Capitolo 2 - Piacere mio, Ayden

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Delilah's pov

Un'altra monotona giornata di università mi attendeva di prima mattina. Mi alzai dal letto volenterosa però, perché mi ricordai che forse una novità ad aspettarmi poteva esserci: il mio nuovo autista.

Ho avuto la necessità di assumerne uno nuovo in quanto quello precedente ha deciso di licenziarsi dopo aver scoperto che sua moglie fosse incinta, sosteneva che questo come secondo lavoro era troppo impegnativo e poco retribuito, quasi sembrava terrorizzato quando mi parlava.

Insomma, ci ha provato fino all'ultimo a scroccarmi qualche soldo di più, ma per fortuna non sono quel tipo di persona che asseconda facilmente gli altri. D'altronde la sua paga adesso andrà ad un'altra persona che magari ne avrà anche più bisogno.

Avevo dato appuntamento al mio autista per le 9:00 ma siccome ero già pronta mi toccava aspettare.
Sono sempre stata una persona precisa ed anche sta volta, non avrei fatto né un minuto di più né un minuto di meno. Per me la puntualità è sempre stata un'ente fondamentale della mia vita, corrisponde al rispetto, alla maturità e all'affidabilità.

Nel mentre che aspettavo mi godetti il panorama. La vasta vetrata di casa mia faceva entrare i primi spiragli di sole che incombevano quasi tutto nel mio appartamento. Essendo molto ricca, optai per un appartamento in uno degli ultimi piani di un grattacielo di New York. La vista era semplicemente da mozzare il fiato, soprattutto durante le ore notturne.

L'arredamento per il quale avevo optato era fine ed elegante, quasi tutto di colore bianco ma a volte vi si poteva trovare qualche decorazione di un'intenso nero.

Per quanto riguarda la strutturazione era semplice: all'entrata un corridoio che faceva strada su diverse porte. A destra un ampio soggiorno dotato di tutti i confort, un grande tavolo in vetro posizionato al centro divideva la zona living dalla cucina, anch'essa molto spaziosa.
Proseguendo dritto per il corridoio e svoltando a sinistra si trova invece la mia camera con diversi armadi a specchio e un letto matrimoniale.
L'ultima porta in fondo a tutto portava al bagno, pulito e ordinato con un ampiezza che si sviluppava orizzontalmente.
Inutile dire che ovviamente ogni stanza (compresa qualche finestra nel corridoio) era dotata di vetrata a cui avevo installato delle tende di un grigio cenere.

Avrei potuto prendere un'appartamento più grande, magari per installarci una camera degli ospiti, sì, ma in realtà preferivo di netto trascorrere in mio tempo da sola o con la mia unica amica fidata, Chloe.

Ci siamo conosciute al liceo e da allora non ci siamo mai separate. Ammetto di non aver sopportato neanche lei ogni tanto ma il bene che le volevo era inqualificabile. Mi ha aiutata parecchio nella vita, c'è quasi sempre stata lei per me come io per lei, e nonostante discutevamo una volta no e dieci si non mi sarei mai potuta permettere di stare senza di lei o di immaginarmi un futuro in cui non fosse presente, pensavo.

Mentre mi immergevo nei pensieri, non mi ero accorta dell'ora che si fosse fatta. In realtà era perfetta, avevo giusto il tempo per arrivare al piano terra e si sarebbero fatte le 9 precise.

Aspettando l'ascensore mi permisi di fantasticare un po' sull'aspetto del mio nuovo autista. Non avevo idea di come fosse perché aveva preso mio padre la briga di procurarsene uno per me.
Chissà, sarebbe stato alto? Castano? Biondo? Riccio? Robusto? Sperai con tutto il cuore però che non fosse troppo vecchio.

Arrivata al piano terra intravidi la macchina dietro al cespuglio ma non era una delle mie o di quelle di mio padre.
Il suo servizio includeva la macchina? Mi avvicinai per guardarla meglio ed era un vero splendore, riconobbi subito il modello: una BMW M4 competition.

Potevo già immaginare la faccia dei miei compagni di università appena mi avrebbero vista arrivare con quella macchina.
In realtà nessuna faccia, nessuno mi aveva mai considerata poi così tanto.

Mi feci coraggio e scacciai l'imbarazzo del primo incontro e salii sulla macchina. Un'uomo sulla trentina era al volante, ne rimasi affascinata. I suoi occhi scuri mi scrutarono attentamente e mi sentii subito intimidita ma poi proferì lui per primo parola.

-Delilah, è un piacere per me. Io sono Ayden-

-Piacere mio, Ayden-

Mio padre non poteva scegliere di meglio. I suoi capelli castani si abbinavano cromaticamente a tutto il resto, il suo abbigliamento faceva capire perfettamente ciò che era: un uomo elegante, serio e professionale.

-Allora, la destinazione è la New York University?-

-Sì, è corretto-

Allacciate le cinture, partimmo e proseguimmo in totale silenzio. Avere un uomo come lui affianco mi imbarazzava e non poco, di certo però non potevo farlo notare.

Dopo circa una ventina di minuti arrivammo a destinazione. Mi permisi di chiedergli il numero alla fine del viaggio, qual ora avessi avuto bisogno di comunicargli qualcosa.

Sentivo che averlo come autista sarebbe stata un'esperienza e mi affrettai a cercare Chloe per raccontagli ogni singola cosa di qui a questa parte.

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