Penny
La mattina seguente era sabato. Nella nostra scuola, il sabato non si andava a scuola.
Mi girai verso Emma stiracchiandomi come un gatto. Lei, dormiva ancora, come un angioletto.
"Emma." La chiamai. "Emma svegliati." La scossi. "Emma!" La buttai giù dal letto.
"Che succede?" Mi chiese lei stranita strizzando gli occhi per la luce mattutina.
"Alzati che è tardi!" La rimproverai lanciandole uno sguardo di disappunto.
"Okay amo." Disse con voce assonnata mentre si trascinava sul letto.
"Cosa facciamo?" Le chiesi scuotendola per farla svegliare meglio, dato che sembrava appena tornata dal mondo dei morti.
"Non lo so." Si alzò dal letto controvoglia. "Tu rimani qui o vai a casa tua?"
"Vuoi venire a casa mia?" Le proposi. "Non ci sei mai stata."
Lei annuì, dopo aver chiesto la conferma ai suoi genitori.
Ci preparammo per uscire divertendoci come matte.
Appena uscite chiesi al mio autista personale di venirci a prendere. Andras e Marco, suo padre, erano molto ricchi a quanto pare. Marco era il proprietario di un'azienda molto importante, grazie alla quale erano diventati miliardari. Nella nostra casa c'erano tre domestiche che si occupavano delle faccende domestiche e occasionalmente veniva pagato un cuoco in caso di cene importanti. Il giardino, molto grande, aveva bisogno di tante cure così avevano assunto cinque giardinieri.
L'Autista ci accompagnò a casa mentre Emma era sconvolta da tutto quel lusso al quale non era abituata. Neanche io. Avevo sempre vissuto in una piccola casetta apparentemente accogliente. Uno di quegli ambienti dai colori caldi e confortevoli. Ma ogni volta che mi giravo vedevo qualcosa che mi ricordava papà. Non mi mancava dopo quello che mi aveva fatto passare eppure il solo pensiero di lui mi faceva male, come una spina che ti trafigge il cuore sempre di più, di mano in mano che il tempo passa. Ti logora il cuore, passo dopo passo. Una lacrima mi rigò il viso ormai spento dal dolore.
Arrivate a casa Emma rimase a bocca spalancata. Le sue facce buffe mi rubavano un sorriso ogni volta. Le mostrai tutto, trascinandola da tutte le parti per poi portarla nella mia camera.
"Facciamo una sfilata?" Le proposi ridendo. "Facciamo finta di essere delle modelle. Ci stai?" Feci una faccia stupida.
"Okay. Hai dei bei vestiti?" Un barlume di speranza le illuminò i bellissimo occhi color cioccolato al latte.
"No ma ce li avrò." Emma mi guardò confusa mentre mi dirigevo verso la camera di Andras. Bussai urlando "apri la porta subito".
Lui mi accontentò confuso. Era davvero bello vestito di nero. Mi morsi il labbro e lui ne seguì il movimento maliziosamente. Il suo sguardo poi passò alla figura alle mie spalle, Emma.
"Che vuoi?" Mi chiese freddo. Mi irriggidii infastidita dal suo tono.
"Mi servono quattrocento euro per andare a comprare dei vestiti."
Emma mi lanciò un'occhiata come per dirmi "sei proprio pazza te".
Andras afferrò il portafoglio. "Quattrocento?! Stai scherzando spero." Rise in modo divertito mentre ogni mio nervo era teso. "Non ti mando in giro con degli stracci." Prese dal portafoglio duemila euro porgendomeli. "Spero bastino piccola." Mi fece l'occhiolino e feci fatica ad ingoiare la saliva. Prima che li prendessi, mi afferrò il polso portandomi a sé sussurrandomi qualcosa all'orecchio, udibile soltanto a me. "Se vuoi ti posso comprare tutto il negozio." Ansimai per la vicinanza. "Basta chiedere e ti sarà dato." Un brivido mi percorse la schiena e il battito accelerò a dismisura.
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MASCHERA
Mistero / ThrillerTHRILLER/ DARK ROMANCE In una società dove non si può essere sé stessi ognuno porta una maschera, dietro alla quale si celano segreti, paure, emozioni. E se tutto venisse a galla? E se ogni segreto fosse messo allo scoperto? ~ Penny, una ragazzina...