Capitolo 22- Prontissima

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Delilah's pov

Il giorno della partenza era arrivato davvero in fretta. Così in fretta che alle 10 del mattino mi ritrovavo con mezzo jeans infilato, lo spazzolino in bocca e i capelli bagnati raggruppati in un asciugamano che mi stava per cadere.
Cazzo, che mi stava succedendo? Io non faccio mai ritardi.
La partenza era prevista per le 10:30 ed ero più che sicura che in mezz'ora a stento mi sarei asciugata mezza testa.
In realtà ero in ansia principalmente per Ayden che per mio padre e la mia famiglia. D'altronde era lui a "far parte della mia vita", gli altri erano solo secondari, chiamiamoli così.
La cosa divertente è che non mi sarei dovuta neanche impegnare ad inventare un scusa per l'hotel, già dai servizi televisivi e dai miei racconti lui sapeva tutto.

Dannata verità, può essere modificata da ogni punto di vista.

Sarebbe bastato fargli fare una chiacchierata con mio padre per provare a farlo manipolare ma sapevo che per fortuna Ayden fosse tosto da non lasciarsi condizionare.
Anche così tosto da prendersi la briga di chiamare 30 minuti prima dell'appuntamento.

-Del?-

-Pronto?-

La mia parola fu molto fraintendibile, avevo lo spazzolino ancora in bocca.

-Ti disturbo?-

-No no, dimmi pure-

Dissi risciacquando la bocca nel mentre che aspettavo una sua risposta.

-Nulla, così. Io sono già giù-

-In anticipo di poco-

Ero ancora in condizioni pietose ma non potevo lasciarlo a poltrire il macchina da solo.
Se avesse dovuto, perlomeno lo avrebbe fatto da me e con me.

-Sali. Ti ho aperto il portone-

Non era vero, in realtà mi stavo avviando ad aprirglielo dopo aver sentito i suoi vari "Non ti preoccupare" e "Ti aspetto qui, tranquilla".

-Devo ricordarti piano e porta?-

-No Del, arrivo dai-

Okay, avevo giusto il tempo che salisse per mettermi in fretta e furia una maglia rigorosamente di cotone e a maniche lunghe. Ringrazio solo di avere i condizionatori che non smettevano di far uscire aria gelata. Ringrazio anche i miei anticorpi, altrimenti avrei passato una vita a casa con la febbre.

Suonò il campanello e gli aprii con l'asciugamano dei capelli in mano ed essi sparsi per tutta la mia faccia.

-Che c'è hai paura? Entra!-

-Paura di te che mi arrivi alle costole?-

Mi schernì entrando.
Io nel frattempo filai in bagno per finire di prepararmi, asciugandomi i capelli e risistemandomi un po' il volto. Ci misi circa 45 minuti, arco di tempo nel quale Ayden stette sul divano con il telefono ad aspettarmi mentre studiava la posizione che gli aveva mandato mio padre.

Dopo aver preso valigia e borsa ero pronta per andare, ci saremmo fermati per una sola notte però. Mio padre aveva insistito sul fatto che una lunga permanenza non fosse necessaria, avremmo solo trascorso una cena ed una serata insieme.

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