Non feci in tempo a capire bene cosa stesse succedendo di così orribbile, perché Justin in una frazione di secondo prese la borsa da mare e la riempì con i nostri vestiti, poi si mise i teli sulle spalle e mi afferrò la mano.
In men che non si dica iniziò a tirarmi, catapultandomi affianco a lui e poco dopo mi ritrovai a correre verso la sua auto.
Certo, ero consapevole di quanto i paparazzi fossero odiosi ad insopportabili.. Ero consapevole di quanto possano renderti la vita un inferno.. Però perché scappare in questo modo? Alla fine dei conti alle star è concesso avere una fidanzata o sbaglio?.. Perché Justin non voleva farsi vedere con me?
"Copriti il viso Eva, potrebbero essercene altri." Mi guardai intorno.
"Perché dovrei farlo? Alla fine dei conti io sono nessuno Justin."
"Ecco perché devi farlo."
In fretta e furia salimmo in macchina e Justin non tardò a premere l'accelleratore.
Mi voltai a guardarlo.
"Posso sapere perché stiamo scappando così?"
Perché al posto di sorridere al paparazzo e di salutare con la mano come si fa di solito, avea iniziato a trascinarmi per tutta la spiaggia in quel modo?
"Eva, se quel paparazzo è riuscito a prenderti il viso, sai cosa ti aspetta no?"
"No. Non lo so. Cosa mi aspetta? Verranno fondati dei Fan Club contro di me?Dimmelo tu che succederà."
Fece il giro della città prima di riaccompagnarmi a casa.
"Avrai sempre una folla di giornalisti e fotografi sotto casa che cercherà di strapparti una foto.. o uno straccio di dichiarazione.. Ma la cosa peggiore è che poi la trasformeranno in qualcosa di brutto.Lo manderanno ai Media, ci seguiranno ancora e ancora, e da una piccola discussione parleranno al mondo intero della nostra rottura. Ed io non voglio che la nostra storia finisca." Disse tutto d'un fiato gesticolando.
Presi una mano e gliela accompagnai sul volante. Lui mi guardò.
"Ho capito.. è giusto. Hai ragione." Dissi poi abbassando lo sguardo.
"Ma.. la cosa di cui ho più paura.. è che tuo padre lo scopra e possa farti qualcosa." In tutto questo tempo non avevo pensato a mio padre. Le foto usciranno sul giornale e.. sarebbe un disastro se mio padre le vedesse.
Anche se è altamente improbabile che quell'uomo compri un giornale per teen-ager.
"Justin sta tranquillo ho capito." Dissi sorridendogli.
Dovevamo già nasconderci da mio padre, e come se non bastasse, ora dovevamo farlo anche dal mondo intero.
"Non voglio che tu pensi che io non voglia farmi vedere con te.. Perché non sai cosa darei per poterti portare a cena, al cinema come ogni coppia. Non sai cosa darei per poter uscire con te per andare semplicemente al parco. O al supermercato." Gli misi una mano sulla gamba.
"Sta tranquillo Justin. Prima o poi la situazione cambierà. Non passerò la vita in quella stanza.."
Mi sorrise.
Poi fermò l'auto. Eravamo distanti 100 metri da casa mia.
Scesi dall'auto e me lo trovai affianco.
"Non c'è bisogno che vieni. Ormai ho imprato ad arrampicarmi."
"Voglio assicurarmi che tu non cada."
"Sfiduciato." Dissi prendendolo in giro.
Arrivammo sotto la finestra della mia stanza e mi diede un bacio.
Prima di salire gli chiesi:
"Justin, oggi come stava tua sorella?" Si guardò intorno.
"Meglio.. Mi ha chiesto di te.Ha detto che devi mantenere la promessa."
Sorrisi e iniziai ad arrampicarmi. Dopo qualche istante fui dentro la mia stanza.
Mi affacciai e feci cenno a Justin di stare bene. Lui mi mandò un bacio e se ne andò.
Guardai la mia stanza e sospirai. Ero sicura che non avrei passato altro tempo la dentro.
Mi feci una doccia, e pensai ad escogitare qualcosa.
Poi mi chiesi se era possibile che durante tutta la giornata nessuno si fosse interessato a me. Mia madre o Sam non erano entrate a vedere come stavo?.. Non volevo stessero in pensiero, solo che a questo punto la mia presenza in questa casa è irrilevante.
