Capitolo 3

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Passai la settimana successiva lavorando a pieno in ospedale, ci furono così tante cose da fare che mi dimenticai persino di portare la macchina a fare quel famigerato controllo che mi ero raccomandata di fare e non trascorse un singolo giorno nel quale non pensassi a quegli occhi sconosciuti.
La curiosità di capire chi fosse mi sta mangiando viva ma avrei potuto farlo solo tramite l'ormai ex fidanzato di Laura, anche se io ed Ashley credevamo poco a quell'avvenimento dati i numerosi tira e molla precedenti. Io non avrei mai potuto perdonare un tradimento ma non ero totalmente sicura che la mia amica Laura la pensasse come me; Lei credeva che in amore tutto si potesse perdonare se la persona fosse realmente pentita mentre io ero molto più severa su questo punto di vista, se il mio partner avesse sbagliato con me non ci sarei passata sopra così facilmente.
Non ero una donna orgogliosa anzi era mia convinzione che l'orgoglio non portasse a nulla ma ciò che più detestavo al mondo era farmi prendere in giro ed ero sicura che Mark fosse proprio quel tipo di uomo.
Entrai nel reparto pediatrico e mi aggiustai il camice che sentì alzato sulle braccia. « Buonasera. » sorrisi gentilmente come cenno di saluto ad un'infermiera.
« Buonasera Anne, come sta? » mi fermai per prendere un cerotto dal suo carrello dato che mi ero inaspettatamente tagliata con un foglio di carta poco prima.
« Bene grazie, lei? So che è stata davvero occupata questa settimana. » annuì dandole perfettamente ragione mentre attorcigliavo il cerotto intorno all'indice.
« Sì, è stata una settimana impegnativa... senti, sto per andare a visitare una bambina che ho paura debba essere ricoverata e vorrei che fossi facilmente reperibile in caso dovessi accompagnarle tu nella stanza. » la guardai negli occhi azzurri cercando di farle capire la mia preoccupazione.
« Certo, non si preoccupi. » buttò uno sguardo al suo cellulare apposito per il lavoro ed io le sorrisi grata. « Sarò su questo piano nel caso dovesse avere bisogno di me. »
Quel pomeriggio avrei dovuto visitare Lucy, la bambina di una settimana fa, la quale era ancora afflitta da una terribile febbre divenendo sempre più pallida e stanca.
« Buonasera ad entrambe. » appena entrai nel mio studio porsi la mano alla mamma ed accarezzai leggermente la guancia a sua figlia che non aveva per niente una bella cera.
Mantenni lo sguardo sulla piccola di quattro anni che combatteva contro la sonnolenza mentre se ne stava aggrappata a sua madre. « Signora Lopez vorrei che Lucy restasse in ospedale per un paio di giorni. » Di solito il mio intuito non sbagliava mai.
La donna spalancò gli occhi e impallidì. « Cosa? Ma non l'ha nemmeno visitata, dottoressa. »
Feci un cenno con la testa innervosita, non per il suo comportamento, ma per la brutta sensazione che avvertivo. « Lo so, ma vorrei vedere i valori di Lucy tramite un prelievo sanguigno, sua figlia ha questa febbre da due settimane e non è assolutamente normale che stia ancora così nonostante le cure antibiotiche che le ho prescritto. » la guardai attentamente. « Lei le ha seguite alla lettera, giusto? »
« Ovviamente! » si affrettò a dire prendendo un respiro profondo.
Tornai con lo sguardo sulla piccola che ormai aveva chiuso gli occhi. « Lucy, tesoro. » mi avvicinai a lei chiamandola per avere una sua reazione, la bambina spalancò gli occhietti e mi guardò attentamente. « Come stai? Mamma mi ha detto che hai ancora la febbre ma tu avverti dolore in qualche particolare parte del corpo? »
Lei scosse la testa. « No. » aveva la voce più bassa del solito nonostante di norma non fosse una bambina che parlasse molto.
« Ti va di svestirti? Così ti posso visitare e vedere cosa c'è che non va. » lei sembrò titubante verso la mia richiesta. Cercavo sempre di prendere i bambini nel modo più dolce e familiare possibile per instaurare un rapporto di fiducia con loro ma molte volte risultava essere molto difficile.
« Lucy la dottoressa deve visitarti così vediamo perché non ti senti bene. » sua madre mi diede manforte cercando di tranquillizzare sua figlia palesemente spaventata dal suo non sentirsi bene.
« Prometto che farò presto. » le sorrisi dolcemente carezzandole la manina morbida.
« Poi mi darà una caramella? » la sua voce sembrò più rilassata.
Mi sforzai di ridacchiare leggermente per farla sentire ancora di più a suo agio. « Te ne darò due. » le feci l'occhiolino e fu così che la convinsi a farsi visitare.
Sua madre la svestì ed io iniziai a fare il solito controllo che però fu diverso in termini di valori da quello della settimana precedente.
La visita fu breve proprio come le avevo promesso e quando tornai alla scrivania non persi tempo per accendere il computer e controllare i valori della settimana precedente.
« Voglio confrontare i valori di Lucy con quelli della settimana precedente perché ho la netta sensazione che sia molto dimagrita. » la febbre portava il dimagrimento del paziente ma io ero comunque preoccupata che potesse trattarsi di qualcos'altro.
Appena trovai il file della sua visita sbiancai rendendomi conto che il mio cattivo presentimento fosse vero.
