Capitolo 16

11 1 2
                                    

« Amalia! Mi dovresti dare una mano invece di litigare con tua figlia come se avessi la sua stessa età! Lascia stare quella povera creatura e vieni subito ad aiutarmi con il tacchino. » era innegabile che in quella casa ci fosse una tale confusione da farmi quasi venire il mal di testa, forse non mi sarei mai abituata ad essere
circondata da così tante persone nel giorno di Natale.
Mio zio prese il mio cappotto e si comportò come un perfetto padrone di casa facendo nascere in me la consapevolezza tra non molto si sarebbero trasferiti insieme, ne ero quasi sicura.
« Ciao amore, come è andata ieri? » ci dirigemmo in cucina per permettermi di salutare gli altri componenti della famiglia.
« Oh benissimo. » in effetti avevo passato tutta la sera in ospedale e mi ero trattenuta di più anche per dare una mano a sistemare le cose.
Rose si illuminò appena mi vide. « Allison! Buon Natale! » corse ad abbracciarmi ed io ricambiai ma con meno entusiasmo.
Ero così abituata a passare il Natale da sola con zio Noah che non sapevo come prendere questa novità nella mia vita, ne ero felice però dovevo abituarmici.
« Buon Natale anche a te. » mi staccai da lei e andai a salutare Amalia che se ne stava vicino alla cucina a litigare con qualcosa che poi scoprì essere la frusta elettrica.
« Ciao Allison. » mi sorrise raggiante e mi salutò con un affettuoso bacio sulla guancia. Avevamo pochi anni di differenza che la rendevano più piccola di me e a volte sembrava essere rimasta una ragazzina adolescenziale, mi piaceva il suo essere una donna
matura e responsabile ma con un carattere dinamico.
« Scusa è che sto litigando con questa cazzo di frusta elettrica. » feci per dirle che avrei potuto aiutarla ma fui interrotta da una singola parola.
« Cazzo. » ci voltammo tutte e due verso Lucy.
La mamma la guardò con occhi socchiusi. « Lucy! Quante volte ti ho detto che non si dice? »
La piccolina si avvicinò a me e si mise accanto alla mia gamba con fare di protezione nonostante io fossi consapevole che non avrebbe alzato un dito su di lei, dinanzi alla mia persona non si era mai
permessa di farlo.
« La mamma ha ragione. » mormorai posando la mano sulla sua guancia. « Lo dice per il tuo bene perché ai bimbi maschi non piacciono le ragazze che dicono le parolacce. » cercai di corromperla con l'amore, c'era sicuramente un bimbo che le piaceva...
« I bimbi maschi devono starle alla larga. » una voce minacciosa intervenne alle mie spalle ed io chiusi subito gli occhi premeditando lo spettacolo che avrei visto a pochi passi da me.
Sghignazzai. « Prima o poi avrà un ragazzo al suo fianco. » mi voltai verso di lui e come sempre ne rimasi meravigliata. Mason era appoggiato alla porta della cucina con le braccia incrociate al petto provocando così lo sgualcire della camicia bianca che aveva
indossato, i capelli corvini erano particolarmente ribelli quel giorno mentre il viso mi parve essere rilassato ed era decisamente una cosa troppo strana per il suo essere dato che di solito lo vedevo
sempre imbronciato o totalmente serio da non far trasparire niente.
Mi guardò socchiudendo gli occhi. « Speriamo più poi, dottoressa. » puntai i suoi occhi nei suoi scatenando una collisione di emozioni e di sensazioni che ormai non riuscivo nemmeno più a decifrare arrendendomi al destino, pensai che dopotutto se avessi dovuto scoprire cosa lui pensasse l'avrei fatto, ci voleva solo tempo e dovevo iniziare a vivermi le cose come venivano senza
preoccuparmi troppo.
« Si chiama Allison. » Lucy corresse suo zio che però non abbassò lo sguardo dai miei occhi, avevamo attuato una specie di duello per capire chi sarebbe caduto prima dinanzi lo sguardo dell'altro ed io ero convintissima che prima o poi avrei perso dato che io il suo sguardo proprio non riuscivo a reggerlo.
Si sa che da lontano gli occhi non dovrebbero vedersi chissà quanto eppure io i suoi avrei potuto vederli a distanza di kilometri, ce li avevo stampati nella mente perché mi avevano colpito dal primo momento in cui l'avevo visto e sapevo che non me ne sarei sbarazzata cosi facilmente, ne ero totalmente sicura.
