Quella sera James era sotto la finestra di Regulus. Remus gli aveva spiegato il piano, gli aveva anche spiegato che lui e Regulus avevano immaginato che potesse accadere qualcosa del genere.
James era dispiaciuto per Regulus, non doveva essere stato piacevole per lui. Non era stato facile nemmeno per Sirius, Sirius aveva finto che tutto stesse andando bene, ma aveva cominciato a recitare veramente male da quando sua madre se ne era andata con Regulus. Alla fine Remus aveva chiesto a James di occuparsi delle prove mentre lui si prendeva cura di Sirius. Erano stati fuori un quarto d'ora intero, ma quando erano tornati Sirius sembrava stare meglio. Remus aveva fatto uno dei suoi piccoli miracoli.
Egoisticamente James era arrabbiato. Si chiedeva perché Regulus non lo aveva avvisato che sua madre sarebbe potute piombare nel bel mezzo delle prove per rapirlo. Insomma... Si meritava di esserne al corrente, no? Non era mica un bambino da proteggere dalle cose brutte. Sospirò, si passò una mano sul viso affranto e osservò il cielo grigio sopra la su testa. Doveva darsi una calmata, non gli piaceva essere arrabbiato. La finestra della camera di Regulus era socchiusa ed era l'unica finestra da quel lato della casa ad avere la luce accesa, James considerò di lanciare un sassolino o un messaggio dentro, ma alla fine decise che arrampicarsi sull'albero ed intrufolarsi in camera di Regulusu era molto più divertente. Si arrampicò in fretta e balzò dentro. La stanza era deserta, ma la luce era accesa. Probabilmente Regulus era uscito da poco e sarebbe entrato nuovamente a momenti, non era il tipo da scordarsi la luce accesa e la finestra aperta. James si sedette sul letto e aspettò pazientemente torcendosi le mani. Dopo poco, come James aveva previsto, la porta della camera si aprì ed entrò Regulus. La prima cosa che James registrò era la pelle dell'altro ragazzo, pallida e macchiata da un brutto livido sul fianco. Regulus era a petto nudo, si stava premendo un fazzoletto sulla schiena. Non pareva stare bene. James sentì tutta la sua rabbia nei suoi confronti sciogliersi come neve al sole. Un soffocante senso di preoccupazione sostituì il nervosismo.
"Reg..."
Non appena Regulus lo notò sobbalzò. Pareva così vulnerabile.
"James."
Sibilò Regulus, sembrava quasi infastidito. James gonfiò le guance come un bambino.
"Tua madre ti ha fatto del male."
"Sì come al solito, ma sei pazzo? E se fosse stata mia madre ad entrare nella mia stanza? Cosa sarebbe successo se ti avesse trovato qui? Cazzo, sei così stupido."
Sbottò Regulus, parlava a voce alta quindi James dedusse che non ci fosse nessun altro in casa.
"Ah non mi hai detto che tua madre poteva venire a trascinarti via dalle prove perché pensi che io si troppo stupido?"
Si lamentò James. Regulus si passò una mano sul viso, era ancora premuto contro la porta e l'altra mano era nascosta dietro la sua schiena.
"No! Speravo non sarebbe mai accaduto, cazzo. E per tua informazione sono solo preoccupato per te, non voglio che lei ti faccia del male."
Rispose Regulus immediatamente, James non lo aveva mai sentito parlare così tutto d'un fiato, con il tono sconvolto. Restarono immobili a fissarsi per un lungo momento, alla fine Regulus sospirò.
"È un brutto momento."
Borbottò come per giustificarsi. James scosse la testa come per dire che non faceva nulla e si alzò dal letto, voleva avvicinarsi, voleva stringere Regulus tra le braccia e assicurarsi che stesse bene. Ma Regulus non appena lo vide andare verso di lui indietreggiò fino a premersi contro la porta, gli occhi pieni di un panico che James non aveva mai visto sul suo viso.
"Reg, amore. Che succede?"
"Nulla... Vai via."
Mormorò Regulus, non apparendo per nulla convinto. E James si rese conto che stava tremando e la stanza odorava di sangue. Un brivido gli corse lungo la schiena.
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My Romeo to your Juliet || Marauders Era
FanfictionVerona 1978. Pandora, una giovane e famosa regista, vuole mettere in scena Romeo e Giulietta nella città in cui la tragedia è stata scritta. E ci prova con l'aiuto di Remus, Sirius, James, Regulus e tutti gli altri ragazzi. L'arte spesso, però, non...