« Cosa c'è Dottoressa? »
Mantenni la lucidità necessaria per non allarmare sua madre. « Dobbiamo assolutamente prelevarle del sangue, signora, sua figlia ha perso quattro chili e non va bene. Ha mangiato ultimamente? Ha avuto la nausea oppure ha vomitato? »
Lei mi rispose prontamente. « Ha mangiato pochissimo ma credevo fosse l'effetto delle medicine mentre per quanto riguarda il vomito è successo una sola volta in settimana. »
« Ha notato qualcosa di strano nel rigurgito? Forse sangue? » lei scosse la testa spaventata.
Annuì annotando quelle notizie di rilevante importanza. « Vorrei che Lucy restasse qui stanotte così domani le farò fare il prelievo. »
« È proprio necessario? » guardò sua figlia che adesso mi guardava arzilla aspettando le caramelle che le avevo promesso.
« Sì. » affermai decisa cercando di farle capire la mia posizione irremovibile. « È anche più sicuro così nel caso Lucy non dovesse sentirsi bene interverremmo subito. »
La signora Lopez mi guardò annuendo debolmente. « Io posso restare stanotte? »
Annuì. « Certo, Lucy ha bisogno della sua presenza. »
Mi alzai per prendere le caramelle quando la signora mi toccò delicatamente il braccio. « Dottoressa devo sapere come mai lei è così preoccupata. »
Sospirai lentamente. « Non è mio dovere infliggerle ansie inutili quindi vediamo come vanno gli esami del sangue e le spiegherò qualsiasi cosa lei voglia. » con una semplice frase le feci capire che quello che pensavo non era assolutamente positivo. « Cerchiamo di mantenere la calma anche se so che è difficile, per adesso restiamo in questa fase di stallo e quando avremo i risultati vedremo come reagire, va bene? Adesso chiamo una collega per farla accompagnare nella sua stanzetta, va bene Lucy? » mi abbassai alla sua altezza e lei mi prese la mano tra le sue.
« Mi aveva promesso le caramelle. » scoppiai a ridere scuotendo la testa.
« Perdonami tesoro. » misi la mano nella tasca del camice e cacciai due caramelle porgendogliele.
Lei mi sorrise senza lasciare la mia mano il che provocò la risata di sua mamma. « Lucy dobbiamo andare. »
« Voglio andare con lei. » puntò i suoi occhi azzurri nei miei facendomi restare completamente stupita dal suo attaccamento nei miei confronti.
Sua madre sospirò. « Amore la dottoressa deve lavorare. »
« No. » esclamai sorridendo alla piccola. « Vi accompagno nella stanza io stessa. »
Lucy sorrise soddisfatta e trascinò me e sua mamma fuori la porta del mio studio dove c'era l'infermiera Anne.
« Anne mi perdoni ma le accompagno io nella loro stanza. » l'infermiera mi guardò con un sorriso mentre mi porgeva le chiavi della stanza.
« È al secondo piano. » numero 24, sperai che portasse fortuna.
La ringraziai e poi ci avviammo verso l'ascensore per salire al secondo piano. In ascensore sentì lo sguardo costante della bambina sulla mia figura tanto da mettermi in imbarazzo così mi voltai a guardarla a mia volta. I lineamenti eleganti del viso li aveva presi sicuramente da sua mamma, anche perché il padre non l'avevo mai conosciuto, gli occhi azzurri vividi mi guardarono attenti mentre i lunghi capelli mori erano raccolti in una treccia ben ordinata.
« Tu sei bella. » la sua esclamazione mi fece scoppiare a ridere mentre sua madre la guardava sconcertata.
« Lucy! Non si parla così ad una dottoressa! » si voltò subito verso di me nello stesso momento in cui si aprirono le porte dell'ascensore.
Non le diedi tempo di scusarsi. « Grazie Lucy, anche tu sei bella anzi sei bellissima. » le sue guance si tinsero di rosso e ne fui grata dato il colorito pallido che aveva avuto per tutto il tempo.
Lei non lasciò la mia mano finché non arrivammo nell'ultima stanza del piano, quella destinata a lei. « Eccoci qui. » la stanza era decorata di un azzurro cielo con delle nuvole disegnate sopra mentre dalla finestra si poteva vedere il sole che iniziava a tramontare data l'ora pomeridiana. « So di averla presa alla sprovvista con questa mia richiesta quindi sarebbe normale se non avesse con sé dei vestiti e l'occorrente per Lucy, giusto? » sua madre annuì ed io le sorrisi. « Se vuole posso restare io con lei mentre lei va un attimo a casa, non ho più visite quindi sarò ben felice di tenere compagnia a questa splendida bimba. » mi girai verso Lucy e la guardai con un sorriso. « A te come sembra come idea? Che ne dici di conoscere qualche bimbo mentre mamma va a prendere il tuo pigiama a casa? Resterai un po' qui con me per un paio di giorni. » cercai di dirglielo nel modo più dolce possibile e lei sembrò apprezzarlo perché annuì decisa.
« È sicura? Posso anche chiamare mio fratello, può restare lui se per lei è un disturbo. » scossi la testa e la guardai mentre schioccava un bacio sulla fronte a sua figlia e si dirigeva in fretta e furia fuori la stanza.
« Allora... » mi girai verso Lucy che mi guardava attenta. Aveva ripreso un po' di colorito e questo mi rasserenerò almeno un poco. « Andiamo a conoscere qualcuno? »

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