Capitolo 26

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Mi resi conto di quanto tempo avessi passato a crogiolarmi nel mio dolore quando mi accorsi dell'imminente arrivo della primavera, avevo passato mesi chiusa in casa con la costante presenza di Mason a farmi da balia e non mi ero nemmeno resa conto di quanto tempo fosse effettivamente passato.
Erano davvero poche le volte in cui Mason mi lasciava sola ma non mi turbava perché sapevo avesse una propria vita privata da dover mantenere, avevamo instaurato un bel rapporto eppure c'era sempre qualcosa che ci divideva. Rose, sua mamma e l'ormai ex compagna di zio Noah, capì fosse smaniosa di vedermi dal notevole numero di messaggi che mi mandava almeno due volte a settimana ma non avevo ancora il coraggio necessario per rivederla senza avere un attacco di panico.
Quella mattina di marzo mi svegliai con una strana serenità circondare il mio spazio, aprì gli occhi con il forte desiderio di uscire per fare una passeggiata e così decisi di assecondare quella piccola bramosia alzandomi dal letto ed infilando lentamente le scarpe con una strana melodia nella mente, una dolce suonata al pianoforte.
Nell'istante in cui piantai i miei piedi sullo zerbino della porta d'ingresso appena chiusa, mi fermai.
« Mason. » sussurrai osservando la porta del mio appartamento. « Dovrei avvisarlo? » iniziai a mordermi il labbro con nervosismo mentre parlavo da sola.
La mia mente era smembrata in diverse parti contrastanti ma la più forte mi diceva di non avvisarlo per comprendere come si sarebbe comportato, la parte malsana della mia testa era così curiosa di sapere se fossi un minimo rilevante per lui che mi ordinò di non avvisarlo.
Non molto lontano da casa mia si trovava un parco poco frequentato e pensai di potermi rifugiare un pò lì, avrei ascoltato un pò di musica seduta sull'altalena arrugginita e ormai abbandonata.
Passeggiai con le mani nelle tasche della mia giacca e cercai di contenere l'ansia che iniziò a propagarsi dentro di me, quasi come se stessi commettendo un reato federale; la giornata era particolarmente soleggiata nonostante ci fosse ancora il solito freddo ad aleggiare nell'aria... quelle erano le giornate che avevo sempre preferito.
Sorrisi vedendo l'altalena libera e mi catapultai sopra di essa iniziando a respirare, finalmente potei ragguagliare chiaramente l'aria entrare nei miei polmoni ridando vita a quegli organi la cui funzione sembrò essersi dissolta dall'ormai lontano dicembre. La remota possibilità di iniziare a parlare con uno psicologo della mia situazione psichica sfavillò nella mia mente, ero sicura che mi avrebbe fatto sicuramente bene parlare con qualcuno dato che Mason dimostrava la sua vicinanza alla sottoscritta tramite gesti taciti.
L'uomo in questione aveva preso una confacente dimestichezza verso il mio appartamento e la sottoscritta, avevamo instaurato un rapporto così informale da farlo camminare mezzo nudo provocandomi un rossore alle guance non poco notevole... insomma, restavo pur sempre una donna affascinata da un uomo di una certa bellezza. Di tanto in tanto pensavo a quanto Mason fosse inabile nell'esprimere i propri sentimenti a voce provocando in me una singolare curiosità nel conoscerne il motivo, avrei tanto voluto sapere se fosse un comportamento innato oppure scaturito da esperienze, eppure quel suo lato così intimo non fece altro che farmi apprezzare ancora di più la sua persona.
Ogni donna avrebbe desiderato un uomo come lui, un concentrato di intelligenza, virilità e mistero letali per il cervello ed il cuore.
Avevo imparato a conoscerlo un minimo comprendendo che non fosse il classico donnaiolo, mi era sembrato abbastanza maturo da non buttarsi sulla prima scollatura femminile ma non potei affermarlo con certezza... gli uomini, per me, erano imprevedibili.
Osservai le catene arrugginite che reggevano l'altalena ed iniziai a spingermi con i piedi beandomi della sensazione di libertà e leggerezza che il vento provocava sul mio volto.
« Signorina. » una voce maschile e placida si dissipò nell'ambiente. Mi girai verso l'uomo al mio lato ed osservai la figura maschile ed anziana con forte interesse; il suo corpo anziano era coperto da un kimono grigio scuro, ai piedi indossava dei sandali nonostante il freddo ed il suo volto era disteso in un'espressione tranquilla contornata da un lieve sorriso.
Puntai i miei occhi nei suoi, dal taglio asiatici e leggermente socchiusi, e gli sorrisi con cortesia. « Buongiorno, mi dica. »
Smisi di dondolarmi e restai seduta ad aspettare cosa avesse da dirmi.