Uscii dalla doccia ed entrai nella mia stanza in accappatoio.
Sentii la porta aprirsi, vidi Sam entrare di soppiatto.
"Eva, dove cavolo sei stata tutto il giorno? Sono entrata una decina di volte. Sai cosa sarebbe potuto succedere?"
Allora non ero così irrilevante.
"A mare.. con Justin." Spalancò gli occhi e mi trascinò sul letto.
"Con me non aveva mai fatto nulla del genere.. e nemmeno con le altre ragazze. Che io sappia."
Scossi le spalle, e mi sentii privilegiata. Poi mi tornò in mente il paparazzo.
"Un paparazzo ci ha scattato delle foto.."
"Figo, allora ti vedremo in copertina con Bieber?"
Abbassai il capo e Sam aggiunse:
"Non sei contenta? Immagina, amore tra le pagine. Paparazzi sotto casa, al supermercato.. ovunque in attesa di scattarvi una foto."
Gesticolò mimando un palcoscenico ad una star.
"Appunto Sam. Cosa dirà papà a vedersi paparazzi e giornalisti sotto casa?"
Nella sua faccia vidi farsi avanti l'espressione di chi è stato scoperto a rubare.
"Se dirà qualcosa sarà buono. Spero solo che non allungherà le mani."
Feci una risata ironica per fargi capire che ciò non accadrà mai.
"Comunque papà non comprerà mai una rivista per ragazze.. quindi non lo saprà mai."
"Lo spero." Aggiunse.
Poi entrambe ci infilammo il pigiama, e ci coricammo nel mio letto.
Avevamo deciso di dormire insieme. Il mio letto era matrimoniale, e infondo Sam non occupava chissà quanto spazio.
Non dormivamo insieme da quando eravamo piccole e per me fu come aprire uno scatolone di ricordi. Fu come sfogliare migliaia di foto. In questi anni mi era mancata la mia Sam.
Passammo le prime ore della notte a ricordare fatti di quando eravamo bambine, poi entrambe crollammo.
Il giorno seguente, fummo svegliate dalle urla di mio padre che provenivano dal piano di sotto.
La paura mi assalì.. l'aveva scoperto. Guardai Sam con le lacrime agli occhi.. lei mi strinse la mano.
Sentii i passi di mio padre salire le scale in maniera veloce e prepotente.
Poi la porta della mia stanza fu spalancata di colpo.
"Alzati di li." Mi urlò. Lo guardai tremante di paura.
"Ti ho detto di alzarti." Mi urlò in faccia. Non capivo perché non riuscivo a muovermi.. ero paralizzata dalla paura.
Mi afferrò da un braccio e mi scaraventò per terra. Lo guardai dal basso verso l'alto, e vidi subito che in mano aveva un giornale. Uno di quei giornali per ragazze.
"Oggi la figlia di un mio amico è venuta da me, a dirmi, di chiederti un autografo di Jeremy.." Aveva sbagliato nome, e involontariamente lo corressi.
"Justin." Fu come se del fuoco si espandesse nelle sue pupille. Mi diede un calcio sulla gamba. Non sentii dolore.
"Fa lo stesso. Io guardai quella ragazzina perplesso. Poi mi mostrò questo giornaletto."
Me lo mise di fronte al viso ma prima che potessi leggere me lo sbattè in faccia.
Sam si mise accanto a me e mi tirò su.
"Samantha, lasciala stare. Esci da questa stanza, uscite sia tu che tua madre."
In quell'istante iniziai a piangere. Sapevo cosa sarebbe successo una volta che entrambe avrebbero abbandonato la stanza.
Mio padre non badò a loro e mi afferrò dal braccio.
"Tu ti vedi con un ragazzo. Ma questo già lo sappiamo giusto Eva? La cosa che mi fa incazzare.." La sua stretta sul braccio iniziò a far male, così urlai. Poi lui continuò.
".. è che tu mi hai disobbedito. In questi giorni sei uscita. Per stare con quel ragazzo.." Continuò a stringere, poi mi girò il braccio dietro la schiena.
"..Siete andati a mare.. vi siete coccolati. Ma lo vuoi capire che tu non meriti tutto questo? Lo vuoi capire? Tu Eva, non meriti niente. Sei solo una sgualdrina."
Le sue urla erano talmente forti da far sembrare silenzioso un concerto di musica Metal.
