio e chiuse gli occhi mentre le accarezzava i capelli.
« Va bene mamma ma poi voglio una pizza, me l'hai promesso! » nel vedere gli occhi di una madre pieni di lacrime mi sentì per l'ennesima volta male, era quello il lato negativo del mio lavoro, la presenza costante del dolore.
« Andiamo piccola. » lei si staccò da sua mamma e mi venne incontro. La presi in braccio e mi diressi verso il piano superiore.
I miei colleghi mi guardarono straniti. « Dottoressa ma c'è la barella. »
Scossi la testa mentre la piccola si era appoggiata con il mento sulla mia spalla. « La metteremo lì sopra quando arriveremo. » Sua madre mi guardò riconoscente mentre io le sorrisi debolmente.
« Sei pronta? » le chiesi quando arrivammo dinanzi la sala operatoria.
Lucy annuì leggermente ma nei suoi occhi riuscì a cogliere del timore. « Andrà tutto bene. » le dissi cercando di tranquillizzarla.
Lei mi sorrise debolmente ed io le accarezzai la guancia. « Adesso entrerai con Anne nella sala io mi disinfetto le mani e mi preparo poi vengo accanto a te, va bene? » lei annuì mentre stringeva la bambola tra le sue manine.
Osservai l'infermiera che la portava nella sala operatoria mentre io mi diressi nello stanzino per prepararmi ad entrare.
« Dottoressa Anderson. » il dottor Jones comparì dietro di me mentre mi sistemavo la cuffia.
« Sì? » lo osservai lavarsi scrupolosamente le mani.
« Va tutto bene? So che dev'essere difficile per lei. » i suoi occhi verdi mi scrutarono attentamente mentre io gli sorrisi cercando di sembrare rilassata.
« Non si preoccupi. » mi incamminai verso la sala operatoria e lui mi seguì in silenzio.
C'era un rapporto prettamente lavorativo e lui era diventato il mio punto di riferimento all'interno dell'ospedale data la sua estrema serietà nell'ambito lavorativo.
« Allora Lucy dimmi un po' cosa farai appena sveglia? » il dottor Jones iniziò a parlarle per distrarla dalla puntura dell'anestesia che stava per essere iniettata.
« Io voglio una pizza. » il suo tono di voce iniziò ad essere sempre più basso mentre blaterava su cosa avrebbe dovuto regalarle sua madre fino al punto in cui non parlò più.
Sfilai la bambola dalle sue braccia e mi diressi fuori la sala operatoria trovando sua madre seduta sulle sedie bianche. « Dottoressa! » « Come va? Si è addormentata? »
Le porsi la bambola di Lucy che tenevo tra le mani. « Sì ho aspettato che si addormentasse. »
Sua madre fissò quella bambola come se fosse oro. « Starà bene? »
« Amalia adesso non preoccupiamoci del dopo. » le presi le mani tra le mie. « Capiamo prima l'entità della leucemia e poi capiremo cosa fare, va bene? » mi sedetti accanto a lei e cercai di rincuorarla con la mia presenza.
« Il padre di Lucy è andato via appena seppe che ero incinta... non ho mai avuto il coraggio di dire a mia figlia che suo padre non tornerà e adesso non ho avuto il coraggio di spiegarle cosa le sta succedendo. » sussurrò afflitta.
Guardai scivolare via la corazza impregnata del ruolo di mamma perfetta per lasciar spazio ad una donna con le proprie fragilità nascoste.
« Lei ha soltanto rimandato la verità per essere più sicura di quello che sta realmente succedendo perché le ricordo che noi sappiamo a cosa sta andando incontro ma non sappiamo ancora come agire, non sta facendo nulla di male. » sperai che le mie parole potessero consolarla ma non ne fui così tanto sicura.
« Andrà tutto bene, si fidi di me. » lei mi sorrise grata e scosse la testa come se si stesse rimproverando.
« Mi dispiace tanto per questo momento di debolezza. »
Scossi la testa contrariata. « Può parlarmi quanto vuole, non si preoccupi. »
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SERENDIPITÀ
RomanceDolore, gioia, timore e amore, sono queste le componenti di questa storia il cui scopo è rimembrare quanto un solo ed unico evento possa cambiare le sorti della propria vita. Il termine Serendipità vuole esprimere la fortuna di fare scoperte per pu...