I capelli bianchi e brizzolati presero a muoversi leggermente per il filo di vento. « Va tutto bene? »
La sua domanda mi sconcertò più per il significato che per il fatto che me la stesse facendo uno sconosciuto. « Non saprei come risponderle. » avrei dovuto rispondere in modo positivo per non destar alcun sospetto o dialogo con uno sconosciuto ma invece restai zitta.
Lui ridacchiò tristemente. « Non crede sia arrivato il momento di scoprirlo? »
Scrutai attentamente la sua figura chiedendomi da dove fosse uscito e per quale motivo stesse parlando proprio con me.
« Chi è lei? » la domanda mi sorse spontanea.
L'anziano signore mi sorrise leggermente creando qualche ruga intorno ai suoi. « È così importante saperlo? »
Mi lasciò a bocca aperta e decisi di restare in silenzio a rimuginare mentre lui, dopo avermi sorriso un'ultima volta, decise di andar via.
« Che strano... » mormorai a me stessa. Osservai il parco e mi resi conto di essere rimasta sola un'altra volta. « Ma da dove è sbucato? » continuai a parlare da sola cercando una spiegazione finché non decisi di andare via.
Nel tragitto verso casa mi resi conto fosse ora di pranzo, Mason di solito non tornava mai per quell'ora quindi pensai non avrei avuto problemi nel dovergli spiegare quanto appena successo.
Una volta arrivata fuori il pianerottolo del mio appartamento vidi la porta socchiusa, spalancai gli occhi per la sorpresa ma appena sentì il tono maschile ed arrabbiato mi resi conto non fosse uno sconosciuto.
« Dov'è Allison? L'avete sentita? »
Restai fuori l'appartamento spinta dalla curiosità nel comprendere come si stesse comportando.
Allora ti interessa di me... formulai quel pensiero così infantile e me ne pentì subito.
« Ashley non me ne fotte un cazzo! » Mason alzò la voce così tanto da farmi sobbalzare. « Hai chiesto a Laura? » sentì i suoi passi avvicinarsi e poi allontanarsi comprendendo stesse camminando per tutta la casa.
« Che cazzo! » era strano vederlo così fuori controllo, di solito non si esponeva mai così tanto ed il fatto che fosse così preoccupato per me mi piacque molto.
All'udire di qualcosa frantumarsi a terra decisi di entrare in casa come se nulla fosse successo e come se non avessi sentito niente, atteggiamento che sembrò scatenare ancora di più la sua ira nei confronti del mondo.
I suoi occhi gelidi si scontrarono subito nei miei, sconvolti. « Allison. »
Si avvicinò a me velocemente ed iniziò ad ispezionarmi il volto. « Dove cazzo sei stata? Ti rendi conto che non puoi uscire improvvisamente senza avvisarmi? Non esci da fottuti mesi da questa casa almeno avresti dovuto avvisarmi...non ti è passato per l'anticamera del tuo fottuto cervello? » Iniziò a sbraitarmi contro e restai in silenzio comprendendo che in parte avesse ragione.
Iniziai a contorcermi le dita e abbassai lo sguardo incapace di sostenere la freddezza del suo sguardo. « Io... »
« Tu cosa?! » chiuse con impeto la porta d'ingresso facendomi sobbalzare. « Ti rendi conto di quello che hai fatto, porca puttana? Io ho pensato che ti fosse successo qualcosa o che qualcuno fosse entrato qui dentro! »
Continuai ad osservare le sue scarpe da ginnastica nere e sporche cercando di reprimere la soddisfazione che stavo provando nel vederlo così agitato per me.
« Allison guardami. » non volevo guardarlo perché ero sicura che se l'avessi fatto lui avrebbe capito, avrebbe capito il mio dispetto.
« Perché non mi hai avvisato? Te ne sei dimenticata? » per un attimo mi venne in mente di mentire ma non mi parve la scelta più saggia.
I suoi piedi si mossero fino a sfiorarsi con le mie scarpe. « Allison... guardami. » la mano si posò leggera sul mio mento per alzarmi il volto.
La collisione tra i miei occhi grigi ed i suoi occhi azzurri non scaturì nulla di positivo, potei perfettamente capire cosa stesse percependo dall'indurirsi del suo sguardo e così mi concentrai su quelle striature verde smeraldo per pensare ad altro.
La sua mano scivolò lentamente via e decise di allontanarsi dal mio corpo mantenendo lo sguardo nei miei occhi, sapevo benissimo che non avrebbe detto niente tuttavia quando andò via sentì ancora più disordine nel mio animo inquieto.

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