« Sei particolarmente distratta stasera. » mio zio esaminò attentamente il mio volto mentre piegava i suoi jeans dopo averli stirati, avrei tanto voluto dargli una mano se non fosse per il mio odio nei riguardi delle faccende casalinghe e proprio per questo avevo assunto una ragazza che ogni settimana se ne occupava per la mia casa.
Alzai le spalle. « Sto seguendo una bambina che mi sta particolarmente preoccupando. »
Lui si bloccò e mi guardò profondamente negli occhi. « Che succede? Di che si tratta? »
Lo guardai seriamente cercando di fargli ricordare la mia politica.
« Ah giusto... » sorrise debolmente. « Non me lo dirai per niente al mondo dato il tuo strano pensiero sulle questioni personali. »
« Zio lo sai perché lo faccio, finché non saprò nemmeno io cos'ha non potrò parlartene e poi non mi piace sbandierare i problemi altrui. » ero molto seria e severa sulle questioni lavorative.
« Allison lo dicevo solo per farti sfogare, si vede che sei particolarmente tesa e preoccupata, eccelli sempre nel tuo lavoro ma devi imparare a capire che tutto il peso che porti sulla schiena dev'essere condiviso con qualcuno per far sì che tu possa viverlo meglio. » mio zio aveva ragione. Essendo una dottoressa sentivo costantemente il peso della responsabilità starmi addosso, come giusto che sia, ma a volte avrei solo voluto scomparire per giorni interi dedicando importanza al mio benessere fisico e psichico.
« Lo farò un giorno, arriverà il giorno in cui lo capirò. » mormorai vedendo sul suo volto aleggiare una strana preoccupazione che cercai di smorzare tirando in ballo un altro discorso.
« Allora... hai conosciuto qualche donna sabato? Mi avevi detto che ti trovavi in un bar insieme ai tuoi amici... quindi sputa il rospo. » mi alzai dalla sedia del tavolo della cucina per posizionarmi proprio davanti il ferro da stiro posizionato dinanzi al tavolo.
Lui ridacchiò. « Sei mia nipote, non posso parlarti di certe cose. »
Bastò quella frase per farmi scoppiare a ridere. « O mio Dio quindi hai abbordato qualcuna? Non ci posso credere. »
Lui sorrise leggermente non aspettandosi quella reazione. « Cosa pensi? Che me ne stia con le mani in mano? Ho cinquant'anni dopotutto. »
Mi morsi il labbro seriamente divertita dalla piega che la conversazione stava prendendo. « Proprio perché hai cinquant'anni quando deciderai di darmi una zia? » mi posizionai dietro di lui e lo abbracciai da dietro facendo la ruffiana. « Non credi di esserti divertito abbastanza con le donne? » la sua schiena tremò scossa dalle risate.
« Non ho avuto tempo per dedicarmi a loro, ho dedicato tempo prezioso solo ad una di loro e quella sei tu. » mi spostai per guardarlo negli occhi.
« Non ti credo. » scossi la testa sorridendo. « Quando mi lasciavi da sola con la nonna il sabato sera di sicuro non andavi a mangiarti una pizza in solitudine. »
Lui mi guardò con un volto contrariato. « È così Allison, ero sempre preoccupato per te quando uscivo, nonostante i miei venti anni io ero responsabile di te, mi comportavo come una vera e propria mamma chioccia nei tuoi confronti ed anche quando andavo a ballare ti pensavo dovendo reprimere la voglia di tornare a casa solo per non trascurare i miei amici che mi vedevano poco. » ridacchiò tristemente fissando il vuoto. « Non vedevo l'ora di tornare a casa e di stringerti tra le mie braccia nelle quali ti addormentavi sempre... tutti i miei sforzi di farti dormire nella culla erano vani... »
Quelle parole ebbero uno strano effetto su di me e sentì quasi il bisogno di scusarmi per avergli praticamente rubato gli anni d'oro della sua vita. « Mi dispiace. »
La sua testa scattò subito verso di me e nei suoi occhi trovai una severità che pochissime volte mi aveva riservato. « Non ti permettere mai più di ripetere una parola simile quando racconto di quando eri piccola. » il suo tono di voce così duro mi prese alla sprovvista e lui parve accorgersene. « Tutto quello che ho fatto per te l'ho fatto perché lo sentivo dal profondo dell'anima, avrei potuto lasciare che la tua nonna materna ti crescesse ma non l'ho mai fatto perché ti volevo con me e sapevo che mio fratello e mia cognata sarebbero stati d'accordo. » mi puntò un dito contro e fissò i suoi occhi nei miei per farmi arrivare il messaggio chiaro e tondo. « Voglio che lo stampi bene in quella testolina che ti ritrovi, mi hai capito? Ti conosco abbastanza da sapere che a volte credi di essere la causa per la quale non ho avuto miei figli e ti ringrazio per non averlo mai detto ad alta voce perché se l'avessi non ti avrei parlato per una settimana intera. » zio Noah quando si arrabbiava incuteva sempre paura nonostante fossi ormai grande e vaccinata.
