Capitolo 3: primo giorno di scuola

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Penny

Arrivata a scuola non potei fare a meno di notare un ragazzo dai capelli castani ed ondulati. Gli occhi color cioccolato fondente risaltavano sulla carnagione pallida. Il suo sorriso brillava come perle. Era davvero attraente.
Si avvicinò subito a me in modo sfacciato.
"Che classe fai?" Mi domandò mentre appoggiava la mano al muro bloccandomi il passaggio con il braccio.
"La prima superiore." Dissi con tono sicuro mentre giocavo con una ciocca di capelli.
"Io la quinta." Si morse il labbro inferiore.
Volevo stare da sola. Non avevo voglia di parlare con nessuno in quel momento, tantomeno con uno sconosciuto, quindi mi allontanai da lui senza proferire parola.
"Ci vediamo fuori da scuola un giorno?" Aggiunse richiamando la mia attenzione.
"Non lo so. Ora lasciami in pace." Dissi scocciata.
"Smettila di fare la difficile." Mi scoccò un'occhiata maliziosa.
"Sennò?" Lo stuzzicai.
Aspettò qualche secondo prima di rispondere a labbra serrate.
"Non provocarmi Penny. Io sono Tommaso Landi." Pronunciò il suo nome come se fosse un dio.
"Oddio. Che paura!" Risi aggrappandomi alla sua maglietta e tirandolo verso di me con la mano.
Lui inalò il mio respiro.
"Non hai idea di cosa sono capace." Dissi in un tono minaccioso che cambiò completamente l'atmosfera. "Stammi. Lontano." Scandii quelle parole con un sibilo graffiante e lui rabbrividì.
All'improvviso lo allontanai con uno scatto e mi girai in modo elegante e sicuro.
Lui rimase immobile continuando ad osservarmi senza dire una parola mentre io invece mi dirigevo verso la mia classe.
Notai subito una ragazza affiancata alla porta dagli occhi e i capelli color cioccolato. Il sorriso, splendido, le faceva brillare gli occhi luminosi come stelle. Il fisico era da paura. Spalancai gli occhi per quella bellezza che sembrava semidivina.
Lei si accorse delle attenzioni che le stavo rivolgendo e si avvicinò a me sorridendo raggiante. "Siamo in classe insieme? Sei nuova? Io sono Emma. Piacere. E invece lui è Marco." Disse facendo cenno ad una specie di topo dietro di lei. Era biondo e dagli occhi azzurri... Il viso era quadrato e paffuto.
Capii che era il suo ragazzo quando le baciò la guancia tenendola dalla vita.
𝑵𝒂𝒖𝒔𝒆𝒂.
Inorridii nel pensare che quella bellissima creatura che si era appena presentata potesse stare con uno come lui.
Gli lanciai un'occhiata assassina e lui si spaventò come un topo di fronte ad un gatto.
Alzai gli occhi al cielo e poi tornai a posarli su quella principessa che sembrava uscita da una fiaba.
"Io mi chiamo Penelope ma puoi chiamarmi Penny. E sì, siamo in classe insieme. Anche questo essere che assomiglia ad un bambino disabile tedesco è in classe con noi?" Chiesi incrociando le dita.
"Si anche lui." Annunciò sorridendo lei.
Avevo il bisogno urgente di cambiare argomento all'istante.
"Andiamo in classe." Buttai lì.
Entrai in classe camminando in modo sicuro come una modella... Non che mi sentissi tale. Anzi.
Mi sedetti ad un posto e scrutai attentamente i miei compagni di classe. Il numero di ragazze superava decisamente quello dei ragazzi, che erano cinque.
Un mio compagno di classe mi notò subito e mi si mise davanti coprendomi la visuale.
I capelli, biondi e ondulati, che ricadevano in parte sulla sua fronte si scontravano con gli occhi azzurri.
