Capitolo 7: notte al chiaro di luna

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Penny

Varcata la soglia non sapevo dove andare. Avrei potuto esplorare il piccolo bosco che apparteneva alla mia famiglia e che  circondava la casa, certo, ma volevo andare via da quel posto e da lui. Così, corsi via senza una destinazione precisa, in balia al destino.

Corsi spensierata, lasciando scivolare via dal mio corpo ogni brutta esperienza, ogni dolore. IL vento ululava e per poco non mi sollevava, e intanto portava con se la notte che avvolgeva la città come un manto.  Corsi spensierata ridendo. Non ero mai stata così felice.

Raggiunsi un parco isolato e salii su un'altalena. I miei capelli ondeggiavano ad ogni spinta ed i miei occhi verde smeraldo guardavano una sola cosa: la luna. Quella sera era bellissima, bianca come una perla.

Scesi dall'altalena e mi divertii come una bambina. Quello era il mi luogo, il mio posto sicuro. Lì tra i rami degli alberi e il buio della notte nessuno mi avrebbe vista e giudicata. Lì tornavo bambina, vivevo quell'infanzia felice che ogni bambino si merita di vivere.

Mi misi le cuffie e ascoltai le mie canzoni preferite al volume al massimo mentre ballavo e facevo la stupida. La notte era parte di me, mi avvolgeva il corpo come un manto, il quale ti tieni attorno ad ogni notte di tempesta.

Iniziai a correre spensierata e vidi un vigneto. Avrei dovuto andarci? Assolutamente no. L'ho fatto? Assolutamente sì.

Entrai nel vigneto e vidi l'uva. Mi mancavano le energie così ne mangiai qualche spicchio. E non so il perchè, ma non mi sentii affatto in colpa. Mi stavo solamente godendo il momento, assaporando quel succo leggermente acerbo che mi faceva drizzare i capelli. Era squisita, un vero dono della natura.

All'improvviso avvistai in lontananza la casa di Filippo e corsi verso di essa. Mi serviva un posto dove passare la notte e lui mi sembrava una brava persona. Suonai il campanello ma nessuno mi rispose. Sbuffai come una bambina e mi accovacciai per terra davanti alla porta. Tirai fuori dalla borsa che mi ero portata con me da casa il tablet e aprii la chat con Emma. Non avevo il wifi così lanciai il tablet in aria spazientita. Non ero mai stata una persona dotata di una grande pazienza come davo a vedere.

Un  lampo mi attraversò  la mente. Ma io so la password! Me l'ero appuntata in caso di evenienza. Frugai nella borsa. "Eccola!" Esclamai ridendo come una completa idiota, come se avessi trovato l'oggetto che più desideravo al mondo.

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Lessi il biglietto e dissi tra me e me: "Capisco aver paura che ti freghino la password a questo è essere un po' troppo paranoici!"

Feci l'accesso al wifi e chiamai Emma. Ogni secondo che sentivo il 'bib' del tablet aumentava sempre di più la mia paura che non rispondesse. Pregai tra me e me, sperando che qualche angelo scendesse dal cielo e mi aiutasse. "Penny!" Sentii la sua voce bellissima e squillante trapanarmi i timpani e abbassai un po' il volume.

"Emma!" La salutai. "Posso dormire da te stanotte?" Le chiesi. Se solo avrebbe visto i miei occhi a cerbiatto in quel momento si sarebbe commossa.

"Oddio. Così." Tintinnò qualche secondo. "Chiedo a mia mamma! E' lei che decide in casa, haha." Mi lascò in attesa per attimi interminabili e poi mi rispose urlando a squarciagola: "Sì amo! Puoi venire! CI riesci a credere?!" Alla notizia saltai in aria più volte urlando e poi iniziammo a parlare di cosa avremmo fatto una volta che fossi stata lì. Finita la chiamata mi mandò la posizione e mi incamminai a piedi; dopotutto non distava tanto e con le gambe grosse che avevo mi faceva solo bene camminare un po' di più. Ormai erano passate due ore da quando ero uscita di casa.

Iniziai a correre ridendo verso la mia destinazione; ero troppo felice del fatto che avrei dormito da Emma. L'unico rumore che si sentiva era lo sfrusciare delle foglie e l'olulato del vento che mi scompigliava i capelli. L'atmosfera era serena e tranquilla ed io mi rilassai godendomi quei momenti di serenità mentre sorridevo, irradiando luce nella notte, come una stella.

All'improvviso sentii un ramo spezzarsi dietro di me, e poi due, tre. C'era qualcuno. D'un tratto tutto si incupì come la notte, fredda e gelida come ghiaccio. Qualcuno mi stava seguendo. Il sangue mi si paralizzò e tremai dalla paura. Afferai la prima cosa che trovai nella borsa e mi girai di scatto, puntandola verso lo sconosciuto. Alla sua vista mi si serrarono i pugni. Non poteva essere vero.

 MASCHERADove le storie prendono vita. Scoprilo ora