« Non hai mai visto Pearl Harbor? Spero che tu stia scherzando. »
Mason alzò le spalle con nonchalance girando l'hamburger nella pentola. « No, non l'ho mai visto perché i film d'amore sdolcinati non sono proprio il mio forte. »
Sarebbe stata una bugia dire che non ci fossimo avvicinati dopo quello che era successo una settimana fa, finalmente mi stava trattando come una quasi amica ed io iniziavo ad abituarmi alla sua presenza.
« Va bene... adesso lo vediamo. » presi il telecomando ed iniziai a cercare il film nonostante sapessi quanto lui fosse l'anti-romantico per eccellenza.
Lo sentì fare rumore con le pentole finché non lo vidi avvicinarsi al divano con due piatti tra le mani.
« Dobbiamo parlare di qualcosa di importante quindi dedicami un secondo la tua attenzione. » si avvicinò a me porgendomi il piatto contente un hamburger e qualche patatina.
Avevo osservato quanto gli piacesse indossare felpe sportive e tute probabilmente per la comodità, non l'avevo mai visto indossare un pigiama elegante ma il suo modo d'essere così semplice mi piacque molto.
Lo guardai concedendogli tutta la mia attenzione e sperai non si accorgesse del piatto che non avrei minimamente toccato. « Va bene, allora dimmi di cosa si tratta. »
Mason mi inchiodò con i suoi occhi azzurri. « Prima devi mangiare. »
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai. « Non ho fame. » distolsi lo sguardo dai suoi occhi e lo posai sulle mie mani incrociate sulle gambe.
« Non mi interessa, devi mangiare. » il suo tono di voce duro non ebbe nessun effetto su di me.
Scossi la testa leggermente sentendo il mio stomaco borbottare
« Devi mangiare, stai dimagrendo troppo e non stai bene. »
Alzai lo sguardo su di lui e vidi che se ne stava immobile a fissarmi. « Okay allora facciamo così, se tu non mangi nemmeno io mangerò. » mormorò spazientito lasciando la forchetta nel suo piatto.
Sapeva bene quali tasti toccare per convincermi, lo sapeva che mi sarei sentita in colpa.
Sbuffai. « Sei uno stronzo. » con rabbia presi la forchetta ed iniziai a sminuzzare la carne.
« Lo faccio per il tuo bene, tu pensi che io non ti conosca ma so che ti piace mangiare. »
Masticai lentamente cercando di non rigurgitare. « Mi conosci? »
Mason alzò le spalle. « Tuo zio parlava sempre di te, quando quelle rare volte litigavate si vedeva, veniva in officina con quel suo volto corrucciato ed era inevitabile chiedergli cosa fosse successo. »
Non succedeva quasi mai, parlavamo raramente di lui.
« Ah sì? » cercai di mantenere un respiro normale e di non farmi sovrastare dai ricordi.
Lo vidi annuire. « Mh Mh. » bevve un sorso d'acqua. « Raccontava sempre quanto amassi la pizza, eri sempre di compagnia per lui sopratutto quando si trattava di mangiare. »
Non risposi e continuai a mangiare cercando di nascondere il mio turbamento.
« Sei fidanzato? » la domanda sfuggì al controllo delle mie labbra e me ne pentì subito quando lo vidi indurire la mascella.
Mason non mi rispose e continuò a mangiare come se nulla fosse successo, sapevo fosse infastidito ma pensai di non aver fatto nulla di male, non sapevo quasi nulla di lui ed ormai viveva a casa mia da un pò.
« Smettila di fissarmi. » il suo tono duro ed astioso mi fece sussultare e spostai subito lo sguardo dalla sua figura alla televisione che trasmetteva una corsa di moto che era solito vedere zio Noah.
Finimmo di mangiare in totale silenzio, io pensavo costantemente al fatto che ormai il mio unico appiglio sicuro fosse lui e non perché l'avessi scelto io ma perché zio l'aveva scelto per me, se da un lato stava iniziando a piacermi quella strana convivenza dall'altro ero infastidita per il suo modo altalenante di trattarmi.
Mi ridestai sentendolo alzarsi dal divano per posare i nostri piatti ormai vuoti nel lavello.
Si sedette di nuovo affianco a me e mi guardò. « Dobbiamo parlare delle eredità. »
Non avevamo mai aperto quell'argomento nonostante fosse ormai passato quasi un mese dalla morte di zio, Mason aveva sicuramente temporeggiato per farmi riprendere un minimo.
Scossi la testa portandomi le mani alle tempie. « È strettamente necessario? » non osai guardarlo negli occhi.
« Sì, se non ne vuoi parlare con l'avvocato stesso. » lo faceva sempre, faceva sempre in modo che evitassi contatti con cose spiacevoli.
« Allora dimmi, ti ascolto. » tenni la testa bassa ed iniziai ad ascoltare tutte le cose che zio Noah mi aveva lasciato tra cui la sua casa ed il suo magazzino.
La somma di denaro racimolata negli anni mi fece spalancare gli occhi. « Cavolo. »
Mason sospirò lentamente. « Noah non era uno sprecone, lo sapevamo tutti. »
Mi aveva sempre accontentata in ogni cosa possibile ed inimmaginabile eppure aveva saputo organizzarsi con i soldi per non restare mai totalmente al verde, aveva sempre dato prova di grande organizzazione ma non mi ero mai resa conto di quanto.
« Quindi l'officina è passata sotto la mia tutela? » ripetei massaggiandomi le tempie.
« Sì. »
« Ma io sono un medico. » non sapevo proprio come gestire il tutto.
« Lo so. » sei sempre molto d'aiuto.
Sospirai. « Te ne occuperai tu perché io non so proprio come fare, detto con molta onestà, lui si fidava di te quindi vedrai tu come gestirla. »
« Va bene. »
Alzai lo sguardo e sospirai lentamente tenendolo incollato sul muro difronte a me. « C'è qualche altra cosa? » volevo solo stendermi nel mio letto e collassare nel sonno.
« Il tuo lavoro. »
La testa scattò verso di lui. « Cosa? Cosa significa? »
Posò dei fogli sul bracciolo del divano. « Quando hai intenzione di tornare a lavorare? »
Lo guardai con espressione corrucciata. « Non capisco questa tua domanda. »
« Non ti hanno dato una scadenza, non sto parlando di questo, ma secondo me il lavoro può essere una valida alternativa per non pensare costantemente a quello che è successo. »
Lo guardai senza rispondere alla sua affermazione e decisi di chiudermi nella mia stanza.
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SERENDIPITÀ
RomanceDolore, gioia, timore e amore, sono queste le componenti di questa storia il cui scopo è rimembrare quanto un solo ed unico evento possa cambiare le sorti della propria vita. Il termine Serendipità vuole esprimere la fortuna di fare scoperte per pu...