Come avevo previsto, quando entrò mio zio in cucina io abbassai subito lo sguardo da Mason provocandogli un piccolo sorriso vittorioso che non riuscì a capire se nascondesse qualcosa di più profondo o meno, di solito non mi fossilizzavo sulle piccole cose ma con lui pensai che avrei dovuto iniziare a fare proprio così se avessi voluto capire qualcosa.
Mio zio posò lo sguardo su di me e mi scrutò attentamente mentre
Mason girò il corpo e se ne andò al piano di sopra. Avrei veramente voluto prestare attenzione allo sguardo a mio zio ma io ormai ero praticamente ferma con la mente a quello sguardo che mi aveva riservato, non era mai stato così provocatorio.
« Allison mi dai una mano con la tavola? » zio Noah mi guardò non volendo assolutamente una negazione come risposta quindi annuì chiedendo tutto l'occorrente a Rose.
Mentre posavo le posate sui tovaglioli di carta rossi sentivo lo sguardo di zio Noah su di me come se avessi commesso un delitto e così, presa dall'istinto, lo guardai a mia volta. « Cosa c'è? »
Non si aspettava il mio "affronto" e lo capì dal suo sguardo stupito.
« Allison. »
« No davvero! » mantenni un tono di voce discreto per non far sentire nulla alle altre persone nella casa. « Che cosa c'è? Ogni volta che lo guardo mi sembra di star facendo un delitto per te! Per non parlare delle poche volte in cui mi rivolge la parola perché credimi lui è più freddo del cemento, dovresti saperlo. » mi ero
scocciata di vederlo sempre con quello sguardo inquisitorio, doveva iniziare a capire che avevo ventotto anni e che ormai le decisioni le prendevo da sola.
« Ti conosco benissimo. » voleva farmi capire che lui aveva captato l'interesso che covavo nei confronti di Mason.
Aprì le braccia, esausta. « E allora? Cosa sto facendo di male? Sto solamente cercando di fare amicizia con la tua nuova famiglia, non ci vedo nulla di male. » quella mia frase non gli piacque per niente.
La sua espressione da contrariata divenne esasperata. « La tua nuova famiglia? Tu sei compresa nel pacchetto, Allison e credevo che l'avessi capito ma invece hai ancora paura. » avevo aperto
l'argomento che detestavo al mondo senza nemmeno rendermene conto.
« Io non ho paura di niente. » stavo palesemente attuando il mio comportamento da difesa.
Zio Noah assunse uno sguardo dolce. « Allison... »
« No! » esclamai a voce alta non riuscendo a controllarmi. « Smettila...non sono più una bambina ormai ho quasi trent'anni e non puoi dirmi quello che posso o non posso fare, puoi decidere di non condividere le mie scelte ma devi accettarle. » avevo di nuovo cambiato argomento tornando all'uomo che stava provocando scompiglio nella mia testa.
Cambiò totalmente espressione e non seppi capire quale fosse l'emozione che la predominava. « Lo dico per il tuo bene. »
« Lo so! » lo guardai negli occhi e tutte le mie difese caddero difronte alla persona più importante della mia vita. « Lo so che lo dici per il mio bene ma stiamo parlando di una cosa che non succederà mai quindi vedi di calmarti e di restare con i piedi per terra perché se non sto volando io con l'immaginazione non vedo il
motivo per il quale dovresti farlo tu. » il modo velato in cui stavamo parlando fece sì che se si fosse sentito qualcosa in cucina almeno non avrebbero capito l'argomento principale.
« Allison io voglio solamente il tuo bene, quando lo capirai? » la sua voce affranta mi fece tremare il cuore.
« Zio io l'ho capito benissimo però è la mia vita ed io vorrei avere la tua approvazione sempre anche se non lo condividi, potresti farlo? E poi non ho ancora capito perché ti preoccupa tanto. » sperai che svuotasse il sacco una volta per tutti.
« Non è il momento adatto per parlarne. » avrei voluto urlare dal nervosismo per il suo essere misterioso sull'argomento ma avevo imparato a mie spese che incazzarmi con mio zio non portasse a niente, avrebbe continuato ad ignorare la mia richiesta di sapere
qualcosa in più.
Sbuffai e lo ignorai mentre continuavo a mettere la tavola per il pranzo di Natale che avremmo affrontato tra pochi minuti.
« Allison... » scossi la testa e mi diressi al piano di sopra per andare in bagno e proprio mentre stavo per ricordarmi quale fosse la porta del bagno sentì la voce di Mason.
