Capitolo 15: discoteca

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Corsi fuori da quella casa e da lui. Non volevo più sentirlo neanche nominare.

"Aspetta!" Mi urlò rincorrendomi.

Lo ignorai e in un gesto fulmineo estrassi il telefono dalla tasca e chiamai una persona.

"Tesoro, vuoi scopare?" La sua voce sembrava divertita.

"No, ma ho bisogno di un passaggio, Tommy." Risposi nervosa, non so se più da lui o da quello che era successo con Andras.

"Come vuole." Rise divertito della mia frustazione.

Chiudemmo la chiamata poco dopo e gli inviai la posizione.

Andras intanto mi osservava, a pezzi, come distrutto dalle ultime parole che gli avevo rivolto.

La cosa che più mi fece strano è che stava così male da non avere quasi la forza di parlarmi o di piangere. Il suo volto era vuoto.

Poco dopo arrivò Tommy in macchina e accostò di fianco a noi senza scendere. "Buonasera tesoro!" La mascella di Andras si contrasse dal fastidio.

Salii in macchina senza esitare e Tommy mi appoggiò la mano sulla coscia stringendola tra le sue dita. Andras si girò dall'altra parte per non lasciare che alcuna emozione gli dipingesse il volto.

Tommy fece sfrecciare la macchina all'improvviso nel buio della notte, strappandomi un urlo.

La musica a tutto volume sovrastava le mie orecchie mentre Tommy faceva delle curve spericolate, rischiando vari incidenti.

"Perchè mi hai chiamato, tesoro?" Domandò curioso mentre abbassava il tono della musica.

Sbuffai. "Andras non mi ama." Confessai ferita da quella mia stessa affermazione. Lui non mi aveva mai amata, per lui ero solo un gioco e lo sarei sempre stata. Non mi avrebbe mai guardato come lo guardavo io. Il dolore mi stava soffocando.

"Mi dispiace." La sua voce per la prima volta non risuonava provocatoria o scherzosa, era seria, sincera. Aveva quella sincerità che Andras non avrebbe mai avuto. Forse non era così insensibile come faceva credere. Mi commosse questa frase, per quanto semplice potesse sembrare.

"Dove andiamo?" Non mi ero ancora preoccupata di dove mi avrebbe portato quel caso umano.

"In discoteca, tesoro." Alzai gli occhi al cielo, ormai nero dal buio. Almeno non avrei pensato ad Andras. Non ero mai andata in discoteca ma ne ero sempre stata attratta. Amavo ballare e la musica a tutto volume. Il caos mi apparteneva, mi era sempre appartenuto. Rendeva tutto più intrigante, più misterioso e... vivo.

Arrivammo in un parcheggio e Tommy parcheggiò. Sceso dalla macchina, scrutò il mio vestito, praticamente ridotto in brandelli da Andras. "Oddio, non pensarai mica di uscire in questo modo, vero?" MI lanciò un'occhiata disgustato per poi lanciarmi dei vestiti. "Mettiti uno di questi e sbrigati."

Presi i vestiti tra le mani inorridita, erano troppo scollati. E poi... "Dove li hai presi?"

"Ehmmmm..." Fece una risata nervosa. "Sono dei vestiti di alcune ragazze con cui ho fatto..."

"Tommy!" Lo rimproverai. "Non voglio sentirlo, grazie."

"Okay, okay. Ora cambiati però."

Sbuffai ma, dopotutto, erano sempre meglio del mio vestito rovinato.

Presi un abito color ciclamino, corto e con uno spacco laterale sulla coscia. Mi chiusi in macchina e coprii i finestrini con gli altri vestiti, poi, mi cambiai, mentre Tommy mi aspettava fuori.

Finito di cambiarmi uscii dalla macchina un un sorriso raggiante. L'abito non copriva la schiena e, Tommy, guardandola, si morse il labbro inferiore. "Stai divinamente." Affermò mentre mi divorava con gli occhi, famelici di me.

Arrivati in discoteca pagò per entrambi ed entrammo. Due amici di Tommy ci raggiunsero subito dopo. "E chi è questa puttanella, eh?" Chiese uno dei due a Tommy ridendo come un idiota.

Tommy lo afferrò per la gola. "Non ti azzardare mai più a chiamarla così, chiaro?!"

"Ma chi è?" Lo prese in giro l'altro. "La tua ragazza?" Risero divertiti.

"No, una mia amica.'' Lo fulminò con lo sguardo. "Lei non si tocca." Lo minacciò.

"Ok, boss." Lo presero in giro gli altri due all'unisono.

Io risi mentre stavo dietro a Tommy, che mi proteggeva con il suo corpo. Forse non era una persona così brutta dopotutto. Mi ero sbagliata su di lui.

"Tesoro andiamo?" Mi chiese facendomi l'occhiolino. No, non mi ero affatto sbagliata.

"Va bene." Risposi semplicemente.

Entrati nel locale Tommy si avvicinò a qualcuno bisbigliando qualcosa, per poi tornare da me. "Se qualcuno ti chiede l'età, hai diciotto anni."

Gli lanciai un'occhiata assassina e lui rise in risposta.

La musica era a tutto volume e creava il caos, il mio amato caos. Tutti si divertivano e urlavano le canzoni ad alta voce, fregandosene del fatto di non azzeccare le note.

"Mi concedi un ballo, tesoro?" La sua voce mi accarezzava l'orecchio e mi percorreva il corpo come una scarica elettrica.

"Ovviamente."

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