Notò il mio inusuale silenzio. « Mi sembra di essere stato abbastanza chiaro. » annuì lentamente ancora zittita dalle sue parole così forti e decise.
Mi lanciò un ultimo sguardo significativo e poi si diresse al piano di sopra. « Vado in bagno. »
Non risposi e rimasi a riflettere sulle parole appena dette.
Lui aveva capito il mio colpevolizzarmi della sua gioventù persa e aveva deciso di sgridarmi come se fossi una bambina di dieci anni che aveva disobbedito a suo padre, ero a dir poco sconvolta ma riflettendoci capì che fosse normale il suo comprendermi senza parlare.
Dovevo tutto a mio zio, grazie a lui ero diventata la donna che ero e si era meritato a pieno la soddisfazione di vedermi laureata in medicina e realizzata nella vita, mancava solo il matrimonio ed avrei esaudito tutti i suoi desideri ma per quello ci sarebbe voluto un po' di tempo.
Improvvisamente mi venne in mente l'uomo del quale mi ero probabilmente infatuata la sera dell'uscita con le mie amiche. In un qualsiasi momento di pace quegli occhi particolari e freddi tornavano alla memoria facendomi provare un interesse che mai avevo provato prima d'ora verso una persona.
Mason oppure Cole... lo avrei scoperto ma non sapevo come fare.
Come per magia il mio telefono squillò segnando l'avviso di chiamata da Ashley così mi affrettai a rispondere. « Pronto. »
« Laura si è rimessa con Mark ma aveva paura a dirtelo quindi ti chiamo per avvisarti io stessa. » il tono annoiato della mia migliore amica mi fece comprendere che, come me, aspettava un ritorno tra quei due.
Sbuffai. « Perché dovrebbe avere paura di dirmi una cosa simile? »
Ashley ridacchiò. « Forse perché l'avresti aggredita e ricordato che Mark l'ha tradita? Beh comunque avresti ragione perché è quello che le ho ricordato quando me l'ha detto ma che le potevo mai dire di più? Ha iniziato a dirmi di quanto lui fosse dispiaciuto e di quanto lei non potesse vivere senza di lui e tutte quelle cazzate vomitevoli che si dicono ai propri fidanzati. »
Scossi la testa ormai arresa al carattere di Laura. « Non sono nemmeno meravigliata, lo sapevo sin da subito che sarebbe andata a finire così. »
« Stasera ci sei per uscire? » ero interdetta sul cosa rispondere perché se da un lato non avevo proprio voglia di scendere, dall'alto mi venne in mente la remota possibilità di poter rivedere quell'uomo.
« Devo passare prima in ospedale, ti farò sapere dopo. »
Ci salutammo e poi riattaccai dato che avevo notato zio Noah dirigersi in salone.
« Hai voglia di vedere un film? » gli chiesi cercando di smorzare l'imbarazzo creatosi dopo il rimprovero subito.
« Sì, stavo pensando ad un film di azione. » mi sorrise debolmente e picchiettò la mano sul divano per farmi segno di sedermi e bastò quel piccolo gesto per far sì che tornasse la serenità.
Mi accomodai sul divano di stoffa e presi la coperta per poggiarla sulle nostre gambe. « Fammi indovinare... Denzel Washington. » lui mi guardò sorridendomi leggermente.
« Si vece che sei mia nipote. » mi mise un braccio sulle spalle per attirarmi a lui ed io mi accoccolai sul petto di quello che ormai era mio padre.
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SERENDIPITÀ
RomanceDolore, gioia, timore e amore, sono queste le componenti di questa storia il cui scopo è rimembrare quanto un solo ed unico evento possa cambiare le sorti della propria vita. Il termine Serendipità vuole esprimere la fortuna di fare scoperte per pu...