Penny
"E' vivo!" Gli urlai speranzosa. "Dobbiamo chiamare un'ambulanza subito." Gli lanciai il telefono e lo prese al volo.
"Togligli il pugnale prima." Mi disse Andras come se fosse la cosa più sensata al mondo.
"No, idiota!" Lo fulminai con lo sguardo. "Perderebbe troppo sangue!"
Lui mi guardò con uno sguardo calcolatore. "Come fai a saperlo gattina?"
"Nulla!" Era l'unica cosa che non avevo scritto nel diario quindi non poteva saperlo. Era successa questa situazione anni fa, quando papà era morto.
Stefano mi bisbigliò qualcosa ed io mi avvicinai a lui per sentirlo. "Ti amo. Ti ho sempre amata." Sembrava sincero eppure quella dichiarazione mi faceva stare ancora più male. Gli accarezzai il ciuffo castano mentre lo rassicuravo del fatto che tutto sarebbe andato per il verso giusto e che ci tenevo a lui, nonostante tutto.
Intanto Andras chiamò un'ambulanza per portarlo in ospedale, prima che fosse troppo tardi. Era davvero preoccupato che Stefano non ce la facesse, come se da questo dipendesse la sua stessa vita. Sembrava sconvolto.
Più tardi
La polizia ci avrebbe dovuto interrogare da un momento all'altro. Il silenzio inondava la stanza fino a far mancare il respiro dall'ansia che metteva l'orologio appeso al muro. Il desiderio di allontanarmi da Andras era sparito. Lui mi aveva difesa a costo della vita e ci aveva rimesso lui. I sensi di colpa mi annebbiarono la mente.
Da quando era successo l'accaduto i suoi occhi, sempre colmi di tutte le emozioni più intense, erano vuoti, come due pozzi neri senza fondo.
Gli afferrai le mani, grandi e dalle nocche rotte, e le strinsi nelle mie, più piccole e sottili. Lui mi guardò, in un modo diverso dal solito: dolce.
"Ei, vedrai che andrà tutto bene." Gli feci un sorriso confortevole e delicato per tranquillizzarlo.
"Solo se mi baci." MI afferrò la vita e mi mise a cavalcioni su di lui. Guardò il mio vestito alzarsi un po'. "Bella questa posizione!" Commentò.
"Andras non posso." Dissi ansimando contro il suo corpo.
"Non hai detto che non vuoi." Mi rimbeccò.
"E' uguale!" Ribadii.
"No, non è uguale." Mi strinse la vita, facendomi quasi gemere dalla vicinanza tra i nostri corpi e facendomi sentire la sua erezione che peggiorava. "Posso avere questo bacio piccola?"
"S..." Non feci in tempo a finire la frase che mi baciò in modo passionale e travolgente. Ricambiai. Avevo bisogno del suo tocco e lui del mio. Eravamo pezzi di un unico cuore. Pezzi che si incastravano perfettamente formando una combinazione angelica e infernale allo stesso tempo. Insieme eravamo come una reazione tra due sostanze chimiche, da soli eravamo semplici sostanze ma insieme eravamo fuoco e ghiaccio, amore e odio, brutalità e gentilezza.
I nostri cuori ormai fusi in un'unica cosa volevano solo rimanere lì per sempre. Andras aveva inciso il suo tocco nella mia pelle. Si era insinuato nelle mie ossa, nella mia mente, ma soprattutto nella mia anima. E ormai era troppo tardi per cambiare le cose.
"Voi due!" Un poliziotto si avvicinò a noi con uno sguardo di disappunto. "Separatevi subito!"
Mi coprii il viso imbarazzata ma allo stesso tempo felice. Lui era spensierato e io avevo bisogni di esserlo. Di essere libera. Di volare come una farfalla, libera dai pesi della vita e dalle sofferenze del cuore.
Un altro agente di polizia si avvicinò a noi innervosito.
"Non abbiamo fatto nulla stavolta!" Urlammo contemporaneamente confusi.
"Non voglio sapere cosa avete fatto prima voi due." Ci lanciò uno sguardo indagatore ed io battei le lunghe ciglia che incorniciavano degli occhi a cerbiatto. "Voglio solo dirvi che siete liberi di andare. E, fatevelo dire, i soldi non risolveranno sempre la vostra vita."
Saltai tra le braccia di Andras e lui mi afferrò i fianchi. "E' grazie a tuo babbo?" Domandai mentre lui affondava le mani nella mia carne, infuocata dal suo tocco.
"Sì, gattina." Mi sistemò una ciocca dietro all'orecchio mentre inalava il mio odore, come se fosse una droga irresistibile che crea dipendenza. "Ora andiamo a casa."
Arrivammo a casa presto e ci separammo, dato che lui doveva andare a fare "delle cose" in camera.
