Capitolo 5.

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« Ciao Jamie, scusa se ti disturbo ma vorrei chiederti se entro oggi potresti inviarmi via mail i risultati del prelievo sanguigno della paziente Lucy Lopez, dovevano arrivarmi ieri ma non li ho ancora ricevuti. » scarabocchiai sul mio taccuino mentre aspettavo una risposta dal mio collega.
Sentì qualche rumore dall'altra parte del telefono. « Sì, sì non preoccuparti. Provvederò a mandarteli personalmente oggi pomeriggio oppure se sei in ospedale potrei portarteli di persona. »
Diciamo che Jamie Smith era noto per avermi corteggiato per molto tempo e nonostante i miei continui rifiuti non si era mai scoraggiato per la forte considerazione che aveva di sé stesso, diceva sempre che sarebbe riuscito a conquistare il mio cuore d'oro, l'aveva chiamato proprio così.
« No, oggi pomeriggio sono libera. » contai mentalmente per sapere quanto tempo ci avrebbe messo a chiedermi di uscire.
« Interessante... » potei vedere il suo volto virile e bello, perché lo era molto, assumere un'espressione da playboy. « Che ne dici di vederci? » ci aveva messo 12 secondi spaccati.
Ridacchiai. « Jamie Smith. »
« Oh adesso sono Jamie Smith? » lo sentì divertito dall'altro capo telefonico.
« Sì, per ricordarti che siamo semplici colleghi di lavoro e non intendo mischiare la mia vita privata con il lavoro. » mormorai con decisione sperando che gli arrivasse il messaggio forte e chiaro.
« Sei sempre così controllata... farebbe bene svagarsi un po' a volte, sai? » come potevo svagarmi se temevo il peggio per una mia paziente?
Decisi di ignorarlo. « Allora aspetto la tua mail oggi pomeriggio e ti ringrazio per la tua immensa disponibilità. »
Lui sbuffò divertito. « Mi tieni in pugno Anderson, mi tieni in pugno. » e poi riagganciò facendomi ridere leggermente.
Gli permettevo una certa confidenza con me solo perché ci conoscevamo da molto e avevamo condiviso parecchie esperienze lavorative insieme nonostante io fossi medico e lui infermiere, in particolare si occupava delle analisi sanguigne. Avevamo anche studiato insieme a volte e per questo mi permettevo di affidare a lui le analisi dei miei pazienti, perché sapevo quanto fosse serio e bravo nel suo lavoro.
Mi alzai dalla sedia del mio studio e mi preparai per pranzare insieme a Laura ed Ashley, così presi il cappotto e chiusi lo studio per dirigermi nel ristorante scelto anche se in realtà avevo voglia di un panino mega calorico da McDonald's ma sapevo che Ashley non mi avrebbe mai spalleggiato.
Entrai nell'accogliente ristorante e le individuai subito sedute al tavolo infondo.
« Buongiorno Alli, come stai? » Laura mi guardò con uno strano timore negli occhi, probabilmente pensava che stessi per dirgliene quattro sul fatto che fosse tornata con quell'imbecille.
« Laura non ti dirò niente perché è la tua vita ed io non posso sindacare. » dissi subito e chiaramente. « Però non capisco perché ti ostini a stare dietro ad un coglione come lui. » mi accomodai sulla sedia e la guardai negli occhi fossilizzandomi su di lei.
Lei alzò le spalle. « Perché lo amo troppo. »
« Lo ami anche se ti fa del male? » socchiusi gli occhi. « Non credo che lui ti ami sul serio. »
Laura sobbalzò per la mia onestà cercando di restare calma. « Tutti possono sbagliare nella vita. »
« Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico. » la mia risposta la zittì completamente.
La mia amica abbassò lo sguardo senza dire niente mentre Ashley era super imbarazzata dalla mia schiettezza.