« Come stai tesoro? » raggelai sul posto mentre la mano se ne restò ferma sulla maniglia che pensai fosse della sua stanza.
Volevo realmente staccarmi per andarmene ma non trovavo la forza, la curiosità prese il sopravvento e mi sentì tremendamente in colpa origliando la sua conversazione con qualcuno che pensai fosse una sua ipotetica ragazza.
« Non ti preoccupare, ci vediamo presto. » era tremendamente dolce mentre diceva quelle parole e improvvisamente fui gelosa di qualsiasi persona si trovasse in chiamata con lui.
« Te lo prometto... ti amo. » pensai che una pugnalata al cuore potesse essere meno forte e dolorosa.
Mi scostai subito dalla porta e mi catapultai nel bagno per evitare che potesse vedermi fuori la sua porta, se mi avesse visto ero sicura che avrebbe fatto, giustamente, una scenata.
Mi sciacquai la faccia con acqua fredda e benedissi il fatto che quella mattina non avevo messo trucco dato che sarebbe sbavato tutto. Non sapevo cosa pensare anche se quello che avevo sentito era arrivato così chiaro e forte al mio cervello che non c'era niente
su cui rimuginare.
Sentì due tocchi alla porta segno e così parlai per far capire fosse occupato.
« Muoviti sei lì dentro da un'eternità. » era un incubo, stava diventando il mio incubo personale quell'uomo.
Mi innervosì. « Sono qui dentro da tre minuti. » la notizia che avevo scoperto poco fa mi aveva portato ad incavolarmi con lui senza un valido motivo, forse era solo gelosia insensata.
« Non mi interessa, devo andare in bagno. » presa dalla furia spalancai la porta scontrandomi con il suo corpo che se ne stava appoggiato ai lati della porta a braccia conserte.
« Si può sapere qual è il tuo dannato problema? » sussurrai guardandolo negli occhi e non preoccupandomi che probabilmente
avrebbe capito qualcosa.
I suoi occhi azzurri mischiati al verde mi guardarono subito e iniziarono a fare quello che facevano sempre cioè cercare di capire qualcosa, volevano captare qualche emozione o pensiero.
Lui non rispose alla mia pseudo domanda ma continuò a soppesarmi con lo sguardo senza far trasparire nessuna emozione.
« Esattamente... » il mio sguardo cadde sulle sue labbra carnose per un secondo. « Per quale motivo sei delusa? »
Sbarrai gli occhi e lo guardai come fosse un extraterrestre. « Che dici? »
Mason mantenne il suo sguardo serio. « Te lo si legge negli occhi. »
In quel momento capì che avevo paura del legame che mi teneva a lui perché a quanto pare Mason aveva la capacità di capirmi come solo mio zio sapeva fare.
Con tutta la forza del mondo mi ristabilì e tornai a guardarlo con sicurezza. « Non puoi rispondere ad una domanda con un'altra. »
Lui sogghignò. « Cosa vuoi sapere? Non capisco. »
In quel momento lo paragonai ad un bambino con il quale si doveva avere più pazienza del solito. « Perché sei così stronzo? »
Leggendo la sincerità nei miei occhi lui sorrise leggermente ma non era un sorriso dolce, era un sorriso beffeggiatorio. « Io non sono stronzo, sono solamente sincero. »
« La sincerità non c'entra niente con il comportarsi male con una persona. » ero sicura che quello scontro l'avrei vinto io perché finalmente gli stavo tenendo testa.
Nei suoi occhi comparve una scintilla di ironia. « La sto trattando male, dottoressa? » no, non mi stava trattando male ma il suo atteggiamento di sufficienza nei miei confronti mi dava un fastidio immane. « Tu mi hai chiesto di trattarti come una persona normale
ed è quello che sto facendo Allison. » cercai di non farmi abbindolare dalle sue labbra carnose a poca distanza dalle mie.
Incrociai le braccia al petto guardandolo a testa alta. « È così che tratti le persone normali? Allora c'è un problema di fondo. »
Il suo sguardò si indurì e per evitare che dicesse qualcosa di spiacevole mi spostai lasciando via libera per andare in bagno.
Il pranzo di Natale non fu come l'avevo immaginato, a tavola c'era una strana aria tra me e mio zio e contemporaneamente tra me e Mason, non riuscivo a pensare ad altro, non riuscivo a non pensare
a come avesse letto facilmente nei miei occhi certe emozioni e quindi ebbi seriamente paura di quello che sarebbe potuto accadere.

SERENDIPITÀ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora