Cap 19

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Seoul 2023

Jungkook

L'acqua mi scorreva sulla pelle percorrendo tutto il mio corpo in una sorta di danza mistica volta a trascinare via tutte le conseguenze di quelle settimane stressanti ed emotivamente frustranti.
Trascorrevo le mie giornate districandomi perennemente in un mix di emozioni che rischiava di farmi impazzire.
Passavo dal sentirmi triste e vuoto a scariche di rabbia e nervosismo che mi stavano rendendo davvero difficile anche mantenere la professionalità al lavoro, proprio per questo avevo sentito la necessità di staccare, allontanarmi per un pò da tutta quella situazione che mi ingabbiava in uno stato di perenne caos emotivo.
Dopo che lo avevo visto baciare un altro, anche se ero consapevole non lo avesse fatto per interesse, e cantare quella canzone per me, ma tirandosi comunque indietro, era come se qualcosa si fosse rotto al mio interno, spegnendo quella sorta di interruttore che mi aveva sempre spinto a buttarmi a capo fitto verso di lui.

Ero stanco.

Stanco di lottare da solo per un qualcosa per cui ci saremmo dovuti battere entrambi.

Ed ero arrabbiato.

Perché nonostante dentro di me sapessi che anche lui mi ricambiava, i suoi sentimenti non sembravano abbastanza forti da fargli tirare fuori il coraggio di rischiare per noi, per un futuro insieme.

Lo amavo, ma avevo anche bisogno di essere amato a mia volta.

Non volevo arrendermi, ma questo caos emotivo mi rendeva instabile, era arrivato il momento di prendermi una pausa.
La decisione la presi dopo averlo incontrato al parco, ero felicissimo di poter riabbracciare la mia principessa, mi mancava tremendamente la sua presenza, ma non riuscivo a guardare lui.
Avrei voluto che capisse quanto male stesse facendo anche a me, che considerasse anche i miei di sentimenti, quindi finii per ignorarlo, non scambiandoci neanche mezza parola.
Appena me ne andai, chiamai mio padre, comunicandogli che avrei accettato la sua proposta di una piccola vacanza e che quindi mi sarei trasferito per un pò al nostro cottage.
Chiusa la chiamata spensi definitivamente il telefono, recuperai qualcosa dal mio appartamento e mi rintanai nel silenzio, riuscendo gradualmente a recuperare un pò di lucidità.

Ma non del tutto, soprattutto quando mentre mi trovavo sotto la doccia, insaponato da capo a piedi, qualcuno prese a suonare con insistenza al campanello nel piano inferiore.

"Chi diavolo è a quest'ora, adesso?!"

Iniziai a scuacquarmi sbuffando, sperando che non fosse nessuno nello specifico e che andasse via, ma il suono stridulo iniziò ad essere alternato a dei colpi forti e veloci.

"E che cazzo... ARRIVO!"

Uscii velocemente, infilando l'accappatoio e correndo verso le scale in legno che mi avrebbero portato all'ingresso, sempre più innervosito da quel baccano a cui si erano aggiunte delle urla sconclusionate, completamente incomprensibili per via dei vari altri rumori.
Nella discesa, complice il mio essere ancora bagnato, scivolai, facendo gli ultimi tre gradini con le chiappe ed imprecando contro la vita.

"Giuro che se è una stronzata, lo ammazzo, chiunque sia."

Mi tirai su, massaggiandomi il sedere e spalancando furioso quella dannata porta, rimanendo però bloccato nel momento in cui vidi l'artefice di tutto quel trambusto.

In piedi, davanti a me, totalmente fradicio, con i capelli in disordine, le guance arrossate, ansimante, probabilmente per via delle urla e con uno sguardo scioccato sul volto, Taehyung mi fronteggiava con con un'espressione da folle, rimanendo comunque l'incarnazione della bellezza.

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