« Okay ragazze... »
« No! » esclamò Laura posando di nuovo il suo sguardo su di me. « Tu non ne puoi sapere niente, non sei mai stata realmente innamorata quindi non ti permetto di giudicare le mie scelte. »
Ridacchiai innervosita. « Giudicare è una cosa ben diversa dall'esprimere il proprio parere e lungi da me volerti giudicare. Come hai detto tu stessa, non sono mai stata veramente innamorata ma posso immaginare che in amore il tradimento non ci dovrebbe essere. »
Lei scosse la testa. « Tu non capisci. »
« E non mi interessa. » mormorai calma. « Una buona amica dovrebbe dirti quando qualcosa non le garba ed io l'ho appena fatto nonostante sapessi che non te ne sarebbe fregato niente ma adesso direi di chiudere l'argomento e di mangiare qualcosa dato che sto morendo di fame. »
« Un giorno comprenderai quello che provo. » mi aveva appena augurato una cosa terribile anche se ero abbastanza certa che non se ne fosse resa conto.
« Spero di no. » la guardai con il gelo negli occhi. « L'infedeltà è una cosa che non voglio nella mia vita.»
« Allora ragazze devo parlarvi di un tipo che ho conosciuto. » la voce squillante di Ashley non bastò a farmi distogliere lo sguardo dagli occhi marroni di Laura i quali mi guardarono con un pizzico di timore.
Decisi di mettere da parte la mia freddezza per parlare con Ashley. « Chi è? Per caso l'ho già visto? »
Lei annuì euforica e quello attirò la mia attenzione. « È un amico di Mark che vedemmo fuori il locale sabato scorso. »
Spalancai gli occhi e nella mia mente subito apparve quell'uomo del quale non sapevo ancora il nome e debbi ammettere che il pensiero che fosse lui l'uomo in questione mi mise in agitazione.
« Quale dei due? Mason oppure Cole? » domandò Laura e gliene fui grata perché stavo morendo dalla voglia di saperlo.
« Cole. » esclamò entusiasta. « È così bello! » Ashley iniziò a blaterale sulla loro uscita di qualche giorno fa mentre io non avevo il coraggio di chiedergli la descrizione fisica temendo che fosse proprio lui l'uomo che aveva provocato un'ardente curiosità nel mio animo
Il cameriere la interruppe per prendere le ordinazioni ed io sperai che dopo non riaprisse l'argomento, invece tornò più carica di prima per continuare a parlare di come fossero stati bene e di come quella sera lui le avesse regalato del sesso fantastico, dettagli che cercai di non sentire dato che non mi interessavano.  
Il sesso non era un tabù per me, ne parlavo liberamente ma a patto che non si scendesse nel volgare ed in ridicoli dettagli che non mi interessavano particolarmente. Credevo che la privacy fosse la cosa migliore del mondo ed ascoltare dettagli sull'apparato genitale di questo Cole sicuramente non era di mio gradimento.
« Okay ti sarei grata se la smettessi di parlare di come avete fatto sesso. » le dissi facendola scoppiare a ridere.
« Hai quasi trent'anni e sei ancora così pudica. » Ashley scosse la testa con un divertimento che non mirò a deridermi.
Alzai gli occhi al cielo. « Allora... precisiamo che non ho trent'anni ma ventotto - »
« Manca comunque poco per i trenta. » mormorò Laura che come risposta ebbe una mia occhiataccia.
« Seconda cosa... » continuai. « Credo solo che non ci sia nulla di interessante nel sapere tutti questi dettagli su un rapporto sessuale. » alzai le spalle mentre Ashley mi sorrise come se stesse guardando un'ingenua bimba di dieci anni.
« Da quanto tempo non fai sesso? » La bionda sganciò la bomba.
Io mi morsi le labbra pregustando il divertimento. « Lo sapete entrambe da quanto tempo non faccio sesso ed è inutile che tu me lo chieda di nuovo. »
Laura ridacchiò mentre Ashley non demorse. « No, devo sentirtelo dire. »
La guardai mentre pensavo a quanto fossi diversa da entrambe. Nella mia vita non mi ero soffermata molto nel trovare un ragazzo o nel fare esperienze sessuali perché ritenevo che tutto arrivasse a tempo debito mentre le due donne che avevo difronte non potevano fare a meno degli uomini e dei benefici che portavano.
Il cameriere mi salvò in calcio d'angolo facendole sbuffare ma fortunatamente dopo aver mangiato l'argomento non venne più tirato in ballo e mentre loro parlavano di qualcosa che non colse il mio interesse, io fissavo Ashley.