Sembrava l'incontro tra l'oceano e la sabbia. I granelli di lentiggini che gli ricoprivano il viso erano simili a quelli più scuri che si trovano nella sabbia.
Il corpo, snello e tonico, risaltava sotto al suo viso.
All'improvviso, quando capì che l'avevo osservato per tutto questo tempo, si girò e sorrise. "Vuoi una foto?" Rise ma in modo solare.
"Mh. No. No, grazie." Dissi facendo una faccia buffa. Riuscii a strappargli un sorriso.
Sembrava uscito da una fiaba.
"Sicura?" Disse appoggiandosi al mio banco.
"Sicurissima, Principe Azzurro."
Un sorriso smaliante spuntò sul suo viso delicato.
"Posso mettermi vicina a te?" La voce di Emma mi distrasse.
"Cosa hai detto?" Cercai di ricordare e di tornare alla realtà. "Ehm... Sì, okay."
Si sedette accanto a me e le lezioni iniziarono.
Ascoltai i prof e presi gli appunti accuratamente.
La campanella suonò e in poco tempo mi ritrovai fuori dall'aula.
"Penny!" Tommy si avvicinò a me.
𝑉𝑜𝑟𝑟𝑒𝑖 𝑚𝑜𝑟𝑖𝑟𝑒.
"Ancora tu!" Sbuffai e aumentai il passo per dirigermi all'uscita.
"Ti sono mancato, tesoro?"
"Affatto." Ribadii secca.
"Che stronza."
Raggiunsi il cortile e cercai di allontanarmi il più possibile da lui, girando l'angolo. Non avevo voglia di parlare con 𝑙𝑢𝑖. All'improvviso sentii una mano afferrarmi il polso e attirarmi a lui. Mi spinse contro il muro con forza. Mi guardai attorno con sguardo supplichevole ma non vidi nessuno. 𝐴𝑖𝑢𝑡𝑜.
Il suo corpo si appiattì contro il mio e sentii le sue labbra avvicinarsi al mio viso.
"Basta..." Ansimai. " Tommy... Ti prego... Smettila..."
"Rilassati." Mi iniziò a far male dalla forza che imponeva sul mio corpo.
"Fai tutta la santarellina ma tanto lo so che in fondo sei una troia." Mi disse all'orecchio.
Una sagoma nera lo afferrò per il collo e lo sbattè contro il muro con una potenza tale da quasi spaccarlo. Una rabbia fortissima aveva travolto quel volto infernale.
"Andras." Dissi il suo nome quasi incantata.
"𝐶𝑜𝑠𝑎 𝑐𝑎𝑧𝑧𝑜 𝑠𝑡𝑎𝑖 𝑓𝑎𝑐𝑒𝑛𝑑𝑜?!" Il suo volto era nero. La presa contro il suo collo aumentò così tanto da quasi strozzare Tommy. L'Inferno che aveva dentro agli occhi straripò fuori come un tornado.
Tenne il suo collo attaccato al muro con la mano sinistra mentre con la destra iniziò a travolgerlo di pugni che sembravano di ferro.
L'altro perse i sensi quasi dal primo pugno e iniziò a sputare sangue.
"Non devi avvicinarti 𝑚𝑖𝑛𝑖𝑚𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 a lei."  Il tono rigido e glaciale lo fece impallidire. Lo guardò negli occhi trafiggendolo come con un coltello.
"È la tua ragazza? Perchè se la risposta è sì, sei proprio un pedofilo maniaco del cazzo."
Andras tirò fuori l'accendino e gli bruciò una piccola porzione di pelle del collo. "Se non vuoi essere bruciato vivo ti conviene stare lontano da lei. Lei è 𝑚𝑖𝑎. Chiaro?" La voce roca e profonda era tagliente come una lama e infuocata  di rabbia.
L'altro rimase zitto. All'improvviso sul viso di Andras comparve un sorriso e poi rise, ma non una risata di quelle sane e genuine, ma una di quelle spietate che solo uno psicopatico può avere.
"Toccala un'altra volta e io 𝑡𝑖 𝑢𝑐𝑐𝑖𝑑𝑜." Sibilò sputando fuoco dagli occhi.

SPAZIO SCRITTRICE

Hey stelline! Come va?

Andras leggermente protettivo hahahahah

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