Composi il numero sulla tastiera telefonica ed aspettai che mi rispondesse al telefono nonostante la forte incertezza su ciò che stavo facendo.
« Pronto. » il suo tono di voce dolce mi provocò un sussulto.
Mi schiarì la voce. « Ciao... mi dispiace disturbati ma volevo chiederti una cosa...» iniziai a contorcermi dita tra loro mantenendo il cellulare tra l'orecchio e la spalla.
Rose mi parve sconvolta quando dopo pochi secondi mi rispose: « Allison ma tu puoi chiamarmi quando vuoi, non devi affatto giustificarti. »
Era la prima volta che ci sentivamo dalla morte di zio Noah e chiunque si sarebbe potuto accorgere dell'imbarazzo che si celava nella mia voce.
« Io... ecco... volevo chiederti come vanno le cose. » non era vero ma mi sembrò scortese non chiederlo.
Rose non rispose subito. « Le cose vanno... diciamo che vanno, devo ancora riprendermi da tutto ciò che è successo, sai? »
« Sì... non credo sarà tanto facile riprendersi da una cosa simile. »
Lei si schiarì la voce. « Allison volevo dirti che ti voglio molto bene. » il nodo alla gola iniziò a formarsi. « Io ti voglio davvero molto bene e sono molto innamorata di tuo zio, questo non cambierà mai. » il verbo al presente mi destabilizzò molto. « Lo so che adesso non ti senti pronta, percepisco l'immenso sforzo dietro questa telefonata ma voglio che tu sappia che questa è anche casa tua nonostante la nostra scarsa frequentazione. Tuo zio per me significa molto... lui è entrato nella mia vita come un raggio di sole e tu sei la personificazione di ciò che lui è. » le sue splendide parole mi lasciarono a bocca aperta e mi fermai qualche secondo per rifletterci meglio.
« Io... » non sapevo come rispondere a quelle meravigliose parole, ero sbalordita. « Grazie. »
Per smorzare l'imbarazzo decisi di farle la famigerata domanda per la quale l'avevo realmente chiamata. « Senti... non vedo Mason da due giorni. »
Non eravamo fidanzati, non eravamo amici, praticamente non eravamo niente eppure la sua assenza in casa mia non mi piaceva.
« Io... » continuai a parlare notando il suo insolito silenzio. « Io...ecco...mi chiedevo se stesse bene. » sapevo perfettamente a cosa fosse dovuto il suo allontanamento ma sicuramente non ne avrei parlato con Rose, non mi sentivo ancora in confidenza con lei.
« Hai provato a chiederlo a lui? »
Che domanda ovvia... veramente.
« Non risponde al cellulare. » iniziai a mordermi le labbra pensando di aver sbagliato a chiedere a sua madre, avrei potuto chiamare Mark o Cole.
« Ecco, vedi... » le porsi tutta la mia attenzione mordendo forte il labbro inferiore. « Diciamo che Mason è un tipo particolare, credo che tu lo abbia potuto constatare sulla tua pelle. » era fin troppo particolare per i miei gusti. « Non mi ha detto bene il motivo per il quale non si trova da te in questi giorni ma posso dedurre che sia successo qualcosa tra voi... » sospirai lentamente ascoltando ciò che già sapevo. « Se ti interessa solamente sapere come sta posso dirti che sta bene. »
A quel punto iniziai una battaglia con me stessa pensando che forse avrei potuto raccontarle l'accaduto senza scendere in dettagli inutili. « Due giorni fa decisi di uscire per la prima volta senza avvisarlo e diciamo che non l'ha presa molto bene. »
« Oh oh. » Rose ridacchiò leggermente. « Mason è molto permaloso e preciso. » Rose... dimmi qualcosa che non so. « Si è sentito escluso e se l'è presa perché non lo hai avvisato di quel grande passo che hai compiuto. »
Avrei tanto voluto dirle che in realtà suo figlio avesse percepito quel piccolo dispetto che gli avevo fatto ma l'ultima cosa che volevo era risultare come una bambina capricciosa e desiderosa di attenzioni da parte di un uomo.
« Sì ma mi ha lasciata sola. » le parole sfuggirono al mio controllo pronunciandole senza rimuginarci.
La sentì sorridere mentre io provai il forte desiderio di scomparire. « Non ti ha lasciata sola, non lo farà. »
Mason con la sua presenza silenziosa aveva colmato un briciolo di quella solitudine e tristezza che la morte di mio zio aveva scaturito dentro di me, non ci avevo mai fatto realmente caso prima del suo allontanamento.
« Sai Allison... » mi distesi sul divano cercando di calmare il mal di testa. « Quando Mason mi comunicò che avrebbe trascorso con te i primi giorni di lutto pensai stesse commettendo un errore, in cuor mio pensai che la solitudine avrebbe fatto bene alla tua mente ma lui era così convinto che accettai la sua decisione... a distanza di mesi devo ringraziare la sua testardaggine perché senza di essa tutto ciò che sta succedendo tra voi non sarebbe mai accaduto. »
Mi accigliai sentendo il cuore iniziare a battere furiosamente.
« Non sta succedendo nulla. » mi affrettai a correggerla senza troppa convinzione.
« Ne sei sicura? » la sua voce beffeggiatoria mi fece rendere conto di dover affrontare un'altra delle verità che stavo nascondendo a me stessa.
« Devo rispondere? »
Rose ridacchiò. « No, non credo ci sia il bisogno. » aveva capito tutto quindi pensai che mentirle non sarebbe servito a nulla.