Se fosse stato davvero lui l'uomo con il quale la mia amica aveva fatto del sesso stupendo mi sarei sempre sentita troppo in soggezione dato che verso di lui avevo provato, anche se solo per un istante, una forte attrazione che ancora non sapevo spiegare.
Finimmo di mangiare in pace senza battibeccare più, io mi ero completamente ammutolita e loro sembrarono non aver fatto caso alla mia poca presenza mentale nei loro riguardi, a volte avvertivo la spiacevole sensazione di essere totalmente irrilevante per loro, le mie opinioni erano così diverse e contrastanti dalle loro che portarono a farmi sembrare quella pazza e strana.
« Allora ci vediamo in questi giorni? Tu cosa farai adesso Allison? » io e Laura non avevamo parlato per tutto il tempo ma ora aveva deciso di rivolgermi la parola.
« Andrò da mio zio in officina, deve controllarmi la macchina dato che vorrei evitare di fare qualche incidente. » lei annuì aspettandosi che io continuassi la conversazione ma quando Ashley capì che non l'avrei fatto prese la situazione in mano.
« Allora noi andiamo. » a quanto sembrava erano venute insieme al ristorante ma decisi di non investigare e di andare via senza trattenermi oltre.
Quando mi misi in macchina un moto di angoscia mi pervase ed istintivamente posai gli occhi sul cellulare per capire se Jamie Smith mi avesse mandato gli esami sanguigni della piccola Lucy, purtroppo non erano ancora arrivati così cercai di distrarmi mettendo in moto e dirigendomi verso l'officina di mio zio che si trovava non molto lontana da casa sua.
Sapevo che probabilmente l'avrei fatto incazzare ma non mi importava, dovevo distrarmi quindi avevo deciso che ci sarei andata fregandomene di una sua eventuale ramanzina.
Appena arrivai controllai che non vi fosse nessuna auto all'interno dell'officina ed entrai con una tale sicurezza provocando delle occhiatacce da parte di un ragazzo che se ne stava comodamente seduto all'ingresso.
Presi la borsa e scesi dalla macchina. « Buongiorno. » salutai il ragazzo che esaminò attentamente il mio pantalone bianco con la giacca del medesimo colore.
Il ragazzo non mi rivolse la parola ma un breve cenno e mentre stavo per aprire di nuovo bocca per parlare una voce forte e virile invase il nostro spazio.
« 'Giorno. » mi girai verso l'uomo alle mie spalle e mi bloccai completamente, ammutolita.
« Mason credo che questa tipa abbia sbagliato posto, vestita com'è credo che debba andare ad un matrimonio. » parlò il ragazzo.
Mason... era indubbiamente lui. Le spalle larghe, le braccia forti, la mascella squadrata, le labbra carnose, il naso leggermente rosso per il freddo, le mani grandi e gli occhi azzurri mi fecero assolutamente capire che era lui l'uomo i cui occhi mi avevano colpito così tanto.
« Stai zitto Adam. » si voltò di nuovo verso di me avvicinandosi di più mentre io non distaccavo gli occhi dai suoi. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che l'uomo che avevo difronte fosse proprio colui che avevo incontrato e che mi aveva particolarmente colpito.
Due passi mi tenevano distante da lui ma i suoi occhi riuscivo a scorgerli lo stesso, soprattutto grazie alla luce del sole che gli illuminava metà viso scolpito. Mi resi conto troppo tardi di star facendo la figura della ragazzina e quando feci per aprire bocca sentì la voce di mio zio provenire da dietro.
« Allison Anderson perché non mi ascolti mai! » mio zio Noah non sembrava infuriato come pensavo e questo mi rasserenò, non avrei potuto sopportare una sfuriata da parte sua proprio mentre realizzavo di avere dinanzi a me il famoso uomo. 
E così si chiama Mason...
Mio zio mi prese per le spalle e mi girò verso di lui per stamparmi un bacio sulla guancia. « Devi ringraziare che adesso ci sia Mason qui sennò ti avrei fatto una ramanzina. »
« Mason? » ripetei il suo nome, sconvolta dalla confidenza che mio padre aveva con lui.