Quel giorno avevo voglia di gironzolare dato che non avevo ancora visitato tutta la casa. Girai per le stanze e ne trovai due chiuse a chiave, quando all'improvviso sentii dei passi: era Andras. Ero curiosa di sapere dove stava andando così lo osservai di nascosto e lo vidi entrare in una delle due stanze. La chiave era nascosta... sotto al tappeto?. Che porto banale. L'avevo sempre detto che era un idiota. Chi mai nasconderebbe una chiave in un posto così scontato? Nessuno! Beh, eccetto lui.
Dopo dieci minuti uscì ed entrò nell'altra stanza. Era il mio momento di agire. Presi la chiave e la inserii nella fessura. Chiusa la porta rimasi con gli occhi sbarrati mentre il cuore sembrava esplodermi nel petto per ciò che mi si era presentato davanti. Barcollai. Non poteva essere.
La stanza era tappezzata di mie foto. Le mani mi tremarono per la paura mentre le unghie mi si inficcavano nel palmo fino a farmi male. No, non poteva essere. No, no, no. Le foto erano state scattate... dalla mia camera? Rimasi inorridita e una domanda mi oltrepassò la mente: come avevo fatto a non accorgermi della sua presenza? Era impossibile. Guardai meglio e vidi delle foto di Filippo e di Tommy, anche se quelle di Filippo erano molte di più. Cosa...diamine?!
All'improvviso tremai e indietreggiai. Andai a sbattere contro qualcosa o meglio qualcuno.
MI girai di scatto: era Andras. "Cazzo ma te gli affari tuoi non te li fai proprio mai, eh?" MI domandò mentre si massaggiava la fronte, teso dalla situazione.
Avrei potuto riempirlo di domande, insultarlo fino a farlo piangere ma sarebbe stata tutta una perdita di tempo. Scelsi di dirgli solo due cose. "Ti dico solo due punti e fatteli entrare in testa." La rabbia mi ribolliva nelle vene. "Punto uno: non osare mai più fare lo stalker psicopatico perchè alla prossima mossa falsa che fai ti uccido." Lui annuì, e anche se controvoglia sembrava aver capito di aver sbagliato. "Punto due: ti odio." Il mio corpo emanava scariche di rabbia. Le sentivo avvolgerci e impregnare l'area circostante.
Lo guardai e capii che l'ultima mia frase gli aveva squarciato l'anima. Ma, nonostante mi piacesse, non mi interessava perrchè se lo meritava. Si meritava si soffrire così perchè non si era fidato di me. Mi aveva seguita. Non aveva rispettato i miei spazi. Non aveva rispettato me.
Una lacrima mi bagnò la guancia mentre i miei occhi stavano cedendo dal dolore interiore, logorante come un tarlo. Era proprio vero: appena mi iniziavo a fidare di qualcuno quel qualcuno mi deludeva. Era sempre stato così. Con tutti. E anche se pensavo che lui fosse diverso, mi sbagliavo. Era come tutti gli altri: uno schifo. Crollai per terra mettendomi le mani tra i capelli disperata.
"Non lo farò più. Ti prego perdonami." Mi guardò in colpa per avermi fatta stare così male. "Scusa."
"Scusa un cazzo!" Sbraitai accovacciandomi portando le ginocchia al mio petto. "Come cazzo hai potuto farmi questo?" Piansi come non mai. Il mio cuore, che si era riempito di felicità come un bicchiere, ora si era frantumato in mille pezzi, facendo scorrere via ogni goccia di sorrisi e vita. Ero una morta che camminava. Le mie emozioni, che avevo recuperato con tanta fatica, ora scorrevano via, goccia dopo goccia, lacrima dopo lacrima.
Lo guardai mentre lui mi sistemava una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Il senso di colpa lo stava divorando vivo: lo stava prosciugando come una sanguisuga. "Andiamo via da qui." Decise dopo aver riflettuto dopo qualche secondo.
"Io non ci vengo con te!" Gli urlai contro come una pazza. "Mi fai schifo!"
Lui sembrava essere tornato lucido. Il mostro che si teneva dentro era coperto dal velo nero nei suoi occhi.
Mi prese di forza e mi caricò in macchina. Non dissi nulla, mentre il freddo mi congelava il cuore ancora una volta. Tutti i progressi che avevamo fatto insieme erano spariti nel nulla con quell'accaduto. Erano caduti, come le foglie in autunno.
"Dove mi porti?"
"A vivere piccola."
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MASCHERA
Misteri / ThrillerTHRILLER/ DARK ROMANCE In una società dove non si può essere sé stessi ognuno porta una maschera, dietro alla quale si celano segreti, paure, emozioni. E se tutto venisse a galla? E se ogni segreto fosse messo allo scoperto? ~ Penny, una ragazzina...