Capitolo 4: il compagno di classe

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Penny

"Non appartengo a nessuno di voi due, razza di spicopatici del cazzo!"
Loro, che si erano dimenticati della mia presenza si girarono verso di me ed io corsi via arrabbiata mentre il sangue mi ribolliva nelle vene.

Aumentai il passo e mi diressi in un posto isolato. Mi accovacciai per terra, appoggiando la schiena contro un albero. I pensieri mi inondarono la mente.
𝐶𝑜𝑠𝑎 𝑑𝑖𝑎𝑚𝑖𝑛𝑒 𝑒𝑟𝑎 𝑎𝑝𝑝𝑒𝑛𝑎 𝑠𝑢𝑐𝑐𝑒𝑠𝑠𝑜?
Scoppiai in lacrime e non seppi neanche il motivo. Non avrei dovuto. Non avrei dovuto mostrare le mie emozioni. Non avrei dovuto sfogarmi. Non così. All'improvviso sentii dei passi e mi riparai dietro ad un cespuglio sbirciando tra i rami.
Non era Andras.
"Sono il tuo compagno di classe." Disse lui. "Il tuo Principe Azzurro." Aggiunse ridendo. Mi vide e il nostro sguardo si incrociò per un attimo.
Mi raggiunse dietro al cespuglio in un secondo.
Avevo bisogno di un supporto. Sorrisi maliziosamente. Non ci sarebbe voluto molto per farlo innamorare. Non provavo qualcosa per lui ma allo stesso avevo bisogno di qualcuno che si prendesse cura di me, che mi riempisse di attenzioni, che mi capisse. Qualcuno con cui parlare e sfogarmi.
"Vieni qui." La sua voce era dolce, pacata e calda. Era quello di cui avevo bisogno. Mi abbondai tra le sue braccia. Vicina a lui mi sentivo al sicuro, protetta. Stare con lui mi ricordava la coperta che da piccola mi mettevo sopra la testa per proteggermi dai mostri sotto al letto.
"Va tutto bene." Mi rassicurò lui. "Ci sono qui io, okay? Non sei sola."
Lo guardai con gli occhi lucidi a cerbiatto.
"Vuoi venire a casa mia? Ti ci porto ora e ti faccio una cioccolata calda. Okay?" Mi disse dolcemente accarezzandomi il viso.
"Sì, grazie." Gli risposi. 𝐶ℎ𝑒 𝑑𝑜𝑙𝑐𝑒.
Mentre mi stava accompagnando a casa sua un vento gelido come ghiaccio ci travolse accompagnato da una leggera pioggerellina.
Mi bloccai.
"Tutto bene?" Mi chiese lui notandolo. "È per la pioggia e il vento? Hai freddo?"
"Non mi hai ancora detto il tuo nome." Gli ricordai.
Lui rise. "Mi chiamo Filippo, principessa. Te invece?"
"Penny."
Continuammo a camminare in mezzo al gielo della tempesta.
𝐶ℎ𝑒 𝑓𝑟𝑒𝑑𝑑𝑜.
Rabbrividii e sentii qualcosa appoggiarsi alle mie spalle. Filippo aveva appena posato il suo cappotto su di me per proteggermi dal freddo.
I miei occhi brillarono e risplesero sotto i suoi.
Arrivammo a casa fradici per la pioggia.
Appena entrati lui si tolse la maglia davanti a me mostrando il fisico tonico e gli addominali per colpa dei quali mi incantai come una bambina si incanta davanti alle vetrine dei giochi.
Lui mi mise sul tavolo della cucina prendendomi delicatamente e dolcememte per la vita. Poi, mi porse una sua felpa. Mi provò a sollevare la maglia delicatamente in modo tale da darmi tutto il tempo neccessario per respingere il suo tocco. "Posso?" Mi chiese educatamente.
"Non credo proprio." Gli risposi.
"Immaginavo." Era sereno e tranquillo. "Io posso aspettare Penny. Aspetterò tutto il tempo neccessario."
Mi guardò le labbra e poi mi baciò delicatamente sulla fronte.
"Vuoi guardare un film, principessa?"
"Ci sto."
Ci mettemmo a guardare il film sul divano. Alla fine della proiezione mi girai verso di lui e notai che stava guardando le mie labbra e un desiderio gli attraversò la mente. Gli lanciai un'occhiata assassina e si ricompose subito.
A fine serata, quanto tornai a casa incontrai mia mamma ad aspettarmi.
"Dove sei stata?!" Mi aggredì. "Sono ore che ti aspetto. Mi hai fatta preoccupare. Dammi il telefono."
"Mamma non ti ho risposto perchè era scarico." Mi giustificai.
"Non è una scusa valida Penny!"
Mi diede uno schiaffo in pieno viso con l'anello che portava al dito, graffiandomi la pelle. Mi prese il telefono e mi cacciò in camera furiosa.
Avrei voluto parlare con Emma ma non avevo il telefono. Mi mancava quel bellissimo sorriso perlaceo. Mi buttai  sotto le coperte e pensai alla giornata che era appena terminata.
'Un attimo. I compiti!' Pensai.
Una lancia mi trafisse il cuore. 'No, no, no.' Rialzai di malavoglia la coperta e tirai fuori i libri dallo zaino. Iniziai a borbottare tra me e me qualcosa del tipo 'vai al diavolo Filippo'.
Presi degli integratori alimentari per non crollare sulla scrivania.
Finii tutti i compiti all'una di notte. Gli occhi ormai si chiudevano da soli, pensanti come piombo.
Mi buttai sul letto addormentandomi sul momento. Amavo sognare.
"𝑆𝑜𝑙𝑜 𝑎𝑡𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑖 𝑠𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑠𝑖 𝑝𝑢𝑜̀ 𝑠𝑓𝑢𝑔𝑔𝑖𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑡𝑎̀. 𝑆𝑜𝑙𝑜 𝑎𝑡𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑖 𝑠𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑠𝑖 𝑝𝑢𝑜̀ 𝑣𝑖𝑣𝑒𝑟𝑒."


SPAZIO SCRITTRICE

IL prossimo capitolo è una bomba, preparatevi stelline a saltare in aria.

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