« Sì. » si avvicinò a lui e gli diede una pacca sulla spalla come se fosse suo padre. « È l'unico che mi dà vere soddisfazioni. »
Mason non disse niente e continuò a fissarmi come se mi stesse studiando attentamente, mio zio si fidava di lui perché sennò mi avrebbe già mandato via in malo modo per la sua gelosia paterna nei miei confronti.
Ero incredibilmente stupita e mio zio se ne rese conto.
« Succede qualcosa? » mi chiese avvicinandosi a me.
Scossi la testa e mi diedi una svegliata. « No scusami, è che pensavo ad una cosa... » interruppi il contatto visivo che avevo mantenuto con lui per girarmi verso mio zio. « Zio ti avevo detto che sarei venuta per controllare la macchina, sta facendo un rumore strano da un po' di giorni. » 
Lui annuì. « Mi ricordo, ti dispiace se la controlla Mason? Devo un attimo prendere dei moduli in ufficio. » spostò il dito infondo a destra mentre io ammiravo il grande spazio che possedeva. « Arrivo subito. » e così lasciò me, Mason e quel ragazzo, che da quanto avevo capito si chiamava Adam, nel piazzale principale. Non andavo in quel posto da quando ero piccolissima quindi era come se mi trovassi in una muova dimensione. Era un grande spazio, come un capannone, costituito da tutti aggeggi meccanici e strumenti enormi e poi un po' più infondo c'era l'ufficio dove si era diretto mio zio.
« Allora... se mi dà le chiavi della macchina la sposto così posso vederla. » mi aveva dato del lei.
Posai il mio sguardo su di lui e annuì lentamente. « Prego. » le presi dalla tasca e gliele porsi senza obiettare o dire nient'altro, non ero sicura che mi avesse riconosciuto quindi decisi di riacquistare la lucidità che mi aveva sempre contraddistinto.
Lui entrò nell'auto, la posizionò al centro del capannone e mi ridiede le chiavi sfiorando leggermente le mie dita. Non saprei spiegare bene le sensazioni scatenanti in me, ma la curiosità nello scoprire tutto su quell'uomo cresceva sempre di più facendomi pensare che avrei dovuto assolutamente tenere a bada quella parte di me.
« Allora tu sei la famigerata Allison Anderson... » avrei voluto che la voce appartenesse all'uomo che mi stava controllando le ruote dell'auto ma invece era quel ragazzo che pensai avesse venti anni o meno.
Mi voltai verso di lui ma ancor prima che potessi aprire bocca qualcuno mi anticipò. « Adam. » bastò quell'ammonimento per far zittire il ragazzo e farlo tornare al suo posto mentre io non seppi cosa fare se non osservare Mason controllare le ruote della macchina.
Era strano sapere il suo nome dato che per le ultime settimane l'avevo sempre ricordato e chiamato per quegli occhi così particolari che lo distinguevano dagli altri uomini.
« Le sta squillando il cellulare. » sobbalzai appena mi rivolse la parola.
« Eh? » Dio... sembravo una bambina ridicola e non una donna di ventotto anni che faceva la pediatra.
« Le sta squillando il telefono. » mi disse ancora una volta ed io presi il telefono dalla borsa con le guance accaldate per la figura da idiota che avevo appena fatto.
« Pronto. » non guardai nemmeno chi fosse il mittente della chiamata.
« Allison, hai visto la mail che ti ho mandato? Ci sono i valori di Lucy Lopez. » Jamie era stranamente serio.
Riacquistai tutta la lucidità e freddezza che avevo perso per un breve momento e chiusi subito la chiamata per vederli e capì che le mie sensazioni fossero vere.
« Eccomi, sono tornato. » mio zio aveva la voce felice e rilassata mentre io probabilmente ero divenuta pallida.
« Allison che succede? »
Scossi la testa mantenendo lo sguardo su quei valori. « Lavoro. » gli avrei spiegato in seguito.
Mi rivolsi verso Mason che stava cambiando le ruote. « Ci vorrà molto tempo? » dovevo correre in ospedale per confrontarmi con i miei colleghi ed avere la certezza anche da parte loro di ciò che pensavo.
Lui scosse la testa. « Cinque minuti e sarà libera. »
« Grazie. »

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