La sentì sospirare. « Manchi tanto a Lucy. »
Il nome della bambina fece riaffiorare i sensi di colpa. « Come sta? So che sta seguendo le cure in modo perfetto. » nonostante la mia assenza dal lavoro chiedevo sempre come stessero andando le cure dei miei pazienti, i quali erano stati affidati ad un'altra dottoressa
« Mi dispiace se l'ho... abbandonata per il momento. » sapevo che non sarei rimasta ancora per molto inattiva, lo sapevo benissimo. Nonostante il forte dolore per il lutto il mio lato responsabile si stava risvegliando e con lui anche i miei doveri da medico.
« Non l'hai abbandonata nemmeno per un momento e poi non devi scusarti di nulla, il tuo dolore è già troppo grande da sopportare. »
« Io adesso vado... » presi un respiro profondo. « Se vedi Mason puoi dirgli di chiamarmi, per favore? » non sapevo bene cosa avrei dovuto dirgli ma ormai avevo fatto il danno.
« Va bene, ci vediamo presto? » domandò con voce piena di speranza.
Annuì. « Sì, ci vediamo presto. »
Attaccai e raddrizzai la schiena sentendo la porta d'ingresso spalancarsi, non mi chiesi nemmeno chi potesse essere.
« Ciao. » decisi di salutarlo mentre se ne stava immobile dinanzi a me guardandomi in silenzio.
Mi alzai dal divano e mi misi difronte a lui pensando a cosa fare per riempire quel forte momento di imbarazzo dettato dal fastidioso silenzio tra noi.
Puntai i miei occhi nei suoi sentendo un brivido attraversarmi la schiena per il suo sguardo atrocemente serio.
« Tu stai vedendo cose che non ci sono... te ne rendi conto? » il suo tono brusco mi fece irrigidire ma continuai ad osservarlo nonostante la confusione per quelle parole.
« Ma che stai dicendo? » iniziai a comprendere cosa sarebbe successo di lì a pochi minuti.
Mason si avvicinò di qualche passo. « Hai capito benissimo. » indurì la mascella e la vena sul collo iniziò a pulsare leggermente, quello fu un nitido simbolo del suo nervosismo.
Improvvisamente mi sentì adirata, mi sentì esposta come se il segreto così gelosamente custodito fosse venuto fuori nel modo più incolto possibile. « Ma chi ti credi di essere? »
Lui non si scompose per nulla. « Nessuno, io non sono nessuno, giusto? Io per te non sono nessuno. »
Lo guardai in quegli occhi gelidi come il ghiaccio sentendo il freddo impossessarsi anche del mio corpo. Avrei dovuto annuire, avrei dovuto rimembrargli che fosse uno sconosciuto per me eppure non riuscì a pronunciare nulla dandogli così la prova inconfutabile di quanto stesse sospettando.
Mason scosse la testa energicamente facendomi comprendere che l'avrei visto un'altra volta furioso.
« Senti Mason... io - »
« Sta' zitta. » misi le mani sui fianchi e lo guardai storto.
« Ma perché ti stai scaldando così tanto, scusa? Cosa aspettavi che succedesse? Viviamo insieme da praticamente tre mesi e secondo te posso dirti che non sei nulla per me? Ma secondo te sono un robot come te? Non sono mica innamorata di te! » Non ancora...
Mason rialzò lo sguardo su di me e mi guardò furioso. « Ti ho detto di stare zitta. »
Mi infuriai ancora di più. « Nemmeno mio zio mi rimproverava così e di certo non inizierai tu! » mi guardò con sgomento. « Se sei così contrariato perché non vai via? Posso sopravvivere senza te. »
Mi avvicinai di più a lui cercando di marcare il mio atteggiamento e le mie parole. « Sei tu che hai deciso di stare qui dopo che lui è morto, non sono stata di certo io quella che te l'ha chiesto quindi non hai nessun diritto di arrabbiarti. » presi un respiro profondo. « Io e te non siamo niente, assolutamente niente di rilevante quindi se vuoi andartene di sicuro non devi chiedermi il permesso. »
Si avvicinò lentamente a me facendo sì che potessimo trovarci a distanza di pochissimi centimetri.
« Allison... non mi dire cose così scontate... » la sua voce così fredda acuì il nodo alla gola già prorompente. « Io sono stato qui solo perché lo dovevo a tuo zio. Non mi sono affezionato a te e mai lo farò perché per me non sei altro se non la figlia di una persona molto importante per me. » il cuore cercò di non crollare dinanzi a lui.
Scandagliai i suoi occhi e pensai che forse non stesse raccontando la verità, forse se avessi scrutato quelle due gemme fino in fondo avrei trovato un barlume di verità e con la voce tremante pronunciai: « E allora perché hai aspettato tanto per andartene? »
Mason continuò a guardarmi in silenzio per qualche secondo prima di girarsi con l'intenzione andare via.
« Sei sempre molto maturo, devo complimentarmi con te per il tuo modo di affrontare le situazioni. » lui si bloccò a pochi passi dalla porta.
Si girò lentamente. « Tu non sai niente di me e questa non è una situazione che mi riguarda da risolvere. »
Lo guardai andare via senza fare nulla per fermarlo.
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SERENDIPITÀ
RomanceDolore, gioia, timore e amore, sono queste le componenti di questa storia il cui scopo è rimembrare quanto un solo ed unico evento possa cambiare le sorti della propria vita. Il termine Serendipità vuole esprimere la fortuna di fare scoperte per pu...