8 Narcotico sulle labbra

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"C'è una storia dietro ogni persona. C'è una ragione per cui loro sono quel che sono. Loro non sono così solo perché lo vogliono. Qualcosa nel passato li ha resi tali, e alcune volte è impossibile cambiarli."
SIGMUND FREUD

<Come si chiamava?> domanda Kai prendendo una birra dal supermarket. È quasi l'una di notte ma ho scoperto con grande gioia che a New York ci sono molti supermercati aperti 24 ore su 24.

<Sam Lee> rispondo distaccato. Devo avvisare Aron.

<Lo conoscevi già?> chiede cercando di comprendere. Ci avviamo alla cassa come se non avessimo bevuto qualche ora fa. Ognuno coi propri pensieri fa compagnia all'altro.

<No, conoscevo il fratello. Era il mio professore a Los Angeles> spiego.

<È morto anche lui?> Annuisco in risposta. Usciamo dal supermarket in silenzio. Kai mi porge la bottiglia offrendomela, ma rifiuto gentilmente accendendomi una sigaretta. Il fumo mi distende i muscoli e mi sento subito più rilassato. La minaccia della morte all'interno di ciascuno di noi rilassa perché è sincera e gentile. Sono io ad acconsentire alla morte di passare. Una sigaretta dopo l'altra sono più vicino a Davide. <Spera che non credano che tu conosca la verità che loro nascondono>

<Pensi che mi ucciderebbero?>

<Penso che ucciderebbero chiunque sappia qualcosa di troppo> sussurra bevendo un lungo sorso di birra.

<Perché sei finito in carcere?> domando cercando di capirlo.

<Non mi va di parlarne> risponde con un tono di voce così basso da sembrare scivolato nel vento.

<Facciamo così> propongo sedendomi sul marciapiede. Kai mi osserva alzando un sopracciglio e imitando la mia stessa posizione in attesa che continui. Si siede sul ciglio della strada a un metro di distanza di me, beve un lungo sorso di birra e alza il mento verso le stelle che si nascondono oltre le nuvole.
Questa sera non c'è luce, non c'è altro che travaglio di un buio infinito.
<Una domanda a testa e dobbiamo rispondere con sincerità>

<Sta sera ti ho offerto da bere per conoscerti, Davis. Non per parlare di me> replica Kai.

<A te la prima domanda, Williams> rispondo ignorando il suo commento. Lui sorride scuotendo la testa. Probabilmente sono seduto accanto a un pazzo, uno che non ha paura di vedere la gente morire, uno che è andato in carcere e non si pente, ma non importa. Lui a differenza della polizia e dei giornalisti che ho conosciuto, non mi vuole conoscere per avere informazioni o vendere le mie parole. Lui vuole ascoltarmi e capirmi come farebbe un vero amico o per lo meno mi sembra che voglia provare ad esserlo, perché per qualche assurdo motivo sono finito nella sua cerchia scelta, e lui per gli Scorpions darebbe la vita.

<Perché sei venuto a New York?> domanda con una luce negli occhi che spacca il ghiaccio che blocca l'iride.

<Hai cercato mie informazioni su Internet> affermo calmo. Non mi sorprende. Anche io lo avrei fatto.

<Qualcosa> risponde con un sorriso appena accennato. Poggia la bottiglia sul marciapiede tra i suoi piedi e scalda il collo di vetro con le dita.

<Cosa sai?> chiedo curioso. Su di me e la mia famiglia si leggono tanti articoli, ma non tutti veri.

<È diventato un interrogatorio? La domanda era la mia> esclama lui alzando gli occhi al cielo. <Comunque so solo che hai quattro gemelli e che uno di questi è morto il primo gennaio.> Poco più di un mese fa. <So anche che tuo padre ha dei trascorsi con la legge e che adesso sta scontando la sua pena.> spiega senza giudicare. Utilizza un tono cauto e le parole con garbo consapevole di toccare le spine del passato. <Di te e della tua famiglia si scrive tanto, ma perché sei qui adesso? Perché separati?>

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