Continuai a gettar lacrime, e lui continuò a tirarmi il braccio.
"Io lo amo." Sussurrai fra una lacrima e l'altra.
"Ma le pagherai tutte Eva. Tutte." Quando pronunciò l'ultima parola con la forza di un calciatore, diede un calcio al mio braccio che era ancora piegato indietro.
Fu dolorosissimo. Sentii come se mi avessero staccato dal gomito in giù.
Poi mollò la presa e se ne andò.
Cercai di muovere il braccio, ma sentivo troppo dolore.
Mia madre si fiondò si fiondò su di me e mi sorresse.
"Andiamo in ospedale, forza."
Al 99% delle possibilità, il mio braccio era rotto.
Odiavo il fatto che mia madre non reaggisse, odiavo il fatto che stesse a guardarmi mentre mio padre mi picchiava.
"Lasciami. Ci andrò sola." Fu stupido trovare un motivo per prendermela con lei.
Mi guardai intorno in cerca di Sam ma non la trovai. Tesi le orecchie, e sentii le sue urla provenire dal corridoio. Stava insultando mio padre.. e tutta la sua generazione.
Rientrò correndo in camera mia con le lacrime agli occhi, e mi prese per mano.
Non le chiesi niente e la seguii in auto. Dopo qualche minuto eravamo di fronte all'ospedale.
"Tutto questo non è possibile. Basta. Deve finire questa storia."
Disse mentre attraversavamo la porta del pronto soccorso.
Un dottore si avvicinò a noi, e dopo aver parlato con Sam, mi fece fare dei raggi.
Da essi si vide la rottura del mio braccio. L'osso si era rotto in due parti, ribaltandosi sul gomito.
Mi ingessarono il braccio e mi segnarono degli antibiotici, poi Sam mi riportò a casa.
Quando tornammo mio padre non c'era.
Salii in camera mia, sperando che Justin non arrivasse. Se solo si fosse accorto del mio braccio non se lo sarebbe mai perdonato.
Mi sedetti sul letto, e raccolsi da terra il giornale che poco prima mio padre mi aveva sbattuto in faccia.
'Nuova fiamma per il cantante canadese' era il titolo, poi l'articolo parlava di una presunta relazione a distanza avvenuta anni prima, e di un riavvicinamento destinato a non durare.
Aveva ragione Justin. La fama rende tutto uno schifo.
Mi toccai il gesso, e mi asciugai l'ennessima lacrima. Sapevo di dover essere forte.. ma non era facile. Le persone si rompono parti del corpo, cadendo dalla bici, o pattinando.. non a causa del padre.
Qualche secondo dopo sentii dei passi alle mie spalle, così mi voltai e vidi Justin guardarmi con gli occhi spalancati.
Mi alzai e lo abbracciai. O meglio, lui abbracciò me, dato che avevo a disposizione un braccio solo.
"Cosa.. cosa..è.." Non riuscì a finire di pronunciare la frase, così presi il giornaletto e glielo porsi.
Dall'espressione nel suo volto capii che quello era l'istante in cui Justin Bieber inizò ad odiare se stesso.
Non disse una parola, e continuò a fissareil mio braccio.
"Justin.. non è niente di grave.. Il dottore ha detto che in un mese." Non mi fece finire la frase.
"In un mese cosa Eva? Questa è solo colpa mai, avrei dovuto saperlo." Si coprii il viso con le mani.
Poi sentii dei passi avvicinarsi alla mia stanza, e con loro si avvicnava sempre di più un orribile presentimento. Mio padre si affacciò dalla porta. Era tornato.O forse non se ne era mai andato.
"Tu sei..Jerry."
"Justin" Urlammo in coro io e Jusitn.
"Posso parlarti?" Chiese mio padre a Justin. Rabbrividii al solo pensiero che potesse sfiorare Justin e gli sussurrai nell'orecchio:
"Ti prego va via Justin. Ora,per favore."
Tuttavia lui non mi ascoltò e si allontanò con mio padre verso il piano di sotto.
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Perché tu sarai sempre il mio solo destino....
FanfictionNon esiste una persona giusta per noi. Esiste una persona che, se ti fermi un attimo a pensare, è in realtà la persona sbagliata. Perchè la persona giusta fa tutto giusto: arriva puntuale, dice le cose giuste, fa le cose giuste ma noi non abbiamo se...